Il giudice e il dress code

Maurizio Crippa

Ieri il gip di Milano ha archiviato il procedimento per stalking e violenza privata a carico del bizzarro consigliere Bellomo. Perché può sembrare strano, ma un comportamento relazionale per quanto moralmente riprovevole non determina per forza un reato

Francesco Bellomo, ex Consigliere di stato ed ex gestore di una scuola di formazione per preparare ai concorsi in magistratura, a qualcuno piace e a qualcuno no. A me no, non ci berrei manco uno spritz, ma capisco di essere in questo un privilegiato. E’ comprensibile che alle studentesse dei suoi corsi, le quali hanno invece dovuto farselo piacere, possa piacere anche meno il gip di Milano, che ieri ha archiviato il procedimento per stalking e violenza privata a carico del bizzarro consigliere, nato su denuncia di quattro giovani che si erano iscritte ai suoi corsi. Fra le varie accuse c’era anche quella, ricorderete, di imporre un “dress code” alle sue allieve. Il gip ha di Milano che giudicato che, seppure “molte delle richieste rivolte alle borsiste appaiano incoerenti con quelli che sono i normali caratteri di un rapporto di collaborazione accademica, non può ritenersi che le stesse valgano ad integrare una condotta abituale di molestia e minaccia”. Perché può sembrare strano, ma un comportamento relazionale per quanto moralmente riprovevole non determina per forza – o non ancora ma prima o poi ci arriveranno – un reato. La nota meno mainstream è questa: “Nessun comportamento volto a coartare la libertà morale delle studentesse può infatti essere ravvisato nella sottoposizione di contratti di collaborazione la cui sottoscrizione, pur nella sua ‘singolarità’, era rimessa alla libera volontà delle aspiranti, che in diversi casi si sono rifiutate di firmare per continuare a frequentare le lezioni nella veste di studentesse ordinarie”. Sembra molto formale, peggio di un dress code. Ma la legge è una forma, per fortuna. Altrimenti i processi diventano una formalità.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"