Il vicesindaco di Milano, Anna Scavuzzo (foto LaPresse)

Le vite delle vicesindaco di Milano

Fabio Massa

Ada Lucia De Cesaris (ex) e Anna Scavuzzo (in carica). I binari paralleli e il capostazione Renzi

C’è qualcosa di curioso nei binari paralleli di Ada Lucia De Cesaris e Anna Scavuzzo. Quasi un intersecarsi di destini, che si sfiorano, probabilmente non si amano – i destini – e si lasciano. Irrequieti, non stanno nello stesso posto, insieme. Eppure segnano parabole e curve che incontrano gli ultimi quasi dieci anni di politica milanese. Al femminile. Ma andiamo per ordine.

 

In origine fu Ada Lucia. “Non mi toccare la Ada Lucia”, andava ripetendo scandendo i due nomi (della nonna e della bisnonna), anni fa, “il Pierfrancesco Maran”, quando Maran era ai Trasporti e lei era la tosta vicesindaco di Giuliano Pisapia, con le deleghe all’Urbanistica. Altra epoca, e De Cesaris pareva venuta su come un fungo, direbbe oggi Salvini, in una notte. Prima della nomina era nota solo in quel ristretto circolo di riformisti della borghesia milanese fatto di professionisti e soprattutto di avvocati, professione alla quale appartiene. Invece lei era appassionata da sempre, ma di bandiere da sventolare e tessere da esibire, pochine e forse nessuna. Come avvocato, in gamba. Ambiente, urbanistica, appalti, attività da amministrativista: su grandi dimensione. Studio celeberrimo, clienti illustri e fatturato relativo. Tornerà a fare quello, dopo la giunta Pisapia. Ma fino ad allora, è il “braccio armato” del Giuliano. Se c’è da litigare, ci pensa la Ada Lucia. Anche perché da litigare c’è parecchio, considerato che il Pgt che era stato elaborato da Carlo Masseroli viene letteralmente smontato. Masseroli dopo pochissimo decide che la politica è bella, ma anche basta. Tra i primi vede da lontano la fine del potere di Formigoni. Si dimette e tanti saluti alle difese d’ufficio del suo Pgt. Politicamente la Ada Lucia è arancione. Dicono potesse fare il sindaco, dopo Giuliano – se solo questi fosse stato capace di fare un successore, abilità rarissima in Italia.

 

Mentre la Ada Lucia, classe 1959, già collaboratrice di Sabino Cassese, dava battaglia sui giornali, non disdegnando toni bruschi pure con la stampa, Anna Scavuzzo, classe 1976, se ne stava tranquilla in Consiglio. Anche lei con l’infornata arancione, lista civica per Pisapia e 1.044 preferenze. Insieme a lei Elisabetta Strada, oggi consigliera regionale. Per un po’, sta ferma. Poi sulla scena politica compare Matteo Renzi, il filo rosso che lega le due vicesindache. Il Fiorentino è un amico, dice Anna. La storia che hanno fatto insieme gli scout si va avanti a citarla per anni. Lei stessa ci tiene a ribadirla, la lunga esperienza scoutistica con Matteo. E’ insegnante di fisica, è cattolica, sorride spesso. E’ una che cambia casacca, in modo anche abbastanza repentino, tanto che nel 2013 annuncia di essere andata insieme a Bussolati & Co., ai tempi definiti turborenziani e oggi zingarettiani. Lo fa talmente bene che Strada, sua compagna di banco a Palazzo Marino, lo viene a sapere ufficialmente a ridosso dell’uscita della notizia. Dentro il Partito democratico viene difesa e tutelata.

 

Al contrario, la Ada Lucia ci fa a pugnoni col Pd, contrastando e contrapponendosi. Il problema è che l’esperienza pisapiana è una curva. Discendente. E alla fine anche De Cesaris si dimette. Il pretesto è un parchetto per cani in zona CityLife, la maggioranza va sotto e lei fa le valige. Ovviamente c’è di più. E’ stata una decisione maturata e molto dolorosa, legata alla necessità di essere coerente con gli obiettivi che c’eravamo dati e che secondo me dovevano essere raggiunti. Non mi piace recriminare, ma era finita la condivisione sugli obiettivi principali del governare”. Pisapia si dichiara sorpreso, ma ci mette poco a nominare Francesca Balzani al suo posto. I maligni dicono che pensasse a Francesca (come successora, beninteso) mentre stava con Ada, e che Ada l’avesse scoperto. Così, si va a primarie e De Cesaris appoggia Beppe Sala, mentre Pisapia lancia Balzani. E Anna Scavuzzo? Sta con Sala anche perché Sala ha ricevuto l’endorsement di Renzi (anche se poi la partita la deve vincere da solo, e per fortuna che alle primarie rimane in campo Pierfrancesco Majorino). Unite sotto lo stesso vessillo, ma diversissime. De Cesaris è una pasionaria di Renzi. Dà battaglia, sì al referendum, mille iniziative. Scavuzzo, che intanto è stata nominata vicesindaco, si inabissa nell’attività amministrativa. Politicamente, esce sempre meno. Difende Renzi da qualche attacco di Majorino, ma progressivamente si ritira.

Fin quando le strade iniziano a divaricarsi, tra Renzi e il Pd. Lei resta silente, al suo posto da vice. Beppe Sala, che non ama i rimpasti tanto quanto non li ama Attilio Fontana (la squadra rimane quella e il resto è noia), le attribuisce anche le deleghe di Carmela Rozza. Poi Renzi inventa Italia Viva e De Cesaris parte a razzo. E’ la prima parlare all’Umanitaria, nella sala piena di affreschi e piena di gente. E’ l’anima battagliera del nuovo corso renziano, non tace un secondo. E la renziana Scavuzzo? Rimane nel Pd. La raccontano furibonda per la scelta di Renzi. Spiazzata dall’addio del caposcout. Ma il posto non lo rischia, e la duttilità non le manca. In fondo, partì arancione per arrivare al rosso Pd (per modo di dire); e si sa, la pentola d’oro sta sempre alla fine dell’arcobaleno.