Una delle chiese colpite dagli attentati del giorno di Pasqua nello Sri Lanka (foto LaPresse)

L'illusione dell'occidente

Giulio Meotti

“L’islamismo atterrisce su scala planetaria e si rafforza con la nostra autocensura”. Parla Boualem Sansal

Quei diciannove martiri cristiani d’Algeria arrivarono prima di tutti gli altri, prima degli iracheni di Ninive, dei siriani di Aleppo, degli egiziani di Alessandria, dei pachistani di Quetta, dei cingalesi di Colombo e Negombo, appena colpiti dagli attentatori suicidi dell’Isis. Erano insegnanti, infermieri, e bibliotecari. Erano i quattro padri bianchi uccisi il 27 dicembre 1994 a Tizi-Ouzou nel cortile della missione. Erano i sei monaci trappisti decapitati a Tibhirine. Era Pierre Claverie, domenicano e vescovo di Orano. Erano i dodici cattolici croati adibiti a varie mansioni che furono sgozzati. Fu il primo massacro di civili cristiani definiti “crociati” dalle milizie del jihad. Per la prima volta in Algeria il terrorismo islamico percorse la strada dei massacri indiscriminati della popolazione civile e dei fedeli cristiani, religiosi e civili.

  

 

A quel tempo, l’ingegner Boualem Sansal era un alto funzionario del ministero dell’Industria. Nel dicembre del 1998, a guerra civile finita, Sansal spedisce “Il giuramento dei barbari” a Gallimard, la principale casa editrice di Parigi. Il successo letterario lo spinge a parlare. Da allora, Sansal non si è più fermato e ha raccolto un successo letterario dietro l’altro, da “2084” all’ultimo “Treno per Erlingen”. “2084” è il Grande fratello di Orwell in salsa islamica: il regno dell’Abistan, dove donne e uomini girano coperti in un mondo di lapidazioni, guerre sante e lavaggio del cervello, dove l’unica legge è la parola del dio Yölah e del suo Delegato, Abi, fatta rispettare dall’Apparato e inculcata con una lingua nuova, l’abiling. Si salva soltanto Ati, l’ateo protagonista attratto dalla libertà di pensiero.

 

Per i musulmani, l’islam è venuto a unire tutti gli uomini. Chi si rifiuta di sottomettersi, come i cristiani, va punito

Per molti, Sansal è il “nuovo Solgenitsin”, come nella copertina del settimanale Valeurs Actuelles. E’ il dissidente, il franco tiratore, l’intellettuale arabo che avverte l’Europa. La saggista Malika Sorel ha elogiato Sansal come colui che ha il “coraggio di dire le cose, come Solgenitsin”. Ma a Sansal quel coraggio è costato molto caro: ha perso il lavoro, la moglie non può più insegnare, da anni riceve minacce anche di morte, i suoi libri in Algeria sono proibiti e le sue figlie si sono trasferite a Praga. Lo scrittore vive a cinquanta chilometri da Algeri, a Boumerdès, in un campus universitario, vicino al mare, circondato da montagne e foreste. Quando è stato licenziato dal regime, Sansal è rimasto nel campus. Ha più volte pensato di abbandonare il suo paese e in una recente intervista al Figaro ha detto: “Il giorno in cui sembreremo una vera minaccia per qualcuno nel regime, alla fine saremo uccisi”. Che fare? Esilio in Francia? “Come tutti gli algerini, ci pensiamo ogni mattina. Poi la sera diciamo, ‘vedremo’”.

 


 

Boualem Sansal


 

Adesso Sansal è a colloquio col Foglio sulla strage di 250 cristiani in Sri Lanka. “Questo è un altro abominio che conferma a coloro che si rifiutano di vedere che l’islamismo è la calamità del secolo e che è una sfida molto più grande di fascismo e nazismo”, ci dice. “Perché non abbiamo capito, perché non lo sapevamo o perché non potevamo agire, l’islamismo si è oggi installato ovunque nel mondo, è radicato in tutto paesi e si diffonde in tutti gli strati sociali. In Sri Lanka ha preso di mira cristiani e stranieri. Oltre ai morti e ai feriti, è un colpo fatale per il turismo, che è una delle principali risorse economiche del paese”.

