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I meteorologi ora ci azzeccano. Ma ci sono delle controindicazioni

Adriano Sofri

Siamo maghi del tempo, senza danzarci attorno e ascoltare le ossa indolenzite, e a quanto pare oltre a prevederlo lo facciamo, il bello e il cattivo tempo. Eppure qualcosa l'abbiamo perso

Sono cresciuto e invecchiato in un’epoca in cui era luogo comune l’inattendibilità dei meteorologi. Poi il witz si è arreso, e il luogo comune, più prosaico, è diventato quello che le previsioni del tempo ormai sono esatte, non sbagliano più. E’ così infatti, salve certe circostanze catastrofiche in cui l’errore non è dei meteorologi ma della meteorologia anomala, che deroga ai propri regolamenti. Il tempo prevedibile è senz’altro un gran progresso per naviganti, coltivatori, sindaci protettori civili e venditori di ombrelli da poco. Però, come sempre nei progressi, qualcosa si perde. Specialmente quando non piove da tanto, e si stava con la testa in su a studiare il cielo, le nuvole, il vento: ad aspettare e sperare, come si dice. Non più. Giovedì sole e 34 gradi, venerdì e sabato sole e 37 gradi, domenica qualche nuvoletta e 34 gradi, e così via, fino a domenica 30, forse qualche goccia. Siamo maghi del tempo, senza danzarci attorno e ascoltare le ossa indolenzite, e a quanto pare oltre a prevederlo lo facciamo, il bello e il cattivo tempo. Il progresso ha le sue controindicazioni materiali e sentimentali. Sia detto in memoria di altri mezz’agosti, quando il tempo puntualmente si rompeva, e si poteva mettere una sedia a sdraio sotto la loggia e sedersi e assistere allo spettacolo imminente di luci e suoni. Da soli, o no, se non si era soli.

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