Il laboratorio di sartoria Connecting Cultures a Milano (foto LaPresse)

Accoglienza, ma 4.0

Cristina Giudici

I contributi di Milano al workshop dalla Commissione europea sulla “interazione”

A proposito del dibattito su Milano che prende e forse non restituisce, almeno (ma non solo) sul fronte dell’integrazione – ma nell’accezione più contemporanea il termine più idoneo è “interazione” – c’è una terza opzione: Milano che accoglie. E non con l’abusata retorica del cuore in mano, ma con politiche mirate alla gestione dell’evoluzione urbana. Questo tema sarà al centro di un grande workshop organizzato dalla Commissione europea a Bruxelles il 3 dicembre prossimo. Dimenticate i vertici inconcludenti sulla ricollocazione dei migranti. Non si parlerà di come non spostare poche centinaia di stranieri sbarcati, per paura dei populisti, ma si discuterà di politiche concrete e soprattutto realizzabili. Al workshop “Go local: supporting regions and rural areas in migrants’ integration” a cui parteciperà la delegazione milanese insieme a centinaia di amministratori europei, si parlerà anche di diversi progetti incubati proprio a Milano. “Innanzitutto WeMI, dedicato alla stabilizzazione dei giovani adulti stranieri residenti a Milano per facilitare i ricongiungimenti familiari”, spiega al Foglio l’assessore alle Politiche sociali e abitative, Gabriele Rabaiotti. Attraverso la piattaforma wemi.milano.it/raggiungimi e un luogo fisico, l’hub di via San Martino, verrà offerto un orientamento specifico e multidisciplinare. Poi verrà creata l’ app My Journey, sviluppata dal Comune di Milano in collaborazione con il dipartimento di Architettura e studi urbani del Politecnico di Milano e con la prefettura.

 

“Parliamo di seimila familiari in lista di attesa che verranno a Milano a creare nuclei familiari di residenti stranieri. Arrivati da soli, ora hanno raggiunto una fase più matura del proprio percorso migratorio”. L’assessore Rabaiotti ci tiene a sottolineare che questo progetto è rivolto all’immigrazione del Terzo millennio, “perché è bene che si cambi la narrazione e si smetta di rappresentare i nuovi flussi migratori come una minaccia, infondata anche statisticamente. Al netto delle tensioni e delle contraddizioni che si creano nella politica di accoglienza, Milano è una città aperta e tale deve restare. E se si dovranno gestire anche delle problematiche, siamo pronti: Milano apre, non chiude”. L’amministrazione milanese ha da tempo relazioni stabili con la Commissione europea con cui collabora a diversi progetti poco conosciuti, in un dibattito politico polarizzato sui fenomeni migratori. Il 3 dicembre a Bruxelles si terranno dieci seminari: i funzionari del Comune di Milano parteciperanno a quello dedicato all’utilizzo dei dati per creare buone pratiche. Negli altri panel, gli amministratori europei affronteranno politiche di integrazione su welfare, politiche abitative e pure il contributo che possono dare le nuove generazioni per favorire il processo di integrazione ai nuovi cittadini.

 

A Bruxelles la delegazione milanese racconterà anche il progetto della guida multilingue per tutti gli stranieri, ideata in collaborazione con Bloomberg Associates, un servizio di consulenza internazionale fondato da Michael Bloomberg come iniziativa filantropica per aiutare le amministrazioni delle grandi città del mondo a migliorare la qualità della vita dei propri cittadini. “Benvenuti a Milano” dedicato a chi è appena arrivato da paesi Ue o da quelli extra Ue per dare sostegno a quel 19 per cento dei residenti che sono stranieri, di cui il 10 per cento studenti universitari, che diventeranno il 21,2 per cento nel 2036. Morale: per l’assessore Rabaiotti, se apri non puoi essere selettivo. O apri o chiudi. “Milano è tornata a crescere e noi pensiamo che sostenere questa politica di apertura non significhi solo favorire il turismo, ma soprattutto impegnarsi per rendere questa città accogliente anche per chi sceglie Milano per vivere, lavorare, studiare e contribuire così al miglioramento della nostra metropoli. Chi arriva in questa città deve avere in mano gli strumenti per inserirsi nel tessuto sociale perché siamo convinti che da una società sempre più coesa potranno trarre giovamento sia i milanesi di nascita, sia quelli di adozione”. Il termine integrazione fa venire subito in mente gli sbarchi, ma in realtà a Bruxelles si affronterà il tema della gestione ed evoluzione contemporanea dei processi urbani.

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