 

Perché l’islam radicale odia così tanto i cristiani? “Per i musulmani, l’islam è venuto a chiudere il ciclo delle rivelazioni profetiche e a unire sotto un’unica bandiera tutti gli uomini e prima di tutto la ‘gente del Libro’, coloro che credono in un dio unico, vale a dire ebrei e cristiani. Coloro che si rifiutano di sottomettersi sono ribelli che devono essere puniti. L’islam odia i cristiani tanto quanto gli ebrei o i sostenitori di altre fedi. Vuole regnare da solo sul mondo, convinto che Allah lo voglia e lo chieda. Oltre a queste considerazioni teologiche, gli islamisti accusano i cristiani di combattere l’islam e di occupare la sua terra durante crociate e colonizzazioni”.

Il declino occidentale ha a che fare con la scristianizzazione in atto nella maggior parte dei paesi occidentali

Eppure, l’occidente appare sordo a questo orrore. “L’occidente è entrato in una fase di rapido declino, non ha più la forza che è stata la sua in tutti questi secoli, nemmeno unendo l’Unione europea e la Nato. Questo declino potrebbe avere a che fare con la perdita di spiritualità conseguente alla rapida scristianizzazione della maggior parte dei paesi occidentali. Di fronte al mondo musulmano, di fronte alla Cina, l’occidente si sta chiudendo su se stesso, si rifiuta di vedere e sentire, non deve combattere. E’ già sulla strada dello smantellamento e della sottomissione”.

 

Perché i media si rifiutano di nominare questo male quando in Nuova Zelanda hanno immediatamente attirato l’attenzione sul suprematismo bianco e sulla “islamofobia”? “I media obbediscono alle ingiunzioni delle autorità pubbliche”, dice Sansal. “Sono tutti più o meno legati agli interessi privati che riguardano i paesi musulmani, specialmente quelli che finanziano l’espansione dell’islamismo come l’Arabia Saudita, il Qatar, l’Iran. Hanno anche paura di provocare tensioni con le comunità musulmane che vivono in occidente. Una parola è stata coniata per descrivere questo comportamento: ‘politicamente corretto’”.

Si parla di scontro di civiltà, ma noi riconosciamo davvero di averne una? “Credo semplicemente che la civiltà occidentale stia volgendo al termine e che sia incapace di resistere all’espansione di altre civiltà, diverse da essa e quindi in competizione, come la civiltà arabo-musulmana, la civiltà cinese, ma anche l’Iran e la Russia, che stanno iniziando la loro rinascita”, dice Sansal al Foglio. L’islam radicale sunnita è un’arma di distruzione di massa: Parigi (130 morti), moschea sufi nel Sinai (310 morti), quartiere sciita Karada di Baghdad (340 morti), chiese nello Sri Lanka (250 morti di cui 45 bambini), soltanto per restare ai quattro maggiori attentati dell’Isis. Ma apparve al mondo proprio nella sua Algeria, quando l’Isis non esisteva ancora.

 

Demografia, immigrazione, comunitarismo, radicalizzazione e vittimizzazione sono i cinque vettori dell’espansione dell’islamismo

“E’ l’ideologia che produce gli stessi effetti ovunque, in Algeria, Sri Lanka, New York o Madrid. Uccidere quante più persone possibili, terrorizzare, costringere le persone a partire o a sottomettersi, è il suo metodo”. E i cristiani sono obiettivi privilegiati. “Al tempo dei califfi e dei sultani, i cristiani orientali erano oggetto della dhimma, sono stati tenuti fuori della società, non avevano diritti e hanno dovuto pagare la dhimma per beneficiare della benevolenza del potere musulmano. Nel mondo di oggi, la dhimma ai non musulmani non può essere imposta, sono cittadini come tutti gli altri, possono votare, essere eletti, insegnare la religione e competere con i musulmani. Gli islamisti non lo possono accettare, è per questo che vogliono che i cristiani se ne vadano e per questo devono terrorizzare coloro che, in occidente, vogliono difenderli”.

