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A2A guarda a nord(est)

Mariarosaria Marchesano

La multiutility lombarda punta a Sorgenia, ma il sogno proibito resta l’espansione in Veneto

Il passaggio a est, cioè l’espansione in Veneto, resta il sogno proibito di A2A, la multiutility lombarda che in questi giorni è entrata nella short list per acquistare il gruppo Sorgenia, confermando l’ambizione di diventare un campione nazionale nella produzione e distribuzione di energia. I ben informati giurano che l’amministratore delegato, Luca Valerio Camerano, è uno che difficilmente getta la spugna e che tornerà alla carica per conquistare la veronese Agsm vincendo così le resistenze politiche che sono emerse negli ambienti della Lega. Ma in questi giorni sulla scrivania del suo ufficio, in corso di Porta Vittoria a Milano, si sono accumulati tanti di quei dossier – tutti con mire espansionistiche – da potere per qualche tempo lasciare raffreddare l’affare del cuore per poi provare a riprenderlo più in là, come si fa con i veri amori. Del resto, il matrimonio tra A2A e Agsm, che prevede il coinvolgimento di Aim Vicenza come terzo partner, resta l’opzione preferita anche della società di consulenza Roland Berger che da mesi sta studiando la possibile aggregazione con riunioni riservate, si racconta, che vanno avanti fino a notte fonda. Il problema è che l’ipotesi di una triangolazione lombardo-veneta nel settore delle utility – vista con grande favore dal mercato perché un consolidamento potrebbe generare benefici in termini di sinergie industriali – ha sollevato l’estate scorsa un gran polverone. L’ex sindaco di Verona, Flavio Tosi, ha accusato l’attuale primo cittadino, Federico Sboarina, di professione avvocato ed eletto come indipendente di centrodestra, di volere “svendere” Agsm ai milanesi. Una levata di scudi da sovranisti regionali, che fa leva sul fatto che essendo Agsm molto più piccola di A2A, finirebbe con il vestire il ruolo della preda inghiottita dai conquistatori lombardi. Una prospettiva che in Veneto ricorda molto la fusione di Banco Popolare con la Banca popolare di Milano, diventata nei fatti un’annessione con buona pace del sogno di dare vita al polo del credito del nordest.

 

Si vedrà se ha ragione il Corriere Veneto, che qualche giorno fa ha riportato la notizia che le trattative tra Agsm e Aim Vicenza sono ricominciate con l’obiettivo di coinvolgere A2A come partner industriale oppure chi, al contrario, pensa che questo polo lombardo-veneto non s’ha da fare, il che potrebbe giocare a favore dell’emiliana Hera che pure ambisce ad essere della partita. Intanto, la società milanese-bresciana guidata da Camerano va avanti mostrando grande vivacità su diversi fronti. Come spiegano gli analisti finanziari, per A2A aver messo nel mirino un operatore come Sorgenia (alla gara per la vendita si è presentata in cordata con il gruppo ceco-ungherese Eph, insieme intendono presentare un’offerta sfidando le concorrenti Iren e Acea), e ha senso in quanto le permetterebbe di acquisire nuovi clienti assicurandosi un consolidamento nel mercato della powergen: l’ex società del gruppo De Benedetti, che oggi fa capo a una cordata di banche, può contare su 275 mila clienti che andrebbero ad aumentare la base di utenti servita dalla multiutility lombarda: 1,3 milioni nell’elettricità e 1,5 milioni nel gas. Sarebbe questa la soluzione ideale per collocare l’energia elettrica in eccesso, che ha appena trovato anche altri sbocchi visto che A2A si è aggiudicata una gara con la Consip per cinque contratti che corrispondono a ricavi complessivi pari a circa 480 milioni distribuiti fra 2020 e 2021. La società ha sottolineato che l’aggiudicazione dei lotti Consip fa seguito a diverse altre gare vinte con enti pubblici e amministrazioni locali per la fornitura di energia elettrica portando il totale dei volumi aggiudicati a circa 4,3 Twh all’anno.

 

Ma l’affare Sorgenia sarebbe appetibile anche per un altro motivo: le centrali a ciclo combinato gas-turbine di cui è proprietaria (per un totale di 800 Mw) nei prossimi anni dovrebbero assicurare una buona marginalità ad A2A (che al momento ha una capacità installata di 5500 Mw) svolgendo allo stesso tempo un ruolo di modulazione nella produzione delle rinnovabili, fino a quando non arriveranno le batterie. L’espansione territoriale nel nord Italia – fin dove sarà possibile – e la crescita a livello nazionale nel business attraverso acquisizioni di asset (non è escluso che l’interesse per Sorgenia potrebbe essere limitato a singole divisioni) sono parte di un’unica strategia di A2A che punta anche terminare il processo di consolidamento in Lombardia. Nel corso del 2018 la società ha concluso l’aggregazione delle utilities di Como, Monza, Lecco, Sondrio e Varese, rendendo chiaro il suo progetto di diventare la “multiutility del nord”. Poi ha messo nel mirino gli operatori regionali minori. Qualche giorno fa ha annunciato una collaborazione con Aeb (Lombardia Ambiente Energia Brianza) e avviato uno studio di fattibilità per capire se è possibile e con quali benefici aggregare l’Amba di Seregno. Secondo alcuni analisti, l’unico tassello che manca per completare il mosaico è la Tea Mantova, che però, prima o poi sarà inclusa. A quel punto mancherà solo il passaggio a est.

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