Un sorriso perfetto

Paola Peduzzi e Micol Flammini

Il momento dei saluti è arrivato, cosa guardare, cosa aspettarsi dalle elezioni europee nella speranza di non ritrovarci, anche noi, impigliate in Purgatorio 

"Come ti vidi mi innamorai

Tu sorridi perché lo sai"

Dal Falstaff di Arrigo Boito

23 maggio 2019

Oggi si comincia a votare nel Regno Unito e in Olanda, le elezioni europee sono arrivate e questo è il nostro ultimo appuntamento.

Abbiamo fatto un viaggio bellissimo in Europa, grazie a voi che siete stati con noi. Prima di entrare nel merito di quel che accadrà nei prossimi giorni, vi raccontiamo la storia di un sorriso. Un sorriso perfetto. Un sorriso perfetto ed europeista.

Molti vanno in Ungheria per rifarsi il sorriso. Direte voi: cosa c'è da ridere nella terra di Viktor Orbán chissà. Infatti il premier ungherese c'entra poco con il business del sorriso perfetto.

E’ un business importante anche se un po’ nascosto: il Monde ha raccontato che in Ungheria i francesi spendono più denaro. Lo dicono le statistiche – un po’ in allarme per i dentisti locali – e indicano che i numeri sono in aumento: nel 2018 quasi quattro milioni di francesi sono andati a Budapest e tra un volo low cost, un momento di relax alle terme (magnifiche), gulash e palinka, sono andati dal dentista. In Ungheria i dentisti parlano francese, si sono specializzati e allenati proprio per accogliere questi turisti del sorriso.

Le eccellenze ungheresi, chi l'avrebbe mai detto.

E’ inutile cercare le ragioni soltanto nell’economia: in questa nostra Europa, tutto si trasforma in storia. Infatti i primi ad andare in Ungheria per questioni di sorriso sono stati gli austriaci – non è meraviglioso? – e hanno iniziato quando ancora c’era la cortina di ferro. Da lì gli ungheresi hanno capito: se vuoi fare il dentista e parli soltanto una lingua, rassegnati a guadagnare la metà.

 

Gli italiani invece per questioni di denti e relax preferiscono la Croazia. Denti nuovi, carnagione dorata e salsedine tra i capelli. Si parte con il broncio e si torna con il sorriso.

E lo sapete: quanto ci mancheranno certi sorrisi europeisti.

Ventotto paesi, quasi 400 milioni di persone al voto, un Parlamento europeo da riempire – l'unica istituzione europea eletta direttamente – con 751 seggi e otto gruppi parlamentari. Cosa fa il Parlamento europeo? Passa le leggi europee, supervisiona la commissione europea e il budget annuale europeo (145 miliardi di euro).

Jonathan Lis ha scritto un articolo delizioso sul funzionamento del Parlamento europeo, "giusto se siete interessati".

Per capire come va a finire, abbiamo cercato di individuare le contese più rilevanti.

Intanto, l'ultima proiezione messa insieme da Europe Elects.

Non ci sono molte novità. Abbiamo cercato di dare un senso a questi mesi di campagna elettorale con un lungo articolo che partiva dalle cotolette e finiva con un volo (in mezzo numeri, alleanze, molte voci).

Alcune cose nuove però sono successe: ecco l'elenco.

 

1. La Francia, Macron vs Le Pen. L'abbiamo già detto, siamo a una riedizione del secondo turno delle presidenziali del 2017. La novità di questa ultima fase della campagna elettorale, con l'avanzata della Le Pen, è che Macron ha deciso di metterci la faccia, rischiando in proprio. C'è chi dice che è la solita ingerenza personalistica del presidente (narcisista!, gli ha detto il capolista dei gollisti, François-Xavier Bellamy) e chi invece pensa che soltanto così si possono invertire i fattori. Perché i fattori si sono invertiti e nelle ultime rilevazioni la Le Pen con il suo Rassemblement national è davanti.

Per Macron perdere in casa sarebbe molto brutto, anche perché fa molta fatica a creare un'alleanza coesa e coerente per il suo gruppo europeo, Renaissance, che è l'unione dell'Alde e della République en marche: mettere insieme le forze progressiste, anche a questo giro, è stata un'impresa difficile e un po' fallita.

Di questo si parlerà molto dopo il voto: però attenzione, i numeri sono ballerini, e non è vero che Macron ha preso soltanto batoste.

