Valerio Onida (foto LaPresse)

Rispetto del Parlamento non vuol dire adesione acritica alla linea della maggioranza

Adriano Sofri

Perché il ragionamento di Valerio Onida sul referendum per il taglio del parlamentari (voterà sì) è facilmente ribaltabile

Valerio Onida, delle cui conoscenze e opinioni ho gran stima, dopo aver spiegato che nel referendum sul cosiddetto taglio dei parlamentari, formula da arrotini, non è implicata alcuna questione di principio, spiega la sua scelta per il Sì piuttosto che per l’astensione con il seguente argomento – se non fraintendo. Il taglio è stato votato dalle due Camere, com’è prescritto per i cambiamenti costituzionali, due volte per ciascuna Camera. Il referendum senza quorum – reso necessario perché non è stata raggiunta la maggioranza dei due terzi – è chiamato dunque a confermare o sconfessare una decisione inequivocabile, sicché la sua conferma è un modo di rispettare il Parlamento e di non esacerbare il distacco fra società e istituzioni.

 

Mi pare che l’argomento si debba almeno altrettanto ragionevolmente capovolgere. L’elettore ha assistito all’origine di questa versione della riduzione del numero dei parlamentari, la rivendicazione della punizione dei politici ladri e parassiti e del risparmio dell’erario, poi ha visto come i partiti diversi abbiano adattato il loro voto di volta in volta alla pressione demagogica o a calcoli di tenuta di maggioranze arrangiate. Motivazioni estranee e spesso opposte al merito della legge. Il realismo impone di ricordare come popolo e populisti alimentino reciprocamente la propria sbronza demagogica, e dunque il referendum ha un esito scontato. Ma il rispetto del Parlamento è altra cosa dall’adesione acritica ai comportamenti delle maggioranze parlamentari e tanto meno alle loro capriole di convenienza. Se l’argomento di Onida fosse fondato, non si capirebbe perché la Costituzione abbia previsto l’eccezione del referendum confermativo, ridotto a semplice ratifica cerimoniale. I confusi pronunciamenti trasversali improvvisamente emersi alla vigilia di un referendum fino a poco fa pressoché innominato sono simpatici, se non altro perché dissuadono dallo stupido ricatto della cattiva compagnia. Comunque si voti, la compagnia è cattiva. Ma questa improvvisata trasversalità non toglierà niente alla sostanza: che il taglio dei parlamentari è la vittoria dei 5 Stelle, e della loro parte peggiore, persone e argomenti. “Taglio delle poltrone – dice Onida – è un’espressione che odio”. Giusto, ma a vincere sarà quello, il taglio delle poltrone.