Neofascisti, filo Putin, anti euro. Di Maio vuole fare il capo dei gilet gialloneri

Le compagnie imbarazzanti in Europa dicono che il M5s è un partito autoritario. Giù la maschera, Di Maio

Luciano Capone

Roma. Dopo il video di “Piazza Pulita” su La7 in cui il leader dei gilet gialli incontrato da Di Maio, Christophe Chalençon, dice di avere “paramilitari pronti a intervenire per far cadere il governo” di Emmanuel Macron e afferma che la Francia è “sull’orlo della guerra civile”, il vicepresidente del Consiglio prende le distanze. “Non intendiamo dialogare con chi parla di lotta armata o guerra civile”, dice mentre presenta gli alleati in Europa. Ma le compagnie imbarazzanti del M5s non si limitano ai golpisti francesi in gilet giallo. 

  

  

Luigi Di Maio si propone come leader di un nuovo fronte europeo, di un nuovo gruppo parlamentare che dovrebbe fare da ago della bilancia a Bruxelles, composto dal M5s e, per il momento, da altre quattro forze politiche: i croati di Zivi Zid, i polacchi di Kukiz ’15, i finlandesi di Liike Nyt e i greci di Akkel. “In questo evento non ci sono esponenti dei gilet gialli. C’è stata un’interlocuzione con una realtà complessa, ma noi non abbiamo intenzione di dialogare con quell’anima che parla di lotta armata o guerra civile”, ha detto il Di Maio. Come se le esternazioni violente e gli appelli ai militari di Chalençon fossero una novità e non invece la riproposizione di una linea politica già espressa in passato, che proprio per questo motivo ha causato uno scontro diplomatico senza precedenti con la Francia. E se davvero il vicepresidente del Consiglio italiano fosse andato in Francia per stringere un patto politico con Chalençon, senza sapere di avere di fronte un personaggio che invoca il golpe e la guerra civile per cacciare Macron, allora la situazione è ancora più grave.

     

Soprattutto perché, se così fosse, oltre che incosciente, Di Maio è pure sfortunato. A parte la finlandese Karolina Kähönen, fondatrice del piccolo partito liberal conservatore Liike Nyt, quelli seduti a fianco a lui durante la presentazione del nuovo cartello europeo antiestablishment, sono infatti tutti leader di movimenti estremisti.

     

  

Pawel Kukiz, è un ex cantante punk, che ha fondato il partito antiestablishment Kukiz ’15, con cui nel 2015 è arrivato terzo alle presidenziali in Polonia. Kukiz ’15 è un partito populista, con profondi legami con il mondo neofascista e neonazista. A partire dal 2010 Kukiz è stato uno degli organizzatori della “Marcia dell’indipendenza”, la manifestazione dell’11 novembre che celebra l’anniversario dell’indipendenza della Polonia, ma che nel corso degli anni è diventato un evento che chiama a raccolta i movimenti xenofobi, ultranazionalisti e di destra radicale di tutta Europa. Con Kukiz, il partito alleato di Di Maio, sono stati eletti in Parlamento cinque esponenti del Movimento nazionale (Ruch Narodowy), ovvero gli alleati di Forza Nuova. Non a caso Roberto Fiore, il leader del partito neofascista italiano, è stato più volte invitato al Parlamento polacco dal suo amico Robert Winnicki, eletto deputato con Kukiz: “Noi, patrioti contro Soros e De Benedetti”, ha dichiarato Fiore al Parlamento polacco quando ha incontrato Winnicki.

  

   

Il giovane politico seduto alla sinistra di Di Maio era Ivan Sincic, arrivato terzo alle presidenziali croate del 2014 con Zivi Zid, un movimento con tratti di sinistra radicale, nato in opposizione agli sfratti e a favore della democrazia diretta. Zivi Zid è un partito antieuropeista e antiatlantista, nel senso che non solo intende bloccare l’ingresso della Croazia nell’euro (un processo invece appoggiato dall’attuale governo di centrodestra), ma vuole far uscire il paese dall’Unione europea e anche dalla Nato. Non è un caso che il partito sia molto vicino alla Russia. Ivan Pernar, l’altro volto noto di Zivi Zid, molto popolare per l’abile utilizzo dei social network in stile Salvini, è un grande ammiratore di Vladimir Putin. In un’intervista a Sputnik, il giornale russo vicino al Cremlino, Pernar ha attaccato l’Ue e definito la Nato una “minaccia per il mondo intero, proprio come la Germania di Hitler”. Dominik Vuletićc, responsabile economico di Zivi Zid e probabile candidato alle europee, afferma di volere per la Croazia una “democrazia illiberale”.

   

 

L’altro alleato del M5s, Evangelos Tsiobanidis, leader di Akkel, semi sconosciuto Partito dell’agricoltura e allevamento della Grecia, proprio davanti a Di Maio ha detto che la “Grecia è occupata come nella Seconda guerra mondiale dai nazisti: oggi siamo occupati dall’Ue e dalla Nato”. Tsiobanidis ha ripetuto sull’immigrazione concetti cari all’estrema destra come quello della “sostituzione etnica”: “C’è una deportazione tattica degli immigrati per alterare la composizione delle popolazioni”.

  

L’alleanza del M5s per cambiare l’Unione europea contiene partiti di estrema destra, anti Europa, anti Nato, anti immigrazione, pro Putin e a favore della “democrazia illiberale”. Peccato per Chalençon, nel nuovo gruppo costruito dal M5s il gilet giallo golpista si sarebbe sentito a casa.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali