Tempesta di esperti
Tra comitati e task force ci si è dimenticati del Parlamento, l’unico organo che può decidere qualcosa
Task force. Comitati tecnici. Gruppi di lavoro. Il coronavirus, oltre che provocare un grave stato infiammatorio nei corpi di alcuni dei nostri concittadini infetti, ha pure creato un’infiammazione sociale e politica che ha portato alla smodata moltiplicazione di comitati tecnici, gruppi, task force.
La tempesta citochinica, che tanti danni fa ai nostri polmoni malati, ha trovato contraltare in una tempesta comitatica, che ha portato al rapidissimo fiorire di incarichi per centinaia di esperti, sia da parte di amministrazioni pubbliche che di aziende private: per ogni cosa serve un comitato, nella paralisi della politica atterrita quando è chiamata a prendere decisioni su base scientifica e razionale, dopo il fallimento dei richiami a non fermarsi che tanti disastri hanno causato.
A pressione sufficiente da parte di qualche gruppo di interessi o comitato sociale, si risponde non con azioni chiare e strategie condivise, ma con l’istituzione di tavoli di lavoro e task force. Per questo, nel momento in cui l’opinione pubblica, di fronte ai morti, ha chiesto ragione dell’allegro ignorare delle allarmi lanciate dalla comunità scientifica, si è creato un apposito comunicato tecnico-scientifico; e adesso che la pressione del mondo finanziario si rifà sentire con maggior forza, dopo aver per un attimo allentato la presa di fronte ai disastri di cui mai si prenderà la responsabilità, si mettono da parte gli scienziati e si è creata la task force per la fase 2, la cui guida e composizione denunciano molto bene la spinta fortissima che ne ha richiesta l’istituzione.
Eppure, manca ancora l’unica assemblea che avrebbe titolo per prendere le decisioni più importanti per i cittadini – potremmo chiamarlo il comitato di pietra: il Parlamento. E’ arrivato il momento di chiederci a che serva. In nome della fretta e dell’emergenza, si è stabilito che il Parlamento sia troppo lento e incapace di discutere il bene del paese; per cui esso è ridotto a mero notaio dell’azione governativa. La quale, a sua volta, si fonda sulla discussione che avviene nei comitati e nelle task force di sua diretta e opaca nomina, in luogo delle commissioni parlamentari; chiudendo così il cerchio ed eliminando uno dei contrappesi più importanti all’azione del governo in democrazia.
Se questa decisione è ormai irrevocabile, è bene che i cittadini ne siano coscienti: la comitatocrazia è iniziata. Suo scopo primario è tutelare la politica e i grandi elettori, non il paese; ragion per cui la nostra unica speranza risiede nella coscienza e nelle capacità del manager di turno, non dei nostri rappresentanti eletti.