(foto LaPresse)

Il Ciuco Maramaldo l'ha sempre torto

Guido Vitiello

Un nuovo Vademecum del perfetto fascista esordirebbe oggi con questa sentenza gaddiana

Mussolini ha sempre ragione, ma non è questo il punto; il punto, chiosava il fascistissimo Asvero Gravelli, è che “gli altri hanno sempre torto”. Ripudiando l’assioma di Longanesi e storpiandolo nei modi più fantasiosi – eccelle, al solito, Gadda: “Tuberone ha sempre ragione” o “il Ciuco Maramaldo l’ha sempre ragione” – pensavamo di aver pareggiato i conti con il fascismo. Non ci accorgevamo di attraversare la storia repubblicana con ancora sotto braccio il corollario di Gravelli. Spesso lamentiamo la menefregosa rapidità con cui un elettorato mobilissimo s’incapriccia di un capo e poi lo consegna alla pattumiera della storia. Dovremmo stupirci altrettanto della fedeltà tenace che ci lega alle nostre inimicizie. Il culto della personalità sopravvive solo nel suo lato in ombra, come in un universo religioso dove fossero scomparse le chiese e rimanessero in piedi solo le congreghe sataniche. Ci sono liberali che identificano integralmente il loro essere liberali con l’avversione alla “sinistra”, e che possono cambiare i cavalli più inconciliabili – dal socialista liberale Craxi al nazionalista illiberale Salvini – pur di non tradire il miglior nemico. E sul campo avverso, dove i capi acclamati sono rari, molti invece i demonizzati, la dedizione alle proprie ostilità non arretra neppure davanti all’autolesionismo, come dimostra l’ossessione antirenziana. Gli effetti sono non meno comici di quelli del fervore mussoliniano, e un nuovo Vademecum del perfetto fascista esordirebbe oggi con questa sentenza: che il Ciuco Maramaldo l’ha sempre torto.

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