Chiusura della campagna elettorale per le europee del Partito Democratico presso l'arco della pace a Milano (foto LaPresse)

C'è pure la Pd Week! Tutta la sinistra, Renzi compreso, discute in città

Fabio Massa

La mega convention di Base Riformista e l'evento di Pierfrancesco Majorino. Poi, a prendere la scena, ci pensano le sardine

A Milano, si sa, ci si è inventati le week. Prima la Design week, e poi via via tutte le altre. A colmare, o forse superare (almeno nell’immaginario collettivo), pure le 52 settimane dell’anno solare. La settimana della politica mancava. Ma tra sabato e domenica, con propaggine che arriva fino a martedì sera, c’è però una concentrazione spontanea di eventi che, sapessero fare del marketing, potrebbero chiamare Pd Week. Da venerdì a domenica va in scena all’Umanitaria la mega convention di Base Riformista, la corrente dei “diversamente renziani”, che sono rimasti nel Pd (facendo pure arrabbiare Renzi), ma non riescono a sentirsi proprio zingarettiani. Il padrone di casa è ovviamente il lodigiano ministro della Difesa Lorenzo Guerini, con l’organizzatore milanese Filippo Barberis, capogruppo in Consiglio comunale a Palazzo Marino e Andrea Romano, portavoce della corrente.

 

Si comincia venerdì alle 17 con Andrew Adonis, ministro di Blair e promotore di una campagna anti Brexit (fuori tempo massimo?), la sondaggista (di Berlusconi, un tempo) Alessandra Ghisleri, di Marco Simoni di Human Technopole e Ferruccio Resta, rettore del Politecnico e secondo alcuni tra i papabili nel caso Beppe Sala decida improvvisamente di cambiare idea sul secondo mandato. Poi Giorgio Gori, Alessandro Alfieri, Emanuele Fiano. Sabato il sindaco Sala, Dario Nardella, Antonio De Caro, Luca Lotti e Lorenzo Guerini. E ancora Simona Malpezzi, Dario Franceschini, Andrea Orlando e i capigruppo di Senato e Camera Andrea Marcucci e Graziano Del Rio.

 

Ma non c’è solo questo. Perché Pierfrancesco Majorino ha messo insieme un’altra corazzata, marca zingarettiana e oltre. C’è ovviamente Beppe Sala, c’è Nicola Zingaretti, Irene Tinagli (che non ha seguito Calenda), Sergio Cofferati, Marco Cappato e Monica Cirinnà (la coppia dei diritti), Lisa Noja, Giuliano Pisapia, Barbara Pollastrini. E ancora: Cecilia Strada, Aldo Bonomi, Gianni Cuperlo. Anche qui, si inizia venerdì e si termina sabato, al Palazzo del Cinema Anteo. Sovrapposizioni? A iosa. Popolo dem diviso. Filippo Barberis al Foglio la butta in positivo: “La concomitanza di questi eventi ha un unico significato. Ovvero che Milano è centrale nel dibattito del paese. Siamo convinti che al Partito democratico serva come il pane una spina dorsale riformista capace si fare tesoro delle recenti esperienze di governo ma allo stesso tempo di guardare avanti, con spirito innovativo, e affrontare i problemi e alle preoccupazioni degli italiani”.

 

Non è finita. Perché domenica non si riposa. Ci sono le sardine in piazza. Niente parole e niente bandiere, ma c’è da far presenza. Poi lunedì arriva Matteo Renzi, con lo stato maggiore di Italia Viva. Allo Strehler raduna Bellanova, Rosato e Bonetti e con tutta probabilità annuncerà i coordinatori locali. Possibile qualche sorpresa, peraltro. Finita? Macché. Perché martedì per le sardine è la volta di confrontarsi con i dem in campo neutro, all’interno della kermesse IDN2019, che le vedrà interloquire con Silvia Roggiani, Ada Lucia De Cesaris e Anita Pirovano. Ci saranno poi il sindaco A parlare di innovazione con Andrea Pezzi, il governatore Fontana e il governatore piemontese Cirio, i viceministri Stefano Buffagni e Matteo Mauri, il numero uno del Copasir Volpi che spaventa Conte. Insomma, Si parte come Pd Week e si chiude come risotto alla milanese.

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