Consigli per la quarantena

I perfetti Tenenbaum

Mariarosa Mancuso

Vero film da quarantena: Ben Stiller e figlioletto sempre in tuta. In tv, Tom Hanks “Live from Zoom”

Era già difficile fare previsioni sul futuro (copyright Mark Twain). Virus e quarantena complicano le cose. Sul Festival di Cannes abbiamo messo una croce – l’unico non rassegnato ancora sembra il direttore Thierry Frémaux, che esclude l’online (forse cambierà idea, l’altro ieri il presidente Macron ha escluso gli assembramenti, anche culturali, fino a metà luglio). I titoli garantiti in arrivo sulla Croisette – dalle tradizionali indiscrezioni di febbraio/marzo – navigheranno verso altri appuntamenti. “The French Dispatch” di Wes Anderson, per dirne uno, uscirà in ottobre e non più a luglio.

 

Spiace, perché i film del regista texano (ebbene sì, tutto quel velluto a coste e quelle Clark scamosciate vengono da Austin) sono ideali per il dopo quarantena. La mascherina non era prevedibile, ma il distanziamento c’è, e le geometrie precise di Wes Anderson consentono di misurarlo con precisione. Mai visto film tanto ordinati e vuoti: stanno a distanza di sicurezza anche i carcerati di “Grand Budapest Hotel” (solo un po’ affollato l’ascensore, basta una sbarra per rimediare).

 

“I Tenenbaum” si candida a perfetto film da quarantena: ognuno coltiva le proprie manie e i propri rancori, rimuginando su quel che poteva essere e non sarà. Con gli stessi vestiti sempre addosso: i campioni sono Ben Stiller e figlioletto, entrambi con la tuta Adidas rossa. Perfetta mise da ritiro casalingo: si è fatta fotografare con i pantaloni della tuta anche Anna Wintour (dietro ha una ricca libreria, peccato non riuscire a decifrare titoli e scrittori). L’ultimo numero del New York Magazine propone ai confinati una scelta tra 40 “sweatpants” (neanche pensavamo ce ne fossero tanti, noi che ci ostiniamo a passare lo straccio sui pavimenti con i vestiti di sempre, non avendo mai capito esattamente a cosa serve l’abbigliamento da casa).

 

“Sono i primi pantaloni veri che indosso da mesi, avevo dimenticato l’uso dei bottoni”. Così Tom Hanks ha aperto sabato scorso il “Saturday Night Live”. Sullo sfondo, la cucina di casa sua. Tutta l’ultima puntata dello show (arrivato alla stagione numero 45) è andata in onda “Live from Zoom”, ognuno da casa sua. Con uno sfottò alle riunioni via Zoom da ufficio, oltre alla parodia di Donald Trump fornita come di consueto da Alec Baldwin. Niente di particolarmente divertente, ma Tom Hanks lo aveva detto: “Ci stiamo provando, non possiamo fare altro”. Ha rassicurato sui capelli a zero (esigenze di copione) e ha scherzato sul suo ruolo di “canarino nella miniera” – davvero un virus che non ha rispetto per nessuno – smanioso di fare la sua parte nel seguito di “Forrest Gump”.

 

Sarà home-made (non si vive di solo lievito madre) anche la serie in otto episodi “The Agoraphobic Detective Society”: gli attori reciteranno dalle rispettive case, con qualche consiglio soltanto in materia di trucco e parrucco, da remoto. Il primo episodio a fine mese. Nell’attesa, per vincere la noia, una famiglia americana ha girato un filmino mentre rifà precisa la sigla dei “Simpson”, con atterraggio sul divano davanti alla tv.

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