Parlano i manager dei grandi gruppi
C'era una volta il capannone. Inchiesta sull'industria che verrà
E’ in corso una nuova Rivoluzione industriale e digitale, ma la pandemia ha solo accelerato un processo già avviato. Tra ecommerce e smart working le imprese si sono mosse prima dei governi cambiando i modelli. Un girotondo di opinioni
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Nell’inverno del nostro isolamento la pandemia ha scatenato una tempesta turbinosa che sta trasformando anche l’economia. La prima rivoluzione industriale impiegò circa mezzo secolo per uscire dal bozzolo. Era il luglio del 1733 quando John Kay a Colchester, nell’Essex, cominciò a produrre la spoletta volante. A settembre i tessitori della contea inviarono una petizione al re Giorgio II affinché il sovrano mettesse fine a quella innovazione che distruggeva il lavoro. Ben 31 anni dopo arrivò la Jenny di James Hargreaves e cambiò la filatura a domicilio. Poi sorsero gli opifici sul bordo dei fiumi perché l’energia proveniva ancora dal moto delle acque. Alla catena di montaggio occorse almeno un ventennio per cambiare la produzione e ci fu di mezzo la Grande guerra (la prima Ford T vide la luce nel 1913). La fabbrica robotizzata ha atteso oltre un decennio prima di rimpiazzare “l’operaio massa”. Lo smart working, invece, ha portato il lavoro fuori dai capannoni e dagli uffici in meno di tre mesi. Ma che mesi. La Deloitte, prima società mondiale di consulenza, ha pubblicato un paio di ampi studi per spiegare come cambiano le imprese nella produzione e nei servizi. Partendo da qui abbiamo chiesto ad alcuni manager italiani di primo piano come stanno vivendo questo sconvolgimento; ciascuno a suo modo delinea i tratti di un’altra rivoluzione industriale, la quinta (dipende dai punti di partenza), o forse la quarta bis perché le innovazioni introdotte erano maturate prima che il Grande Confinamento le diffondesse con una velocità inaspettata.
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