 

2. A proposito di unione delle forze progressiste. In Polonia questa coalizione c'è, e va anche bene.

Complici anche gli scandali sessuali dentro alla chiesa polacca e l'uscita di un documentario su YouTube, il PiS, accusato di voler coprire i preti accusati di pedofilia, in questi ultimi mesi ha perso diversi punti. Nemmeno gli allevatori sono disposti a sostenerlo. La Coalizione europeista che è nata in Polonia a febbraio è una forza elettorale, un fenomeno tutto polacco che racconta la voglia di dimostrare che Varsavia non è euroscettica, non assomiglia all'Ungheria, è appunto europeista!  La coalizione (Ke) è formata da Po, il partito di Donald Tusk, i popolari del Psl, Nowoczesna, l'Alleanza di sinistra democratica (Sld)  e i verdi, che esistono anche in Polonia anche se prenderanno pochissimo e ha un unico obiettivo: portare Varsavia fuori dai guai con Bruxelles in cui il PiS l'ha trascinata. C'è anche un altro partito da tenere d'occhio, sempre europeista, ma che non ha voluto partecipare alla coalizione. Si chiama Wiosna, Primavera, è stato fondato da Robert Biedroń, e alla coalizione, soprattutto al Po, potrebbe portare via non pochi voti.

3. I Verdi in Germania. Ci eravamo occupate della cosiddetta "onda verde" tempo fa, e siamo andate a ricontrollare. L'effetto complessivo di una campagna elettorale in cui la questione ambientale ha avuto grande clamore mediatico si riduce in 4/5 seggi in più. Che però potrebbero diventare decisivi: i popolari e i socialisti non hanno la maggioranza al Parlamento europeo, potranno aver bisogno di Renaissance e anche dei Verdi (che sono corteggiati anche dalle forze di sinistra).

In particolare, bisogna vedere come vanno i Verdi tedeschi, i Grünen, che trainano tutti gli altri e che hanno registrato una grande crescita rispetto a cinque anni fa. Già da qualche tempo, hanno consolidato il loro vantaggio nei confronti dei socialdemocratici tedeschi, ma lo scarto non è grosso.

Anche i Verdi britannici contano su un buon risultato, come i Lib-Dems (che con il loro slogan indicibile sono riusciti ad attirare l'attenzione degli europeisti), a discapito del Labour in particolare: in questo modo gli inglesi potrebbero contribuire alle alleanze europeiste (aspettando la Brexit o la fine di Theresa May o nuove elezioni, o tutto insieme).

 

4. L'Olanda, la battaglia di Rutte. Oggi si vota nei Paesi Bassi, ed è una gara a due: il premier Mark Rutte contro il Forum voor Democratie (FvD), il partito euroscettico e Nexit-oriented (l'uscita dell'Olanda dall'Ue) di Thierry Baudet, che è andato molto bene alle recenti amministrative (Baudet, il nuovo volto della estrema destra olandese, ha 36 anni, ama suonare il piano in ufficio, postare foto nudo, e fare citazioni in latino in Parlamento: lo avevamo intervistato durante la campagna elettorale del 2017, prima). Baudet ha drenato consensi soprattutto all'altro partito euroscettico, quello di Geert Wilders, alleato di Matteo Salvini: cannibalismo interno. Ma ora, come in Francia, i sondaggi sono molto stretti.

Anche Rutte adora il pianoforte ma a differenza di Baudet ha una visione molto precisa dell'Europa del futuro, una terza via tra Francia e Germania: unità e poche riforme ma fatte bene. Il suo nome circola parecchio a Bruxelles come leader di qualche istituzione europea.

5. Visto che siamo in tema di populisti, togliamoci il dente. Sull'alleanza di Matteo Salvini non potete che sapere tutto visto che più copertura di così era difficile. Due dettagli: quel che accade in Austria, dopo che il cancelliere, Sebastian Kurz, ha rotto l'alleanza di governo con l'Fpö, l'estrema destra (qualche approfondimento: un ritratto di Kurz, la storia del video che ha portato alla caduta del vicecancelliere Strache, i middlemen del populismo, e una lezione per l'Italia). Lunedì ci sarà il voto di fiducia su Kurz, che ha sostituito i ministri dell'Fpö e che però senza l'appoggio dei socialdemocratici dell'Spö in Parlamento potrebbe non farcela a guidare il governo fino alle elezioni di settembre. Intanto i sondaggi, prima e dopo lo scandalo.

