Mercato comunale abbandonato nel quartiere milanese QT8 (foto LaPresse)

Un vincolo monumentale che paralizza un intero quartiere. Il caso QT8

Giovanni Seu

Il 3 giugno la direzione generale Archeologia Belle arti e Paesaggio del Mibac ne ha decretato “l’interesse culturale particolarmente importante". Da allora anche solo un nuovo intonaco su una facciata deve passare per la Sovrintendenza

Quanto sia complicato tenere in equilibrio la tutela urbanistica e architettonica con le ragioni dello sviluppo lo dimostra il caso del QT8, il quartiere situato nell’ovest, ai confini di San Siro. Il 3 giugno scorso, la direzione generale Archeologia Belle arti e Paesaggio del Mibac ha decretato “l’interesse culturale particolarmente importante relativo al quartiere QT8”, in sostanza ha posto il vincolo monumentale non a un monumento, ma a un’area abitata da circa 16 mila persone. Il Comune è ricorso al Tar, si attende a breve l’esito. L’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran ha per l’occasione messo da parte i toni misurati parlando di “scelta anomala, che pare molto ideologica e che causerà criticità di intervento nelle manutenzioni di strade ed edifici pubblici per il Comune e rigidità burocratiche irragionevoli ai proprietari di abitazioni”. Per inquadrare meglio la vicenda è bene ricordare che il QT8 ha una storia particolare: “E’ stato costruito nel dopoguerra per l’ottava edizione della Triennale nell’ambito della ricostruzione della città – spiega al Foglio l’architetto Maurizio Burragato. Il progetto, elaborato da un gruppo che si riconosceva nel movimento moderno guidato da Piero Bottoni, prevedeva la realizzazione di un quartiere autosufficiente dotato di scuole, mercato, municipio. Con un mix di grandi edifici multipiani e altri di densità edilizia minore”. I grandi spazi verdi, l’ottima rete dei trasporti rendono questo quartiere, pur popolare, ben diverso dai tanti altri da riqualificare, anche se non manca qualche pecca: “L’edilizia bassa, i percorsi pedonali e le piste ciclabili – aggiunge Burragato – non fanno dimenticare che il mercato è abbandonato e che le nuove costruzioni hanno un po’ svilito il quartiere”. Il Comune, concorde sull’esigenza di apporre una tutela al QT8, aveva istruito già dal 2017 un vincolo paesaggistico, meno impattante di quello monumentale, ma il Mibac non lo ha ritenuto sufficiente.

 

Le conseguenze si sono subito fatte sentire, com’è logico quando qualsiasi intervento deve essere sottoposto preventivamente alla valutazione della Sovrintendenza: per un nuovo intonaco alla facciata ma anche per una modifica interna è necessario recarsi in Corso Magenta e avviare una pratica che in media si completa in quattro mesi: “Ci sono ben 60 pratiche edilizie bloccate – afferma Enrico Fedrighini, assessore alla Mobilità e Ambiente del Municipio 8 – e soprattutto c’è l’impianto di riscaldamento della scuola Martin Luther King che richiede un intervento per il quale abbiano chiesto un incontro urgente alla Sovrintendenza”. Anche sotto il profilo amministrativo il vincolo si fa sentire: “Le zone 30, le opere di messa in sicurezza previste sono anche queste sotto il parere della Sovrintendenza”, Paradossale. Una via d’uscita potrebbe arrivare dalla politica. Il Comune, in particolare Maran, ha espressamente considerato il vincolo monumentale come un’iniziativa strumentale che mira a sterilizzare il progetto di riqualificazione del Monte Stella, presentato lo scorso 22 ottobre. L’ex ministro Alberto Bonisoli, alla guida del Mibac, si era sempre detto contrario al progetto, in linea con le posizioni assunte dal M5s in città. Adesso la situazione al Mibact è cambiata. Soprattutto manca in questa partita Gino Famiglietti, ex direttore generale di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio andato in pensione lo scorso luglio e considerato da Palazzo Marino il vero ispiratore, per zelo ideologico conservativista, del provvedimento per il QT8. Due novità che potrebbero portare ad una revisione del vincolo ancora prima che il Tribunale Amministrativo si pronunci.

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