Zucca vuota, presepi pure

Maurizio Crippa

Mario Giordano non è il pazzo che sembra, la caricatura che recita. È invece il prototipo dell’elettore medio padano e medio cattolico di oggi. E il vero orrore è che il popolo è come lui

Mario Giordano non è lo spiritato spiritello dalla voce come una sega nastro che sembra essere. Non è nemmeno la caricatura della caricatura del telepredicatore razzista bianco dell’Alabama che sognerebbe di essere. Quello è lo scherzetto, roba da pubblico di Rete 4. Non è una voce fuori dal coro, semmai è una zucca fuori di posto. Ma la cosa spaventosa è un’altra. L’altra sera ha fatto questa scena da Wanna Marchi dell’opinionismo, starnazzando “io Halloween non lo voglio festeggiare” e spaccando zucche con una mazza da baseball pittata tricolore (gliela avrà prestata la Meloni: è quella che usa lei di solito per andare a far nomadare i nomadi).

 

  

Giordano è indignato perché vuole festeggiare Ognissanti. Nessuno glielo vieta, anche se viene da chiedersi perché cazzo gente seria come i santi dovrebbero voler festeggiare con un osso di morto come lui: farebbero San Martino piuttosto, nel senso che traslocherebbero di corsa all’inferno. Ma, santi a parte: Giordano non è il pazzo che sembra, la caricatura che recita. È invece il prototipo dell’elettore medio padano e medio cattolico di oggi. Con buona pace di quelli che rifondano la Dc, Giordano clowneggia così perché il popolo è con lui, è come lui. E questo è il vero orrore. Ed è tanto con lui, che siamo ancora a ottobre e un giornale d’area già informa che “le scuole lombarde saranno piene di presepi”, perché la Regione salvinista ha stanziato “50 mila euro per tutelare l’identità cristiana”. Che se poi l’eredità cristiana è Giordano che tampina i santi il giorno di Halloween, facevano meglio a spenderli in zucche. Ma non vuote.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"