La nave Open Arms attracca nel porto di Algeciras (foto LaPresse)

Sulle ong "taxi del mare" Zuccaro smonta il "teorema Zuccaro"

Luca Gambardella

Il gip di Catania accoglie la richiesta del pm e archivia le indagini sui presunti legami tra criminalità e organizzazioni umanitarie. Da dove nascono le bufale che hanno ispirato la propaganda di Salvini e Di Maio contro i salvataggi

Dopo due anni di indagini la procura di Catania si è arresa e ha ammesso che non esistono prove delle connessioni tra ong e criminalità organizzata. Il cosiddetto “teorema Zuccaro”, dal nome del procuratore capo che aveva annunciato di avere evidenze sufficienti per portare a processo l’ong spagnola Proactiva Open Arms per associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, si è dissolto su richiesta dello stesso pm. Oggi il gip di Catania, Nunzio Sarpietro, ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dal pm Zuccaro e dal suo pool di magistrati in merito al procedimento a carico di Marc Reig Creus e Ana Isabel Montes Mier, rispettivamente comandante e capo missione della nave dell’ong che il 17 marzo 2018 soccorse e salvò 218 migranti al largo della Libia portandoli in Sicilia, nel porto di Pozzallo. E’ molto probabile che ora, dopo l’archiviazione di Catania, decadrà anche l’altro procedimento ancora aperto a Ragusa, quello che ipotizzava il reato di violenza privata per avere disobbedito agli ordini dati dal ministero dell’Interno. Non si tratta della prima archiviazione su un procedimento aperto nei confronti delle ong: a giugno dello scorso anno, la procura di Palermo aveva archiviato un’indagine analoga aperta nei confronti di Sea Watch e di Proactiva Open Arms.

 

 

Zuccaro aveva disposto anche il sequestro della nave perché, affermava, “l'obiettivo primario è salvare migranti e portarli in Italia, senza rispettare le norme, anzi violandole scientemente”. Tra le accuse rivolte all’equipaggio di Open Arms c’era anche il rifiuto di consegnare i migranti alle motovedette libiche, oltre che la decisione deliberata di portarli in Italia invece che a Malta. Era stata proprio l’inchiesta di Catania a sdoganare la fake news dei cosiddetti “taxi del mare”, rilanciata più volte dal vicepremier Luigi Di Maio. Fino a ieri, con un’intervista a Repubblica, il vicepremier pentastellato aveva rivendicato le sue accuse nei confronti delle ong, perché “diverse procure hanno appurato il comportamento illecito di alcune ong”. Ma nel giro di 24 ore è arrivata l’archiviazione che lo ha smentito.

  

 

Dapprima Zuccaro aveva dichiarato di “avere le prove” dei finanziamenti dei trafficanti alle ong, poi aveva fatto retromarcia e l’aveva definita una semplice “ipotesi di lavoro”. Le informazioni alla base delle indagini erano state fornite da un ex poliziotto, Pietro Gallo, che tra il 2016 e il 2017 aveva lavorato alla sicurezza a bordo della nave ong Vos Hestia, di Save the Children. Gallo aveva raccolto alcune prove, a suo dire, su strane modalità con cui avvenivano i salvataggi in mare. Così l’ex poliziotto, per sua stessa ammissione, condivise quello che aveva raccolto con due politici, Alessandro Di Battista e Matteo Salvini. Solo quest’ultimo aveva mostrato interesse per le informazioni fornite.

 

Da allora, il M5s e la Lega sono stati i due partiti che hanno puntato di più in termini propagandistici sulle indagini di Zuccaro, pur senza avere alcuna certezza sulla fondatezza delle loro accuse. Di Maio aveva ripetuto più volte la storia dei “taxi del mare”, affermando che il termine fosse contenuto in una relazione dell’Agenzia europea per la sicurezza delle frontiere esterne, Frontex. “Le organizzazioni non governative sono accusate di un fatto gravissimo, sia dai rapporti Frontex che dalla magistratura, di essere in combutta con i trafficanti di uomini, con gli scafisti, e addirittura, in un caso e in un rapporto, di aver trasportato criminali”. In realtà, Frontex non aveva mai usato quel termine, che invece era stato ripreso in un video anti ong fatto da uno studente universitario, Luca Donadel, che su YouTube ha raccolto milioni di visualizzazioni. Donadel a sua volta aveva ripreso delle informazioni diffuse da Gefira, un think tank di ispirazione identitaria e sovranista, vicino alla destra estrema, che da anni diffonde molte tesi complottiste. Tra queste anche quella dei presunti legami tra il finanziere George Soros e le ong.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.