Paradisi a portata di mano

Adriano Sofri

Molto prima che l'Unesco dichiarasse Cerveteri patrimonio dell'umanità io vi ci frugavo da giovane liceale

Mercoledì sera ho guardato il programma di Alberto Angela, “Meraviglie”, che dedicava una parte alla necropoli etrusca della Banditaccia, e alla sua meraviglia maggiore, la Tomba dei Rilievi. Ma non è questo: il fatto è che quando ero liceale, al “Virgilio” di Roma, due miei compagni di scuola avevano a che fare con Cerveteri. Andavamo in un gruppo di amici – siamo amici tuttora – a esplorare le grotte, frugavamo nelle tombe “a dado” e trovavamo in una certa quantità vasi, piatti, statuine, e a volte anche manufatti più impegnativi, da rincollare e anche interi. (Non ho conservato niente: la mia dote modesta la regalai per farmi bello alla professoressa di storia dell’arte, gran donna). Non c’era nessun divieto di accesso, nessuna sorveglianza. Cerveteri era un celebre paradiso dei tombaroli. L’Unesco l’ha accolta nel suo patrimonio nel 2004. Noi eravamo liceali alla fine degli anni 1950, io fino al ’60. Dunque per un tempo lungo fra i 2.700 e i 2.300 anni più o meno quel ben di Dio era rimasto a portata di mano degli avventori. Immaginarsi che cosa c’era, una volta.

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