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Così la propaganda di Salvini creerà oltre 700mila irregolari entro il 2020

Luca Gambardella

Dopo l'abolizione della protezione umanitaria contenuta nel decreto sicurezza la crescita è costante. Il ministro parla di 90 mila persone non in regola. Che fine hanno fatto i 500 mila citati nel contratto di governo?

Continuando a questi ritmi il decreto sicurezza di Matteo Salvini porterà il nostro paese oltre quota 700 mila irregolari entro il 2020, superando ogni peggiore previsione. I dati del ministero dell’Interno, rielaborati dall’Ispi, dicono che l’Italia è passata dai 530 mila migranti non in regola del 2017, ai 550 mila del 2018, fino a raggiungere quasi 600 mila irregolari col governo gialloverde. Non solo, le stime dicono che entro il 2020 arriveremo a 710 mila, molti di più rispetto ai calcoli fatti dall’Ispi lo scorso dicembre, quando si prevedeva un aumento fino a 670 mila unità.

 

Un record senza precedenti, se si esclude il 2002 quando in Italia si registrarono 750 mila irregolari. Nonostante questi numeri, Salvini ha ripetuto anche oggi che va tutto bene, anzi, meglio di quanto potesse aspettarsi. “Dal combinato dei dati degli ultimi 4 anni e mezzo – ha dichiarato il ministro dell'Interno al termine della riunione su sicurezza, terrorismo, estremismo islamico e immigrazione che si è tenuta al Viminale – emerge che in Italia si ha una clandestinità di 90 mila soggetti massimo essendo pessimisti. Il numero di irregolari che si stima siano presenti sul nostro territorio è molto più basso anche rispetto a quanto potessi presumere”. Ma i dati sorprendenti diffusi dal ministro non convincono. E anche il Movimento cinque stelle, alleato di governo della Lega, fa notare che lo stesso Salvini nel contratto di governo aveva parlato di cifre decisamente diverse. “Sorprendono le parole del ministro dell’Interno, visto che fu proprio lui a scrivere nel contratto di governo il numero di 500 mila irregolari”, sottolineano fonti del Movimento citate dalle agenzie di stampa. Salvini non ha mai dimostrato particolare confidenza con i numeri, ma resta comunque poco chiaro perché adesso abbia deciso di spararla tanto grossa, al punto da smentire se stesso. Una delle fonti del Viminale per le sue pubblicazioni statistiche è la Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla Multietnicità). Nel suo rapporto riferito al 2015 – curato tra gli altri anche dall’allora responsabile della sezione Demografia della Fondazione, nonché attuale presidente dell’Istat in quota Lega, Giancarlo Blangiardo – gli irregolari nel nostro paese in quell’anno erano 404 mila, ben di più rispetto ai 90 mila di cui parla Salvini. “Anche dando per buoni i calcoli, 404 mila più 90 mila fa 494 mila”, nota Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi. Una cifra ancora distante ma non troppo da quella degli irregolari calcolati sempre dall’Ismu a gennaio 2018 (circa 530 mila). I 90 mila di Salvini restano un numero irragionevole anche se si pensa che in Italia, oggi, gli assistenti familiari irregolari sono tra i 70 e gli 80 mila (dati dell’Osservatorio nazionale sulle politiche sociali). A questi vanno aggiunte anche le circa 20 mila colf senza documenti in regola. A meno che i 90 mila di cui parla Salvini non siano tutte badanti, non resta che pensare che i numeri del ministro siano campati in aria.

     

 

“Tra giugno 2018 e marzo 2019, circa 51 mila stranieri sono diventati nuovi irregolari in Italia. Di questi, circa 11 mila sono la conseguenza diretta del ‘decreto sicurezza’”, spiega Villa. Il provvedimento tanto voluto da Salvini doveva essere, nelle intenzioni, la reazione muscolare del governo guidato da Giuseppe Conte ai cosiddetti “clandestini”. Nei fatti, i risultati stanno andando nella direzione opposta. L’abolizione della protezione umanitaria voluta dal governo ha semplicemente bollato come irregolari un numero più elevato di richiedenti asilo: secondo alcuni dati resi pubblici oggi da Villa, senza decreto avremmo avuto, da ottobre 2018 a marzo 2019, circa 23 mila irregolari in più mentre ora ce ne sono più di 33 mila. Si tratta del 50 per cento in più rispetto allo scenario senza decreto sicurezza.

  

  

E seppure gli arrivi dei migranti nel nostro paese sono diminuiti grazie all’“invenzione” europea della Libia come porto sicuro, non si sono interrotti. Ieri, in barba ai “porti chiusi” di Salvini, 18 persone di nazionalità curdo-irachena sono sbarcate nell’arcipelago delle Tremiti, al largo del Gargano. Si tratta di quattro uomini, cinque donne e nove bambini (due di pochi mesi e uno paraplegico). Nel frattempo i rimpatri diminuiscono del 6 per cento rispetto al governo precedente, malgrado le promesse fatte da Salvini di concludere in breve tempo nuovi accordi per il rimpatrio coi paesi africani. Una combinazione di politiche sprovvedute, accusano le opposizioni ma ora anche lo stesso M5s alleato della Lega al governo, che sta trasformando l’Italia in un enorme imbuto affacciato sul Mediterraneo, dove è facile diventare irregolari, ma quasi impossibile essere rispediti in patria.

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.