L'Fpö è in calo, ma continua a mantenere consenso, a dimostrazione del fatto – Trump docet – che l'elettorato populista è spesso indifferente agli scandali dei suoi leader.

Il secondo dettaglio: la Danimarca. Il 5 giugno si voterà alle elezioni anticipate, intanto alle europee c'è un calo del partito populista (alleato di Matteo Salvini) che ha dato sostegno esterno alla coalizione di destra al governo. Le priorità per i danesi oggi sono diverse, e non hanno a che fare con quelle dei sovranisti. In più il voto populista si è frammentato (a volte capita anche a loro) e l'offerta si è radicalizzata.

6. Dalle parti dei Cinque stelle. Abbiamo iniziato a parlare delle chiacchieratissime alleanze grilline da un po'. Luigi di Maio ha radunato alleati fragili che a malapena riusciranno a eleggere un paio di deputati. Il gruppo in cui l'M5s siede al Parlamento europeo, Europa della libertà e della democrazia diretta, rischia di spopolarsi. Nigel Farage ha portato via dall'Ukip molti eurodeputati, li ha portati nel Brexit Party e anche se ancora non è certo, sta pensando di unirsi all'Alleanza dei popoli e delle libertà di Matteo Salvini. Gli alleati che i Cinque stelle vorrebbero portare nel gruppo sono: i polacchi di Kukiz'15, gruppo di estrema destra un tempo alleato del PiS con a capo un ex cantante punk, i croati di Živi zid, Barriera vivente, i finlandesi di Liike Nyt e i greci di Akkel. Un gruppo di estremisti di destra e di sinistra che faticheranno a raggiungere la soglia di sbarramento, Kukiz'15 che è quello che prenderà più voti forse riuscirà a ottenere 3 seggi, Živi zid uno, gli altri nessuno.

Per formare un gruppo in Parlamento bisogna avere almeno 25 deputati e rappresentare almeno quattro stati membri. L'impresa per l'M5s non è scontata, ma intanto rimangono le foto di famiglia.

7. L'affluenza, senza illusioni. L'affluenza alle europee è in calo da quando sono state introdotte le elezioni all'inizio degli anni Settanta. Ci sono state tantissime iniziative in Europa per la mobilitazione – soprattutto per i più giovani, che nel 2014 furono pochini a votare (il 28 per cento). @GregSorgi ci ha segnalato due iniziative più, come dire, curiose: nel Regno Unito, un nonno ha ceduto il voto alla nipotina minorenne, creando una moda; in Italia la squadra di basket Verga Palermo (appena promossa in Serie A1, complimenti!) si allena con le magliette di #Stavoltavoto (la campagna di sensibilizzazione del Parlamento europeo), e ha allestito dei punti informativi prima di ogni partita per invogliare la gente a votare. “C'è stato grande interesse ed entusiasmo ovunque siamo andati – dice l'addetto stampa, Giuseppe Corrao – In trasferta solo una squadra si è rifiutata di farci allestire il nostro spazio”.

Giusto se siete interessati: in alcuni paesi il voto delle europee coincide con altre consultazioni. Si incomincia domani in Irlanda con le elezioni locali.

In Lituania ci sarà il ballottaggio per eleggere il nuovo presidente tra Ingrida Šimonytė, ex ministro delle Finanze, e Gitanas Nauséda, docente di economia. Il presidente uscente tanto amato, Dalia Grybauskaitė, non è più eleggibile perché ha superato i due mandati e forse la attende un impegno in Europa.

In Spagna ci saranno le regionali e le municipali, un appuntamento importante per il primo ministro socialista Pedro Sánchez. Possono essere una sanzione o un premio, ma il suo obiettivo è raddoppiare.

 

Anche in Belgio ci saranno un po’ di voti: federali, regionali ed europee (che avranno anche a che vedere con i futuri volti che popoleranno le strade brussellesi). In Grecia e Romania si voterà per le elezioni locali, un piccolissimo segnale o un sonoro avvertimento per i successivi appuntamenti elettorali. Ad Atene ci saranno le legislative il 20 ottobre e Alexis Tsipras non è tra i favoriti, mentre a Bucarest ci saranno le presidenziali, ma la data deve ancora essere decisa.

Dentro ai palazzi delle istituzioni europee succedono anche cose incredibili. Ad esempio, Maxime Calligaro, dopo aver passato un po' di tempo a Strasburgo come assistente parlamentare, ha scritto un giallo assieme a Éric Cardère dal titolo "Les Compromis" su una morte misteriosa nel Parlamento europeo.