 

Negli attacchi nello Sri Lanka i terroristi hanno ucciso anche 45 bambini. Bambini come obiettivi del jihad? “Gli islamisti vogliono terrorizzare e colpire gli spiriti su scala planetaria, è per questo che privilegiano gli obiettivi emblematici, i luoghi pubblici come le chiese, i mercati, le stazioni, gli aeroporti e vogliono che tra le vittime ci siano molte donne e bambini, vittime innocenti che sono in balia dell’opinione pubblica internazionale. Questi obiettivi, così come le date di esecuzione, vengono sempre scelti con cura. Agli islamisti piace colpire durante il Ramadan. Durante questo mese sacro, dare la morte ai miscredenti nel nome di Allah è un ottimo modo per conquistare il paradiso. E’ lo scopo stesso della conquista dell’islam, vincere il pianeta, convertire tutta l’umanità. Il terrorismo è solo un metodo per conquistare territori, soggiogare le loro popolazioni e convertirle con la forza, come ha fatto l’Isis con le comunità cristiane. Questo è il metodo degli islamisti radicali, i jihadisti. Gli islamisti moderati rifiutano questo metodo, preferiscono la via morbida, la da’wa, l’invito ad ascoltare il messaggio di Allah o la predicazione pubblica. Tra i due metodi, la conquista militare e la da’wa, c’è tutto ciò che l’intelligenza umana è stata in grado di inventare per convertire e arruolare. La Francia è un terreno molto favorevole all’islamizzazione per via morbida e per mezzo della violenza. Il ritorno alla pratica religiosa è in aumento tra i musulmani e le conversioni stanno esplodendo”.

 

L’islamismo è rafforzato dal silenzio delle élite e dalla censura dei media. Ciò che non è conforme alla doxa è punito

Cosa c’è di sbagliato nelle nostre élite paralizzate all’idea di riconoscere uno scontro di civiltà? Inoltre, l’attacco alle chiese cingalesi porta un po’ anche il timbro europeo, visto che uno degli attentatori dell’Isis aveva studiato in Inghilterra. “Ci sono ancora delle élite, intendo élite indipendenti e coraggiose? Non più, ahimè”, prosegue Sansal. “Oggi la censura dei politicamente corretti e la minaccia del perseguimento legale per islamofobia, razzismo, incitamento all’odio, sono tali che nessuno osa parlare e denunciare. I media (giornali, tv, radio) esercitano un filtro e lasciano passare solo le espressioni più neutre. E’ necessario passare dai media ai social network per esprimersi liberamente e anche questo non è garantito, visto che YouTube e Facebook esercitano una fortissima censura sull’espressione non conforme alla doxa. L’islamismo è rafforzato dal silenzio delle élite e dalla censura dei media”.

 

Ma l’islam radicale è davvero in grado di sopraffare l’occidente? “No, ma funziona a lungo termine”, conclude Sansal. “Il presidente algerino Boumediene, che fu in seguito parafrasato da Arafat, disse che ‘è con il ventre delle nostre donne che conquisteremo l’Europa’. Demografia, immigrazione, comunitarismo, radicalizzazione e vittimizzazione sono i cinque vettori dell’espansione dell’islamismo. E’ già un tale successo che l’occidente si senta circondato, minacciato e condannato a lungo termine. La fortezza e le mura che l’occidente erige qua e là per proteggersi non dureranno a lungo a causa della determinazione degli islamisti”.

E a chi lo taccia di pessimismo, Sansal risponde: “Se essere ottimista significa che tutto va bene, preferisco i pessimisti che tremano. La situazione è seria, siamo tutti sulla stessa barca. Devi parlare, avvertire, avvertire, avvertire”.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.