Un'immagine di archivio con la polizia a via Padova dopo un'aggressione (foto LaPresse)

Ahi! Le associazioni pro immigrati di via Padova ora chiamano la polizia

Ivan Berni

Le sigle che per anni si sono battute contro il cliché di una banlieue dominata da una immigrazione fuori controllo, ora raccolgono firme contro il degrado in una petizione indirizzata a prefetto, questore e sindaco

Le sigle sono le stesse che per anni si sono battute contro la “militarizzazione” di via Padova, il coprifuoco dell’allora vicesindaco Riccardo De Corato e contro il cliché di una banlieue dominata da una immigrazione fuori controllo, nelle mani di spacciatori e gang etniche. Solo che stavolta quelle stesse sigle – da Legambiente ai comitati residenti di via Padova, via dei Transiti, via Arquà, via Stazio, associazione via Padova Viva, genitori del Parco Trotter, associazione Casa del Sole – raccolgono firme contro il degrado in una petizione indirizzata a prefetto, questore e sindaco. Mille in meno di una settimana. E lo fanno per difendere “un modello positivo di inclusione e convivenza”, minacciato da bivacchi di ubriaconi “di giorno e di notte” che occupano la strada per baldorie e risse, fra cocci di bottiglie, muri usati come orinatoi, molestie alle donne che passano, minacce di morte ai residenti che protestano. “E persino sesso orale su una panchina alle 5 del pomeriggio”, dettaglia Cristina Cattafesta, fra le promotrici della protesta.

 

Cattafesta è una impegnatissima militante internazionalista. Collaboratrice di Emergency, è stata candidata alle ultime europee per la lista “La sinistra” e nel 2018 è stata fermata dalla polizia di Erdogan in Turchia mentre faceva da osservatrice alle elezioni nel Kurdistan iracheno. Ma soprattutto, è da sempre una presenza fissa fra le associazioni che hanno difeso l’impronta multietnica di via Padova e organizzato laboratori e iniziative nel quartiere. Insomma, esattamente la persona che non ti aspetteresti nei panni di chi invoca più sicurezza e controllo del territorio. Ma il punto è che in alcuni angoli di questa via lunga quattro chilometri sta letteralmente saltando il tappo della convivenza e della tolleranza. L’epicentro è all’inizio della via, agli incroci con via Pasteur e via dei Transiti, dove le vetrinette di tre mini-empori aggregano comitive di descamisados che dal pomeriggio fino alle cinque di notte si ingorgano di birra. E diventano prima molesti e poi assai cattivi e minacciosi. La petizione chiede a prefetto, questore e sindaco di revocare la licenza di vendita degli alcolici ai tre minimarket. E di far rispettare gli orari di apertura. “Abbiamo mandato due lettere a settembre a tre assessori, Scavuzzo (sicurezza), Tajani (commercio) e Rabaiotti (servizi sociali). E per conoscenza anche al sindaco – ricorda Cattafesta – ma non abbiamo avuto alcuna risposta. Così siamo partiti con la raccolta di firme. Trovo incredibile che da Palazzo Marino non ci si renda conto della gravità di questa situazione. Qui, se non si interviene presto e bene, la gente finirà col votare Hitler, altro che Salvini”.

 

In via Padova nelle ultime settimane ci sono stati due stupri. Ieri sera l’associazione Non una di meno ha organizzato una “passeggiata” di denuncia nel quartiere. Fra le adesioni anche quella dell’associazione donne peruviane. Fra le promotrici le stesse donne che guidano la protesta antidegrado. Legami diretti fra questi stupri e gli ubriaconi molesti non risultano, ma il contesto, non c’è dubbio, si fa ancora più cupo. L’antefatto che ha fatto scattare l’allarme nel fronte dei “buoni” di via Padova risale allo scorso 18 agosto, quando una specie di rave party con un migliaio di partecipanti ha devastato il parco Trotter, cuore civico e sentimentale della zona. Anche allora nessun intervento del Comune e nemmeno della Polizia, in debito di forze più semplicemente impotente a fronteggiare l’esercito dei borrachos.

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