Abbiamo chattato di elezioni europee, di palazzi brussellesi, del purgatorio e ovviamente di come scrivere di Unione europea.

(Le risposte sono in francese, se volete qui le trovate in italiano)


Un giallo sull'Ue, perché?

In questo luogo misterioso e lontano che è il Parlamento europeo quali sono le tre cose che più ti hanno colpito?

E la terza?

Ma quindi è vero che l'Europa può far innamorare! Il futuro Parlamento però con ogni probabilità apparirà diverso, speriamo ci si possa ancora innamorare.

Se la storia dell'Ue fosse un romanzo, per te sarebbe un giallo.

Ed ecco la domanda che abbiamo sempre fatto, dall'inizio. Ma se tu come Donald Tusk potessi riservare un posto all'inferno per qualcuno, per chi sarebbe?

E all'inferno non vuoi metterci proprio nessuno?

Anche a noi il Purgatorio piace immaginarlo così, come le panche verdi di Westminster.

  • Abbiamo provato a capire questo studio del Council on Foreign Relations che sostiene che il miglior modo per comprendere l'Europa del 2019 non è guardare l'America o il Regno Unito ma Westeros, cioè “Game of Thrones”. Non avendone mai visto nemmeno una puntata, abbiamo desistito: magari però a voi consumatori di dragoni piace.

  • Sull'Ucraina e sul presidente Zelensky che ha indetto le elezioni parlamentari anticipate per il 21 luglio, c'è questo ritratto molto interessante di Peter Pomerantzev, che spiega tante cose sul consenso.
     
  • Sui legami tra i partiti nazionalisti europei e la Russia abbiamo letto molto dopo l'affaire austriaco. Tra i preferiti: @DavCarretta, che ha fatto un thread precisissimo, Adriano Sofri ha fatto un'analisi strepitosa. Poi è uscito un altro video, su Nigel Farage, che oggi è dato per vincente alle elezioni: è al Ritz assieme a persone che amano molto la Russia e che spargono meme di estrema destra nella rete e chiede soldi e “tutto l'aiuto possibile”.
     
  • Gli architetti olandesi Rem Koolhaas e Stephan Petermann hanno lavorato per creare una nuova immagine dell'Unione europea, lontana da quella solita della burocrazia-senza-faccia e delle colpe inventate dell'Ue (l'olio tunisino!). Con i dati della commissione europea hanno dimostrato che l'associazione all'Ue costa più o meno come un abbonamento mensile a Netflix. Ecco il video pubblicato dal Guardian: dura poco più di tre minuti ed è una di quelle cose che ci fanno dire “perché cavolo non lo abbiamo fatto noi”.

  • Vogliamo chiudere come abbiamo iniziato: con Robert Menasse, ve lo abbiamo nominato più e più volte durante questo nostro viaggio. Sellerio ha pubblicato "Un messaggero per l'Europa", un piccolo manuale, veloce e appassionato, su come ricostruire l'idea di Europa. E' tutto da leggere, ma queste pagine sugli "eurocrati" e sulla loro "natura fantastica" ribaltano l'immagine della "burocrazia-senza-faccia" dell'Ue. C'è una faccia, eccome, c'è pure un progetto diverso da quello dei burocrati nazionali, e poi sì, a volte la giacca sta un po' larga, ma se c'è una cosa che abbiamo imparato, in questi nostri quindici appuntamenti, è che la storia d'amore con l'Europa è come tutte le altre: ci vuole pazienza, determinazione e tanta, tantissima grazia.

Eccoci, ora ci salutiamo.

 

Abbiamo moltissime persone da ringraziare perché questa è stata una esperienza fatta di tante voci, tanti consigli e tantissime conversazioni: lo faremo nei prossimi giorni, ma loro lo sanno già che non ci hanno fatte sentire sole.

 

Nel fine settimana ci ritroveremo, con uno speciale EuPorn e con una diretta sul Foglio domenica sera.

Ci riconoscerete, siamo quelle che sorridono.

 

 

I nostri trascorsi:

il primo appuntamento

i matrimoni di convenienza

una leggera cotta

la prima volta

il divorzio del secolo

ti presento i miei

il migliore amico

ha bussato qualcuno, apri tu?

l'amante spagnolo

com'eravamo

di Europiattismo e di altre bugie

non fare quella faccia

chi porta i pantaloni

un colpo al cuore