Il genio di CheccoZalone

Mariarosa Mancuso

Baffi, giacca da smoking e farfallino: ecco “L’immunità di gregge”. Lo guardi chi se l’è perso

Continua la solfa “ne usciremo migliori”. Anche nella variante “approfittiamone per sbarazzarci del superfluo”: ecco dove finiranno i libri comprati per la quarantena (Marie Kondo, nazista dell’ordine, non ne concede più di 25 in una casa, e dunque in una vita); le incessanti presentazioni dei medesimi, eventuali altri orpelli che ci separano dalla santità. Solo Checco Zalone fa il suo mestiere. Di comico, che fra tutti è il più difficile: un lavoro di precisione. In circostanze avverse, poi, è come lavorare a un delicato meccanismo poggiando i piedi su un rullo. 

 

 

Se non l’avete già fatto – c’era forse qualcosa di più dilettevole nelle ultime 24 ore? – cercate e ammirate su YouTube l’ultimo capolavoro. Uno pseudo Domenico Modugno, con baffi, giacca da smoking e farfallino, che canta “L’immunità di gregge”. Lei (Virginia Raffaele con la bocca a cuore) gliel’aveva promessa il 9 marzo, l’8 hanno chiuso tutto (porte sigillate, e vocalizzi da “Lu pisci spada”, che racconta uno strazio amoroso: il maschio segue la barca dove giace la femmina arpionata dai pescatori). Ora son lontani, e si struggono. Ognuno a suo modo, non siamo qui a spiegare le battute, né a precisare che per gli uomini la conoscenza carnale precede l’affetto stabile (sono cose che un governo devoto a Padre Pio non può sapere). Quanto ai doppi sensi, non viene in mente nessuno che riesca a metterne così tanti in due minuti e mezzo senza essere volgare.

 

Fa parte della sindrome “il virus come esperienza” l’intervista all’attore o al regista che si tormenta su cosa racconteranno i film e come sarà la comicità. Checco Zalone fa il suo mestiere, e si conferma l’uomo solo al comando. Ma proprio solo, solo, e ancora solo – non si vede il gruppo dietro di lui. Si capiva benissimo da “Cado dalle nubi”, che è del 2009, e ancor prima dalle imitazioni di Nichi Vendola e di Jovanotti (oltre che dal rifiuto di commentare a parole qualsivoglia notizia di cronaca o morto celebre).

 

Quindici giorni fa aspettavamo proteste, per non esserci uniti al coro che commemorava Luis Sepúlveda. Sorpresa: nessuno ci ha tolto il saluto (per quanto possiamo controllare, stando in quarantena). Anzi, sono arrivati insospettabili attestati di solidarietà: resteranno anonimi, sappiamo bene quanto sia suscettibile il ceto medio riflessivo. Ci era stato invece tolto il saluto, e non da una sola persona (anche qui, i nomi sono protetti dall’anonimato), dopo gli applausi a Checco Zalone. Per lo più, da gente che non si era neanche data la pena di vedere nessuno dei suoi film (si sa come vanno le cose nel mondo della cultura, con tante cose da non leggere la giornata vola via in un attimo).

 

Quindi, visto che siete ancora in tempo, e tempo in quarantena ce n’è – controllate quelli che non conoscete, tra i film di Checco Zalone. Segnatevi i titoli, e cercate di rimediare. Per non rischiare la magra figura di chi aveva sotto gli occhi il genio di Alberto Sordi, e non se n’è accorto. Diamo a Zalone quel che è di Zalone. Adesso, tra 30 anni lo studieranno all’università.