Cerimonia per il terzo anniversario del naufragio del 3 ottobre 2013, dove morirono 366 persone (foto LaPresse)

Morire per sete

Maurizio Crippa

Dei commenti trucidi di Salvini non mette nemmeno conto parlare. Ma che ci siano teologi e vescovi scandalizzati che la chiesa parli di questo, mentre al largo di Lampedusa cercano corpi che non troveranno, di questo bisognerebbe discutere

Delle tredici donne annegate di notte nel mare di Lampedusa, una incinta, una di dodici anni, degli otto bambini dispersi più tutti gli altri fino a un numero di cinquanta, molti, o la maggior parte, come sempre venivano dall’Africa subsahariana. Da luoghi dove si muore, e si fugge, per fame e per sete. E se vogliate chiamarli profughi, o clandestini, o migranti economici, oppure migranti climatici non fa differenza. Sono eufemismi della politica, finzioni della burocrazia europea. Resta il fatto che da là, e da molte parti del mondo, si scappa anche per colpa del clima. Della sete e della fame. A Roma è in corso un Sinodo della chiesa sull’Amazzonia, dove si parla anche di riforme ecclesiali e di viri probati, a chi interessa il tema. Ma si parla soprattutto di questione climatica, di risorse sprecate, di falde acquifere, di migrazioni su scala planetaria dovute a condizioni di non sopravvivenza. E forse si parlerà persino di ghiacciai che si sciolgono e foreste che bruciano. Perché è “sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa” e la vita delle creature importa, eccome. Dei commenti trucidi di Salvini su chi annega per sete non mette nemmeno conto parlare. Ma che ci siano non dico cristiani qualunque, ma persino teologi e vescovi scandalizzati che la chiesa parli di questo, mentre al largo di Lampedusa cercano corpi che non troveranno, di questo meriterebbe parlare. Di questa fissazione che fa guardare la dottrina per non vedere il Creato e le sue creature. Un giorno renderemo conto.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"