Maurizio Bernardo (Foto LaPresse)

Non è il “partito degli esperti”, ma a Milano nasce una “consulta”

Mariarosaria Marchesano

Un gruppo di professionisti a supporto della Commissione Finanze della Camera ora diventa un'associazione culturale

Pacche sulle spalle e strette di mano tra amici che si ritrovano dopo un po’ di tempo. Il clima che si respirava martedì 4 novembre a Palazzo Schuster a Milano, dove si è svolto il convegno su guerra tariffaria globale e Brexit, era quello di una rentrée rinvigorita dall’entusiasmo per un nuovo progetto. La particolarità di quest’evento, più che dai temi del dibattito, è rappresentata dal contesto insolito. Tra i relatori ospitati nella sala Pio XXII dell’edificio di proprietà della diocesi c’erano l’ex viceministro dell’Economia, Luigi Casero, l’attuale sottosegretario al ministero degli Affari esteri, Ivan Scalfarotto, e la presidente del Monte Paschi di Siena, Stefania Bariatti. Dietro di loro sul maxischermo campeggiava il logo della “Consulta degli esperti per l’Italia” che ha promosso il convegno debuttando come associazione culturale. Ma chi c’è dietro questa sigla e con quali obiettivi? La Consulta è un’esperienza che viene da lontano e che sta rinascendo sotto una nuova veste grazie alla caparbietà di un gruppo di esponenti della società civile milanese che non si arrende all’idea di restare spettatore della politica. Tutto nasce tra il 2016 e il 2017 quando alcuni professionisti aderirono all’invito dell’allora presidente della Commissione Finanze della Camera, Maurizio Bernardo, a dare un contributo di idee e competenze tecniche all’attività dell’organismo parlamentare. Una decina all’inizio, gli esperti della Consulta erano diventati oltre 200 a fine legislatura. Un piccolo esercito di avvocati, notai, commercialisti, banchieri, esponenti del mondo della cultura, di diversa estrazione politica, che – connesso attraverso una chat – per quasi due anni ha supportato l’attività della Commissione di Bernardo – attraverso la quale sono passati provvedimenti legislativi come i Piani individuali di risparmio, il decreto per il rientro dei cervelli, il distretto finanziario di Milano. In cambio del loro lavoro questi professionisti hanno ricevuto la soddisfazione di essere presenti su provvedimenti strategici per il paese, che indirettamente sono riusciti anche a indirizzare. Un “give back”, come lo chiamerebbero nel mondo anglosassone, ma anche un impegno civile.

 

Quando a marzo 2018 Bernardo (Pd) non è stato rieletto, la Consulta degli esperti è sopravvissuta interrogandosi per un po’ su come mettere a frutto quell’esperienza che non ha precedenti in Italia. Poi la svolta. A febbraio di quest’anno 25 soci fondatori si sono presentati allo studio del notaio Giuseppe Calafiori in San Babila per costituire la Consulta sotto forma di associazione culturale e confermando Bernardo come presidente. Tra loro, l’ex vice ministro Casero, il direttore finanziario di Jp Morgan, Achille Gennarelli, la presidente di Assoimmobiliare e amministratore delegato di Morgan Stanley Sgr, Silvia Rovere, la presidente dei commercialisti di Milano, Marcella Caradonna, il presidente delle Metropolitane milanesi, Simone Dragoni, l’avvocato senior partner dello studio internazionale Dla Piper, Antonio Tomassini, l’amministratore delegato della società di risorse umane Intoo, Cetti Galante. “E’ stato bello vedere tanto entusiasmo nel riprendere un discorso che sembrava interrotto – dice al Foglio Bernardo – a partire dal giorno successivo alle elezioni del 4 marzo 2018 tante persone mi hanno chiesto di continuare quest’esperienza che aveva dato la possibilità a menti brillanti di dare un contributo alla vita pubblica del paese”.

 

Tra le new entry, ci sono Alberto Petranzan, presidente degli agenti di commercio di Confcommercio e Roberto Calugi, numero uno della Fipe, la Federazione dei ristoratori italiani. “La Consulta ha oggi un raggio d’azione più ampio rispetto al passato. Oltre ai temi economici, ci occuperemo di aspetti sociali, culturali e delle diseguaglianze rifacendoci a un principio che tutti noi condividiamo e cioè che non bisogna lasciare mai indietro nessuno”. Dov’è finito lo spirito pragmatico degli esperti per l’Italia? “Ci sarà sempre ma abbiamo scelto di condividere alcuni valori come la vicinanza al mondo cattolico e al tema di Israele”, prosegue Bernardo. La Consulta promette di essere anche un epicentro capace di generare nuove realtà associative. Da una sua costola, infatti, è nata di recente “Woman Care”, un nuovo gruppo focalizzato sui temi delle donne e delle diseguaglianze, che vede come socio fondatore la presidente di Mps, nonché vice presidente di A2A, Stefania Bariatti. La domanda a questo punto sorge spontanea: Maurizio Bernardo medita per caso un ritorno in politica? Al momento non ci penso. Dopo 23 anni di attività parlamentare e come assessore regionale, spero di poter mettere la mia esperienza al servizio di istituzioni pubbliche a prescindere da chi le governa. Ma in futuro non si può mai sapere”.