La Statua della Libertà a New York (Foto LaPresse)

Huawei e i fanatici dell'Isis scelgono il modello occidentale

Daniele Raineri

Il colosso delle telecomunicazioni invoca la Costituzione americana e dodici jihadisti francesi a processo in Iraq vogliono giudici europei

Roma. L’azienda cinese Huawei in questi giorni ha presentato ricorso contro una legge americana del 2018 che la danneggia, e il motivo principale del ricorso è che la legge è ingiusta perché è “incostituzionale”, quindi non rispetta la Costituzione americana (i dettagli più avanti). Gli uomini dello Stato islamico con passaporto inglese e catturati in Siria chiedono nelle interviste di questi giorni – ma è da mesi che ripetono la richiesta – di essere giudicati da un tribunale nel Regno Unito perché si fidano di più dei giudici britannici. Per dodici loro compagni francesi, trasferiti in Iraq e condannati tutti a morte negli ultimi quattro giorni in processi che a volte durano dieci minuti, l’unica speranza è che il consolato francese che segue le udienze riesca a far commutare come ha annunciato le impiccagioni in ergastoli (ma non è affatto detto che ci riesca, o che ne abbia davvero voglia). Il succo è questo: la stessa Cina che in questi giorni ha bloccato qualsiasi manifestazione e qualsiasi pur minima allusione su internet per ricordare il massacro di piazza Tiananmen, trent’anni fa, perché secondo la regia ubiqua del partito unico il ricordo di quei fatti dev’essere cancellato dalla memoria e dalla coscienza nazionale; e gli stessi fanatici dello Stato islamico che hanno lasciato le città europee per andare a torturare, sequestrare e uccidere in medio oriente: entrambe queste entità ostili quando sono nei guai provano ad appellarsi ai pilastri del diritto occidentale.

 

Il che da un lato ci conferma quanto sono spregiudicati questi grandi detrattori dell’occidente, perché non perdono occasione per provare a rivoltare il modello occidentale contro l’occidente stesso. Dall’altro ci conferma che il modello occidentale ci è caro per ragioni che sono piuttosto solide e che non vanno buttate via con facilità. Teniamocelo un poco più stretto questo modello, che piace pure agli avvocati cinesi e ai massacratori dei gruppi terroristici, e l’opposto invece non succede mai. Per ora nessuna azienda americana insiste per farsi giudicare secondo il metro legale della Cina e nessun prigioniero occidentale ci tiene a farsi processare secondo le leggi dello Stato islamico.

  

Huawei dunque si appella alla Costituzione americana in una corte del Texas. All’inizio di questo pezzo l’abbiamo definita “azienda” ma è un’espressione senz’altro riduttiva perché è la multinazionale più importante del mondo nel settore telecomunicazioni e ha già in mano la tecnologia del futuro, il 5G, sembra uno spot ma è vero, promette di incrementare la velocità di trasmissione dei dati così tanto che la fluidità farà sembrare l’internet di oggi grezzo e disfunzionale. Il governo americano non si fida perché teme che dare in mano a Huawei le comunicazioni sia come darle in mano alla Cina e ha fatto una legge che proibisce a Huawei di vendere forniture alle agenzie del governo americano. L'azienda cinese dice che questo comportamento è il frutto di un giudizio di colpevolezza che però è arrivato senza prove e senza processo e quindi è contrario alla Costituzione americana.

 

Anche i volontari europei dello Stato islamico si stanno scoprendo esperti di diritto, da quando sono stati catturati e rischiano di essere condannati a morte. I prigionieri inglesi combattono contro la legge inglese del 2014 che consente la revoca della cittadinanza in casi come i loro, e chiedono di essere trasferiti a Londra per finire davanti a un giudice che per quanto kafir, infedele, almeno avrà buona pratica del diritto inglese. I francesi sono messi molto peggio. Dodici di loro sono stati consegnati all’Iraq, che li giudica in base a una legge di applicazione larghissima che non tiene in nessun conto i casi specifici e le storie personali: non conta se per lo Stato islamico eri soltanto un cuoco e non hai mai messo piede in Iraq, il mero fatto di esserti unito allo Stato islamico rappresenta un pericolo esistenziale per la nazione irachena ed è punibile con la morte. I francesi, che prima bruciavano i passaporti, annullavano le loro personalità nel grande assembramento dello Stato islamico e festeggiavano gli attentati in Europa, ora vorrebbero essere giudicati in quanto francesi con le loro storie peculiari. Nel giro di quattro giorni sono stati tutti condannati a morte. La Francia potrebbe fare pressione e ha dichiarato che la farà, ma non ci sono molte chance che funzioni.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)