Il progetto ARTbite, che unisce la Milano intellò a quella botulinata

Apre il 4 dicembre “Le Studio d’Orphée” di Jean Luc Godard. Un atelier, uno studio di registrazione e di montaggio, luogo di vita e di lavoro del grande cineasta

Cicip. Siamo già in grado di prevedere che la presentazione, il prossimo martedì, del progetto ARTbite  di Nicoletta Rusconi, “morsi d’arte” di grandi artisti a piccoli prezzi, per avvicinare all’arte i famosi “ggiovani”, ma anche i collezionisti che “hanno tutto e vogliono uno sfizio”, sarà un’unione fra le due Milano: quella intéllo, colta, acculturata, con le dame chic in velluti e tacchi bassi e gioielli di famiglia, e quella un po’ meno chic e un po’ più taccuta, cotonata e botulinata, con le parure comprate ieri, che vedete fotografata sui giornali di gossip. Per capirlo basta scorrere la lista dei follower del progetto, che la bionda gallerista e promotrice d’arte ha lanciato su Instagram la scorsa estate, convinta dagli amici petulanti (“ma come, non sai che vi si trovano tutti gli artisti e tutti i loro nuovi progetti”) e che ha subito saputo trasformare in business: si parla di prezzi da trecento a tremila euro massimo, di pezzi scelti in accordo con curatori e con gli artisti scelti fra i non finiti, i bozzetti, ma anche i progetti ad hoc per lei. Qualche nome: Patrick Tuttofuoco, Piero Gilardi, Bertrand  Lavier. Si ordina solo su Instagram. Molta dell’attesa per l’inaugurazione (ospita Carlo Traglio, patron del marchio di gioielli Vhernier, nella showroom in corso di Porta Nuova) è dovuta al Jack Russell di Nicoletta, testimonial e guastatore inconsueto e adorabile fra opere di grandi artisti. Parte dei proventi serviranno a rafforzare e ampliare il progetto “Cascina Maria” ad Agrate Conturbia, a pochi metri dal celeberrimo campo da golf di Castelconturbia, ex residenza di campagna di Nicoletta Rusconi trasformata in concept space e residenza per artisti un paio di anni fa. 

 

Ciciap. Il 2 dicembre sarà giornata impegnativa per i critici e i giornalisti di cose d’arte. Appena terminata la conferenza stampa generale e fondativa della Prima al Teatro alla Scala (molta attesa per il coté Weinstein di Scarpia: fino a dove si spingerà Davide Livermore sul #metoo?) sarà infatti corsa a perdifiato all’altro capo della città, in Fondazione Prada, per l’imperdibile anteprima di un evento che ha del miracoloso, cioè l’anteprima di “Le Studio d’Orphée” di Jean Luc Godard. In apertura ufficiale il 4 dicembre, è un atelier, uno studio di registrazione e di montaggio, un luogo di vita e di lavoro, che troverà la sua nuova collocazione al primo piano della galleria Sud del polo artistico. Il cineasta ha deciso infatti di trasferirvi il materiale tecnico, utilizzato nella realizzazione dei suoi ultimi film a partire dal 2010, così come i mobili, i libri, i quadri e gli altri oggetti personali provenienti dal suo studio-abitazione di Rolle in Svizzera. Qualche anticipazione dell’anticipazione sul contenuto dello “studio d’artista”: il lungometraggio  Le Livre d’image, 2018 e nove cortometraggi, fra cui  Je vous salue Sarajevo, 1993;  Les enfants jouent à la Russie, 1993;  The Old Place, 1998; De l’origine du XXIème siècle, 2000. Tutti, saranno diffusi su uno schermo televisivo impiegato abitualmente da Godard come strumento di lavoro. Le due chicche saranno però la proiezione di  Le Livre d’image nel luogo fisico in cui il film è stato concepito e realizzato, durante il montaggio, il mixaggio del suono e nelle fasi di produzione e post-produzione, e Accent-sœur, un intervento sonoro site specific installato all’interno dell’ascensore della Torre.

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