Maratone celebrative
Lo streaming per la Giornata del Libro è tutta una necessità, uno “scavo nell’animo umano”. Poi la scintilla
Cervantes scrisse un bestseller, il primo nella storia, per dimostrare che i romanzi fanno diventare matti. Qualcuno con spirito imprenditoriale cavalcò il successo di “Don Chisciotte” mettendo in vendita un seguito apocrifo. Shakespeare portava la gente a teatro rubandola agli altri spettacoli popolari del suo tempo, i combattimenti degli orsi e le pubbliche impiccagioni. Sono morti spalla a spalla, nell’aprile del 1616. Da qui la giornata del Libro proclamata dall’Unesco, con meno successo di altre iniziative: i luoghi sono (erano) presi d’assalto, le librerie ancora no.
I due campioni non avrebbero approvato il tono delle celebrazioni, e neanche l’idea di letteratura che le guida. Per non sembrare disertori, abbiamo visto ieri la maratona streaming sul sito capolavoridellaletteratura.org. Letture e commenti, dalle 11 del mattino alle 6 del pomeriggio. Salvo ritardi, la lista dei partecipanti non finiva mai. Andamento solenne, i soliti inciampi ma “è il bello della diretta” (la televisione dà la linea, sempre), collegamenti di altalenante qualità.
Claudio Bisio con inquadratura e piglio professionali legge l’inizio di “Se una notte d’inverno un viaggiatore” – non lo ricordavamo così irritante, fin dalle prime pagine, il Calvino innamorato della letteratura fatta a macchina. Qualche contributo è in diretta, qualche altro registrato, non tutti i collegamenti internazionali funzionano “Pamuk, Pamuk, doveva esserci Pamuk, adesso…”. Massimo Cacciari fa notare al moderatore Paolo Di Paolo che non era stato abbastanza attento durante la spiegazione di Machiavelli: “Ma questo l’ho appena detto…”.
Parte la chat, perlopiù scolaresche a cui la maratona è stata consigliata dagli insegnanti. Lo confessano, anche, con ortografia discutibile ma convincente: “Io ci sono entrata solo perché me la chiesto quel bono del prof”. Un altro studente si informa (e ancora non è passata mezz’ora dall’inizio): “Come possiamo ottenere un attestato di frequenza?”. Poco dopo scatta inevitabile il cazzeggio. Osservato da insegnanti preoccupati, sempre via chat: “Spero non siano le mie classi”. Alle 12.01 siamo già a “ciucciami il pisello” (che se almeno avesse detto “ciucciami il calzino” poteva portare i Simpson alla maturità).
Come evocata, appare la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che sceglie un brano dalla “Politica” di Aristotele (sul momento avevamo capito “Poetica”, grandi speranze deluse). Legge con il dito che scorre sulle righe per non perdere il segno. L’insopprimibile bisogno di lettura degli italiani – sempre citato e mai dimostrato – comincia a sfuggirci. Li si può anche capire. Nessuno che pronunci, neanche per sbaglio, parole come gioia, divertimento, lusso, spasso, fuga dalla noia. E’ tutta una necessità, uno “scavo nell’animo umano”, si parla addirittura dei “giovani strappati dalla cultura all’illegalità”. Poi la scintilla. La sintonia con il popolo. “Magari un libro lo state già scrivendo voi”, suggeriscono la presidente del Senato e la ministra dell’Istruzione.
dal libro alla serie