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Non sparate sull'imam

Maurizio Crippa

Chi criticò l'abolizione del regio decreto fascista che elencava “le punizioni per i fanciulli” ora se la prende con un cattivo maestro musulmano

Seconda soltanto alla paccottiglia sul meteo (dicono i siti che sta per arrivare non l’autunno, ma la “svolta artica”), la paccottiglia sul multiculty e sui danni del multiculty è ancor più indigeribile. Anche perché il meteo almeno varia con le stagioni, invece le smanie del multiculturalismo sono sempre quelle: dire fare baciare lettera testamento, a ben guardare. Poi ci sono quei giorni strani che arrivano tutte insieme, e non si riesce a mandarle né su né giù. Un po’ come il tortellino de-maializzato di Bologna, che poi non era vero ma intanto Salvini ha fatto in tempo a dire che “stanno cancellando la nostra storia” (che se fosse la sua, non sarebbe poi male). Oppure la carte geografiche al posto del crocefisso a scuola, che invece è vera, ma avendola detta El Merendero Fioramonti è noiosamente destituita di ogni interesse (Salvini però è riemerso dal sugo dei tortellini per dire che “il crocefisso non si tocca”, manco fosse roba sua). Poi viene la storia più gustosa, o indigesta. A Padova hanno arrestato un imam del Bangladesh perché nella sua improvvisata madrassa (dove le merendine non ci sono, altro che tassarle) picchiava e umiliava i bambini troppo poco svelti a mandare a memoria le sure del Corano o troppo rumorosi, o distratti. In galera, anzi chiudergli la scuola. Che poi però, quando un annetto fa lo stato italiano, in un raro sussulto di decenza, abolì il regio decreto fascista che elencava “le punizioni per i fanciulli” e le note e le sospensioni, c’era una sacco di gente che strillava: ah, dove andremo a finire, ah, non ci sarà più rispetto e religione. E sono gli stessi stronzi che, adesso, vogliono buttare la chiave dell’imam, il loro maestro ideale.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"