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La “moderazione” di Di Maio sulla giustizia

Redazione

Perché è eversivo dire che le procure “appurano comportamenti illeciti”

Per molto tempo abbiamo riso dell’ignoranza di Luigi Di Maio, ma ci sono casi in cui c’è poco da stare allegri. Se il capo politico del M5s sbaglia un congiuntivo, sappiamo che non potrà cambiare la grammatica; se dice “presidente Ping” non cambierà il nome del presidente cinese; se mette Pinochet in Venezuela non cambierà i libri di storia o di geografia. Se invece il vicepremier non capisce cos’è e come funziona lo spread oppure ignora i princìpi costituzionali e della civiltà giuridica, allora diventa un problema perché le sue errate convinzioni o lacune culturali possono avere un impatto negativo sui conti pubblici o sull’ordinamento giuridico del paese. Quindi c’è poco da ridere e molto da allarmarsi.

  

E’ questo il caso dell’intervista rilasciata a Repubblica – non nel punto in cui si definisce “moderato”, quella è la parte divertente – ma quando risponde alla domanda sulle ong definite “taxi del mare”: “Diverse procure hanno appurato il comportamento illecito di alcune ong”. Che, anche dopo che gli viene fatto notare che le inchieste non hanno portato a niente, ribadisce il concetto: “Se le forze dell’ordine hanno sequestrato alcune navi, è perché secondo i giudici ci sono delle evidenze”. Senza entrare nel merito della vicenda, visto che le navi sono state dissequestrate dai giudici e le accuse più gravi tutte cadute, è preoccupante che un vicepresidente del Consiglio sputacchi in questo modo sull’articolo 27 della Costituzione, quello che parla della presunzione di innocenza. Ma è soprattutto eversivo dire che le procure “appurano comportamenti illeciti”. Quello è un compito che spetta ai giudici, dopo un giusto processo svolto in contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale (articolo 111). Anche perché se fosse come dice Di Maio, cioè che le procure appurano comportamenti illeciti, allora i pm avrebbero già appurato che: Chiara Appendino è colpevole di disastro, lesioni e omicidio colposi; Filippo Nogarin di omicidio colposo plurimo e falso in bilancio; Virginia Raggi di falso ideologico e abuso d’ufficio. Nemmeno ai grillini conviene vivere in un mondo governato dai loro princìpi giuridici.

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