Biennale, il best of in una nuova mostra

Michele Masneri

Tutte le arti insieme per la prima volta, per i 125 anni di Venezia

Come tante famiglie abituate a non stare tanto sotto lo stesso tetto, e improvvisamente bloccate dal lockdown, anche le arti della Biennale improvvisamente si sono ritrovate in coabitazione. Così musica, danza, teatro, cinema, architettura e arti visive, le tante facce della mostra di Venezia, per la prima volta in 125 anni si ritrovano insieme, almeno in una mostra, che si chiama “Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia”, in programma dal 29 agosto all’8 dicembre al Padiglione Centrale dei Giardini. L’ha presentata mercoledì il nuovo presidente Roberto Cicutto. “L’idea di realizzare qualcosa che mettesse insieme tutte le arti c’era già prima della pandemia, ma le circostanze ci hanno portato a focalizzarci maggiormente su questo lavoro che ha visto collaborare intensamente ogni settore” ha spiegato Cicutto. In collegamento, i direttori: Cecilia Alemani per le arti visive (che coordina anche l’allestimento, curato da Formafantasma), Alberto Barbera per il cinema, Marie Chouinard per la danza, Ivan Fedele per la musica, Antonio Latella per il teatro, Hashim Sarkis per l’architettura.

 

La mostra “comunitaria” è soprattutto un gran viaggio nei fantasmagorici archivi biennaleschi: una specie di enciclopedia suddivisa in capitoli: dagli Anni del Fascismo (1928-1945) alla Guerra fredda e ai nuovi ordini mondiali (1948-1964), dal ’68 alle Biennali di Carlo Ripa di Meana (1974-78), dal Postmoderno alla prima Biennale di Architettura fino agli anni 90 e l’inizio della globalizzazione. Tra i reperti, ecco un Pasolini in piedi molto attento tra le folle contestatrici alla mostra del cinema del fatale 1968; ma prima, visite di gerarchi nazisti, musicisti “degenerati” come Stravinskij e Bartók, controfestival in Campo santa Margherita nel 1972; e ancora: Picasso sessantasettenne alla sua prima Biennale, Peggy Guggenheim che non ha ancora comprato il palazzo ed espone la sua collezione al padiglione greco; Gregotti che sperimenta molto prima che esista una vera Biennale di architettura (1980).