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Così i numeri del Viminale smentiscono la propaganda di Salvini sulla sicurezza

Ermes Antonucci

Il ministero si sforza di mettere in relazione il calo della criminalità con il Decreto Sicurezza ma i dati sono in linea con quelli del periodo Minniti. Un gigantesco boomerang comunicativo

Con un tempismo perfetto, a dieci giorni dalle elezioni europee il Ministero dell’Interno ha diffuso giovedì alcuni dati riguardanti la sicurezza in Italia nel primo trimestre del 2019. “Reati -9,2 per cento, -31,87 per cento la presenza di stranieri”, recita la nota del Viminale, con l’obiettivo di associare la diminuzione della criminalità con la riduzione del numero di immigrati nel paese che sarebbe stata ottenuta dal ministro Salvini.  

  

Nel dettaglio: “-9,2 per cento i reati in generale in Italia, -15 per cento gli omicidi, le violenze sessuali e i tentati omicidi”, rispetto al primo trimestre dello scorso anno. In calo, prosegue la nota, anche le presenze di stranieri in accoglienza (-31,87 per cento): “Dalle 170mila al giorno, rilevate al 13 maggio 2018, alle 115.894 conteggiate al 13 maggio 2019”. Anziché portare acqua al mulino della campagna elettorale leghista, però, i numeri, se analizzati nel dettaglio, finiscono per costituire un gigantesco boomerang comunicativo sui risultati ottenuti dal ministro Salvini.

  

Innanzitutto, il Viminale si sforza di mettere in relazione i numeri sul calo di criminalità con l’approvazione, lo scorso novembre, del Decreto Sicurezza, che “ha fornito strumenti innovativi per allontanare gli immigrati irregolari e per fermare chi delinque, per rafforzare la sicurezza urbana con più fondi e poteri ai sindaci nella lotta allo spaccio e al degrado”. In realtà, i dati diffusi dal Ministero dell’Interno risultano essere perfettamente in linea con quelli (-9,5 per cento di delitti e -14 per cento di omicidi) resi noti lo scorso Ferragosto nella consueta presentazione del dossier annuale sulla sicurezza, e riferiti all’attività svolta nel 2017 dal Viminale, quando dunque a rivestire la carica di ministro era Marco Minniti, e non Matteo Salvini.

  

I numeri diffusi ieri dal Ministero, inoltre, risultano essere del tutto raffazzonati e privi di valenza statistica reale. Vengono, infatti, sbandierate riduzioni di percentuali (“-9,2 per cento i reati, -15 per cento gli omicidi”) senza però specificare i numeri assoluti a cui si riferiscono, né tantomeno le cifre disaggregate che riguardano i reati denunciati (rapine, furti, spaccio di droga, usura ecc.) e le tipologie di omicidi. Lo stesso vale per i numeri relativi alla presenza di stranieri in accoglienza, in cui si mette persino a confronto una stima (“170mila al giorno”) con una cifra precisa (“115.894”).

 

Infine, sono gli stessi numeri fatti circolare dal Viminale a smentire il principale messaggio della propaganda salviniana, e cioè che la riduzione del numero di reati sarebbe dovuta alla diminuzione della presenza di immigrati nel Paese. Se si guardano con attenzione i comunicati stampa diffusi ieri dal Ministero relativialle singole regioni, si scopre che sono almeno cinque le province che, pur avendo visto scendere il numero di stranieri ospiti delle strutture di accoglienza, hanno registrato un aumento della criminalità: Modena (-12,46 per cento di immigrati, +5,6 per cento di reati), Viterbo (-49,22 per cento di immigrati, +2,5 per cento di reati), Imperia (-24,65 per cento di immigrati, +10,8 per cento di reati), Sondrio (-36,8 per cento di stranieri, +1,7 per cento di reati), Pordenone (-32,31 per cento di immigrati, +4,4 per cento di reati).

  

Non solo. Il nesso non regge neanche nelle città che hanno registrato un calo di criminalità e una riduzione del numero di stranieri. A Milano, ad esempio, il numero di stranieri ospiti delle strutture di accoglienza è diminuito del 44,11%, ma il numero di reati è sceso solo del 6,8 per cento. Lo stesso a Roma (-26,64 per cento di stranieri, ma -8,6 per cento di reati), a Firenze (-24,87 per cento di stranieri, -5,4 per cento di reati), a Verona (-25,53 per cento di stranieri, -2,4 per cento di reati) e praticamente in tutte le città monitorate.