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Noi occidentali sordi allo Sri Lanka

Ross Douthat spiega cosa ci impedisce di capire quanto successo nel giorno di Pasqua

"I radicali sanguinari che hanno fatto esplodere bombe e ucciso centinaia di persone la domenica di Pasqua in Sri Lanka hanno scelto i loro obiettivi con finalità ideologiche", scrive Ross Douthat. "Turisti e missionari, Coca-Cola e Chiesa cattolica: è lo stesso nemico invasore, marchi diversi per la stessa vecchia crociata. Ufficialmente, l’élite politica e culturale del mondo occidentale fa del suo meglio per indebolire e respingere questa narrazione. L’immaginario liberale reagisce con disagio all’idea di Samuel Huntington di uno scontro di civiltà, o a qualsiasi cosa che contrapponga un ‘occidente’ unito a un’alternativa islamista o islamica. L’idea di un ‘occidente cristiano’ viene respinta in modo particolarmente energico, ma termini ancora più banali come ‘civiltà occidentale’ e ‘giudeo-cristiana’, un tempo destinati a offrire una narrazione più ecumenica della storia euro-americana, sono ora considerati pericolosi, esclusivisti, sciovinisti. Eppure c’è anche un modo in cui il discorso liberale in occidente accetta implicitamente una parte della premessa dei terroristi – trattando il cristianesimo come una proprietà culturale del liberalismo contemporaneo, un’eredità religiosa particolarmente occidentale che anche coloro che non credono hanno uno speciale obbligo di rifare e riformare. Si potevano vedere entrambi quegli impulsi all’opera nella discussione dopo il grande incendio di Notre-Dame. Da un lato c’è stata una reazione liberale stridente contro le letture della tragedia che sembravano troppo amichevoli sia al cattolicesimo medievale sia ad alcune concezioni religiosamente infuse dell’occidente. Ma allo stesso tempo c’era un palpabile desiderio di rivendicare la Notre-Dame ancora fumante a un’idea astratta della modernità liberale, un rapido arruolamento di vari architetti e menti per immaginare come la cattedrale potrebbe essere ricostruita per essere in qualche modo più laica e cosmopolita, più una cattedrale per i nostri tempi multiculturali. […] Ma se l’equazione del cristianesimo tradizionale con il privilegio ha una qualche rilevanza per l’attuale situazione euro-americana, se applicata globalmente è un grossolano errore di categoria. E così le principali vittime del peculiare rapporto del liberalismo occidentale con la sua eredità cristiana non sono i tradizionalisti in occidente; sono cristiani come quelli assassinati nello Sri Lanka, i pastori incarcerati in Cina, o i martiri copti del Nord Africa, o uno qualsiasi dei milioni di cristiani non occidentali che vivono sotto costante minaccia di persecuzione. In fondo tutti questi fallimenti illustrano la posizione insolita e difficile del cristianesimo tradizionale in Europa e negli Stati Uniti. La vecchia fede della civiltà è allo stesso tempo troppo influente e politicamente minacciosa per sfuggire alla frenesia passiva-aggressiva del liberalismo, eppure troppo debole, compromessa e francamente auto-sabotatrice per dare forma a un conservatorismo alternativo. Ma queste difficoltà e questi dilemmi sono anche un lusso relativo a ciò che i nostri fratelli cristiani affrontano. E le fotografie dei cristiani dello Sri Lanka disposti come martiri dovrebbero essere sempre nei nostri pensieri”.

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