(foto LaPresse)

Meglio la semplicità

Enrico Bucci

Abbiamo bisogno di sobrietà e anche nelle regole (tante) per affrontare la cosiddetta fase 2

Micromanagement. E’ la tendenza a gestire il comportamento delle persone, fisiche e giuridiche, stabilendo puntigliosamente una serie infinita di dettagli circa il comportamento che ciascuno deve attuare. Spostarsi per raggiungere i congiunti, ma, attenzione, stabiliamo chi sono davvero i congiunti. Apriamo tabaccherie e librerie, poi per i parrucchieri vedremo, e stabiliremo le regole cui essi devono attenersi. Sedersi in metropolitana sì, ma secondo uno schema prestabilito.

 

E così via, in una serie infinita di possibilità che mai potrà ricomprendere tutti i possibili comportamenti o le possibili situazioni in cui si potrebbero trovare le persone. Per quanto possa sembrare strano, è la strada che molti governi, locali e nazionali – non solo quello italiano – stanno ardimentosamente intraprendendo: normare ambiti anche relativamente ristretti del comportamento individuale dei cittadini, come mi confermano diversi colleghi anche in Germania e Francia.

 

E’ evidente che, pur nel volenteroso impegno in buona fede che tende a comunicare istruzioni chiare ai cittadini, e senza necessariamente voler invocare un atteggiamento paternalistico di chi ci governa, questa strada non può funzionare, perché lo spettro dei comportamenti umani e delle singole decisioni da prendere è infinito. Inoltre, una simile, cavillosa normativa – con richiami infiniti a normative precedenti – non tiene conto che è assolutamente inattuabile nel concreto, se non cofidando nella buona volontà delle persone: buona volontà, però, che può estendersi solo fino al punto in cui rispettare tutte le microregole previste non diventi impossibile.

 

Vale in Italia come in Germania o in Francia: più che a un’infinita serie di regolamenti e norme, è arrivato il momento di ricorrere a una serie di “avvertenze per l’uso” rivolte alla fase 2, che ciascuno debba attuare nelle forme e nei modi di volta in volta possibili. Mascherine, continua pulizia delle mani, distanza dalle persone, schermi in plexigas ove si può, comportamenti prudenti nell’evitare assembramenti e contatti ravvicinati e prolungati oltre una soglia minima temporale con altre persone: alla fine, queste e poche altre misure sono quelle che ci serve attuare come singoli cittadini. Non possiamo inseguire singole normative volte a stabilire persino quale sia la corretta maniera di bere un caffè: abbiamo bisogno di parametri semplici, che riadatteremo di volta in volta alle circostanze reali che ci troveremo ad affrontare.

 

L’obiezione che gli italiani (ma oggi l’ho sentita da un tedesco a proposito di tedeschi) non siano in grado di agire responsabilmente, se non vi sono costretti, vale poco: di fatto, non è possibile immaginare a fronte di una copiosa produzione di carta bollata di avere i mezzi reali per fare osservare una sterminata quantità di norme né è logico pensare che chi contravviene a delle norme semplici di comportamento (le famose istruzioni per l’uso) poi non contravvenga anche alle mille leggi e regolamenti inattuabili e la cui attuazione è nei fatti impossibile da controllare.

 

Abbiamo bisogno di sobrietà e semplicità, anche nelle regole per affrontare la cosiddetta fase 2: cerchiamo di non affogare nei regolamenti, nelle multe, nei garbugli giuridici che troppo spesso caratterizzano il nostro paese.

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