(Foto LaPresse)

La psicomappa urbana capovolge gli stereotipi sul rapporto centro-periferia

Jessica Mariana Masucci

Dove aleggia la felicità e dove c’è il disagio. I quartieri meno idealizzati sono più centrali del previsto

Anche se la città è una, le mappe che la rappresentano possono essere infinite. Milano ha un centro racchiuso in una cerchia, che il comune ha fatto corrispondere al Municipio 1, e attorno a esso il territorio si divide in spicchi, i restanti otto municipi. Se si scegliesse, però, di ridisegnarla seguendo il criterio del benessere psicologico degli abitanti, la nuova cartina capovolgerebbe alcuni stereotipi sul rapporto centro-periferia. A partire proprio dal primo municipio, che in una ideale psicomappa dovrebbe essere la zona più remota, con via Montenapoleone e piazza San Babila situate ai confini della felicità urbana. Invece quartieri meno idealizzati, come la Barona o Baggio, si rivelerebbero più centrali del previsto.

 

“Milano è una città mediamente felice ma questa media ha un’oscillazione molto ampia, facendo una battuta direi che è multipolare”. Armando Toscano coordina il progetto Psicologi di quartiere, nato dalla collaborazione tra Ordine degli psicologi della Lombardia e comune. Da metà maggio, in ogni municipio, uno specialista offre gratuitamente due volte al mese una giornata di ricevimento negli spazi comunali WeMi. I cittadini possono parlare con lui in un colloquio privato, ricevere una consulenza e, nei casi più gravi, essere indirizzati verso servizi sul territorio adeguati all'esigenza. “Il nostro intento – secondo Riccardo Bettiga, presidente dell’Odp Lombardia – è quello di avvicinare le persone alla psicologia, e al tempo stesso avvicinare i servizi di supporto psicologico a chi potrebbe averne bisogno”. Durante le precedenti edizioni del progetto, l’Ordine ha mappato il benessere psicologico dei milanesi, sulla base di quanto è stato riferito dai settemila cittadini incontrati dal 2015. Percorrendo a piedi le strade tracciate dagli psicologi, verrebbe in mente di andare a curiosare tra le vie benestanti del centro. Coloro che abitano e lavorano nei pressi del Duomo non pare abbiano una gran vita di quartiere e all’epidemia di solitudine si aggiungono stress, ansia e attacchi di panico. Come se non bastasse, l’invecchiamento dei residenti pone ulteriori carichi sulle spalle delle persone.

 

In questa esplorazione di Milano, come in una deriva psicogeografica proposta dal filosofo Guy Debord, se ci trasferissimo ai Navigli la situazione delle relazioni interpersonali migliorerebbe di poco. “Anche se è presente una movida vivace, in termini di possibilità di solidarietà e compagnia è risultata una zona po’ povera”, spiega Toscano, sottolineando che è molto forte la differenza tra “ciò che un quartiere è per coloro che lo vivono e ciò che sembra a coloro che lo vedono da fuori”. Per esempio, spostandoci più a sud di Porta Genova, la Barona si è invece rivelata molto viva, con una buona partecipazione della comunità a iniziative sociali.

 

Nella fotografia del territorio che l’Odp ha scattato si nota anche in quali municipi alcuni fenomeni sociali destino più preoccupazione. Il bullismo inquieta tutta la città, ma soprattutto chi abita tra Porta Vigentina e Gratosoglio (il 32 per cento dei milanesi hanno menzionato questo problema) e vicino corso Sempione (36). Anche la questione della violenza di genere è molto sentita oltre l’Arco della Pace (14 per cento), come a sud di via Tortona (12) e da Isola al Niguarda (11). Stress lavorativo e ansia colpiscono in Città Studi e a Lambrate (12) in misura maggiore rispetto al centro storico (9 per cento).

 

Ma come riconoscere le motivazioni che sussistono dietro il dato sulle difficoltà di integrazione con le comunità straniere, dalle quali si sentono più toccati gli abitanti di Corvetto e Rogoredo (11 per cento) rispetto a chi vive nella multietnica via Padova? Secondo lo psicologo un ruolo positivo è quello svolto dalla presenza di associazioni che riescono a collaborare tra loro con successo e a intercettare i bisogni dei residenti. Parliamo delle social street e di altre forme di vicinati virtuali che nascono sulle pagine di Facebook e riflettono la realtà del vicinato “analogico”, in negativo – quando sono solo collettori di lamentele – oppure in positivo – quando diventa un fenomeno molto coinvolgente. L'esempio più noto è il gruppo su Facebook di NoLo (il crocicchio di strade a nord di Loreto), creato nel 2016 e che ad oggi conta quasi ottomila persone.

 

Non a caso la zona a nord di Loreto è uno dei quartieri, insieme a Forze Armate e Baggio, che sulla nostra psicomappa appaiono come i più felici di Milano. E tra viale Monza e via Padova gli psicologi hanno ascoltato le apprensioni degli abitanti non tanto per l’integrazione ma piuttosto per i disturbi di apprendimento di bambini e ragazzi. Oppure, i problemi di adattamento degli universitari appena trasferiti a Milano, in cerca di consigli su come inserirsi in una città più energivora delle loro aspettative. Forse gli studenti fuori sede non lo sanno ancora, ma sul lungo periodo la scelta di vivere in quartieri meno centrali sulla cartina geografica può essere gratificante considerando, invece, la psicomappa della felicità urbana.

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