(foto LaPresse)

Le vostre pandemie

Mariarosa Mancuso

In arrivo parecchi libri sul tema. Chissà poi chi comprerà e leggerà i diari altrui, avendo il proprio

Prove tecniche di romanzo post pandemia. Marco Cassini scrive, qualche settimana fa in un tweet: “Forza e coraggio, colleghi editori, dalla peste del 1630 ci sono voluti duecento anni di autofiction de mmerda prima che arrivasse Manzoni”. Avevamo pensato a Cassini per via del gioco “fascette oneste”. Il divertissement – ora un volumetto delle edizioni Italo Svevo – che invitava a immaginare fascette sincere, corrispondenti al contenuto del libro senza spararle sempre grossissime. Ne abbiamo una in casa, di pregiato editore, che colloca il suo autore, senza neanche un attacco di ridarola: “Tra Céline e Aldo Giovanni e Giacomo”.

 

Basta scavare, neanche tanto, e un trauma viene fuori. Il nostro arriva dalla lettura dei bollettini editoriali che annunciano in gran quantità diari della pandemia, riflessioni sulla pandemia, meditazioni post pandemia, la pandemia “more geometrico dimostrata” (eravamo una Repubblica fondata sul liceo classico, qualcosa rimane). Fascetta onesta: “Tutto quel che avreste voluto sapere sulla mia pandemia, grazie per la bella domanda, rispondo volentieri”. Chissà poi chi comprerà e leggerà i diari altrui, avendo il proprio, sdegnato dalla fidanzata e dai parenti stretti. (Il secondo volumetto di “Fascette oneste” si annuncia più monotono del primo).

 

Avete in mente di scrivere un “Viaggio intorno alla mia camera”? Ideona, già sfruttata da Xavier De Maistre nel 1874, recluso 40 giorni dopo un duello. Avete in mente di prendere come modello Joris-Karl Huysmans e il suo romanzo “Controcorrente”? Le giornate di un dandy parigino che si chiude in casa e stila il catalogo dei suoi gusti: abbigliamento, arredamento, pittura, musica, letteratura, fiori e piante, cibi, vini, arte, e qualsiasi altra cosa vi viene in mente. E’ abbastanza defilato, per i non specialisti di letteratura francese. Sarebbe perfetto se non richiedesse un abbigliamento e un contegno che sicuramente non avete tenuto durante la quarantena. Henry James – uno che non riusciva a dare istruzioni alla servitù perché parlava troppo complicato – detestava Flaubert, perché era convinto che il francese scrivesse in vestaglia e non vestito di tutto punto, con panciotto.

 

La quarantena di Des Essente – così si chiama il personaggio – è volontaria ma non meno rigida. La Paris Review (che di scrittori a nudo, per quanto riguarda lo scrivere, ne ha mostrati parecchi) estrae dal decadente romanzo qualche consiglio (è quasi finita la reclusione, prima sarebbero state pernacchie). In guardaroba, completi di velluto bianco da ornare con violette di Parma. Niente spot, giammai. In caso di insonnia, un po' di letteratura soporifera, per lui era Charles Dickens. (A sparare su un bravo scrittore per pura antipatia siete capaci già da soli, non servono lezioni). Sappiate che le pareti bianche sono un obbrobrio, vanno rivestite con una tappezzeria scarlatta. O dipinti con colori che danno il loro meglio alla luce delle candele. Non sono cose che si possono scrivere in tuta o in pigiama: almeno il modello Des Esseintes non avrà imitatori.