Pierfrancesco Maran, assessore all'urbanistica del comune di Milano (foto LaPresse)

Rigenerazione Pd a Milano

Fabio Massa

Una giornata di dibattito per non finire travolti da correnti e renzismi. E sul governo la capitale lombarda dice: mah

Riappropriarsi dei messaggi. E di qualche contenuto. Levarsi la giacchetta da primi della classe. Fare rete, giocare in squadra. Rigenerarsi. Parola assai usurata, la rigenerazione. Così arriva anche per Milano, sponda Pd, il momento di dire “Rigeneriamo l’Italia”. Il momento è oggi, una giornata di lavoro aperta. “Ma per uscire dalla logica delle correnti, che pure io non condanno, bisogna per forza generare qualcosa di nuovo”, spiega al Foglio Pierfrancesco Maran. Assessore all’Urbanistica, è uno dei volti spendibili del Pd nel futuro di Milano. Se ci sarà Beppe Sala e anche se non ci sarà. “Nell’ultimo periodo, anche nella formazione del governo, la logica che abbiamo visto è stata quella del correntismo. Ognuno ha difeso i suoi uomini, indipendentemente dalla provenienza. Nessuno condanna questo punto di vista, ma esistono anche i territori. E se per tutelare le correnti si perde il contatto con i territori, questo è problematico”. Considerato che neppure un ministro è del nord produttivo, e che i viceministri si contano sulle dita di una mano, c’è molta strada da fare. Il terreno su cui il Pd di Milano lancia la sua sfida a Zingaretti è questo: ok le correnti ma solo se non vanno a scapito delle esperienze locali. “Attenzione però, non è solo il Pd di Milano. Abbiamo adesioni da tutta Italia”.

 

L’idea è figlia di quanto avvenuto con il governo ma non solo. Ogni volta, e pure recentemente ci sono state polemiche e litigi, Milano si trova a dover ospitare candidati paracadutati che poi con il territorio non hanno nessun rapporto. L’esempio di Tommaso Cerno è lampante. Dopodiché, l’idea della rete di territori uccide l’idea del modello Milano. Perché a Milano si vince e si convince, ma evidentemente con la spocchia dei primi della classe. “Ecco, questa cosa dei primi della classe ce la dobbiamo levare – spiega Maran – Il problema è rimettere il Partito democratico in condizione di funzionare, non di mettere al centro il modello Milano”. Quindi, Milano non è nulla se non un esempio tra altri. “Se il Pd non funziona, peraltro, la  scorciatoia non può essere allargare la coalizione come è stato fatto in Umbria”, precisa poi Maran. Insomma, la salvezza del Pd non è il Movimento cinque stelle. Dunque, la rigenerazione, che parte oggi allo spazio Edit di via Maroncelli, a due passi dalla Fondazione Feltrinelli, in una manifestazione che inizia alle 10 con due plenarie e si conclude alle 18, dopo un pomeriggio di tavoli di lavoro. “I temi su cui sfidiamo Zingaretti, sui quali andiamo a vedere le carte della sua volontà di rinnovamento sono quelli dell’autonomia, della modalità di selezione della classe dirigente: si preferiscono le liste bloccate o il rispetto e la valorizzazione del lavoro sul territorio?”, spiega Maran. Dunque, stop alle filiere e alle correnti, sì ai territori.

 

Poi c’è la questione delle aree urbane. Difficile aspettarsi un tema più vicino all’assessore all’Urbanistica, che però offre il destro per un nuovo stimolo al governo: "Se vogliamo fare un ragionamento sull’ambiente la strada da percorrere non è quella di fare cose un po’ estemporanee come la tassa sulla plastica. La strada è quella di provare a tenere insieme economia di territorio e sostenibilità ambientale". Gli slogan à la Greta sono superati dalla concretezza amministrativa. Le iniziative contenute nella legge di bilancio sono punti slegati da una strategia complessiva. Critiche al Bis-Conte? “Io non interpreto le nostre iniziative né come critiche al governo né come critiche al Pd. Abbiamo degli obiettivi. Tra questi c’è quello di fare in modo che i cittadini abbiano la facoltà di votare e scegliere i propri rappresentanti, e dunque senza proporzionale a liste bloccate”.

 

In più, ma è collaterale, c’è anche la funzione di battere un colpo nei confronti dell’iperattivismo di Italia Viva, che tra poco nominerà i suoi vertici, e nella capitale del nord la sinistra “renziana” è sempre stata forte. “Di sicuro abbiamo voglia di far vedere che il Pd a Milano esiste, e che prova a esserci in un’ottica diversa dal passato, ovvero facendo rete con gli altri territori senza presunzioni. Il nostro progetto vale per tutti, e non ci mette davanti a nessuno, ma al fianco, in una posizione di aiuto”. Per la puzza sotto al naso questo è un rimedio decisamente forte.