Riccardo Nencini (foto LaPresse)

Salvate il soldato Nencini

Maurizio Crippa

La speranza è che per l'alfiere del Partito Socialista il destino sia diverso da quello del suo omonimo cantato da Jannacci

Soldato Nencini, soldato d’Italia / semianalfabeta, schedato: ‘terrone’, / l’han messo a Alessandria perché c’è più nebbia”. No che non s’offenderà, Nencini Riccardo, che del resto è di Barberino del Mugello, se la prima cosa che ci viene in mente (ma qui siamo malati di Jannacci, si sa) è la strepitosa, tristissima e grottesca canzone del grande Enzo, che cantava anche Mina. Quella dedicata al soldato Nencini che “mangia di gusto ’sto rancio puzzone / Ma è analfabeta, e per giunta, terrone!”. E’ solo uno di quei refrain che “ci vuole orecchio”, e nulla più. Lui al massimo è nipote di Gastone, ciclista e pistard che vinse il Giro e il Tour, gran razza toscana. E poi Nencini Riccardo è tutt’altro che analfabeta, è un professionista della politica, nonché alfiere per lunghi anni – anni in cui dichiararsi socialisti era cantare e portare la croce – di una nobile tradizione, quella del Partito socialista italiano. E’ stato uno di quelli che gli ha ridato il nome, al Psi, e ci è tornato al governo, uno del Psi che dice di essere del Psi, e solo per quello chapeau, con Renzi e Gentiloni. E, ora che è tornato (senza dirlo, ma è tornato) il pentapartito, eccolo qui, il soldato Nencini. Ieri ha deciso di unirsi al Senato alla nuova creatura di Renzi, e il suo apporto decisivo, ne bastava uno, è quello di permettere la nascita di un nuovo gruppo, che si chiamerà Partito Socialista-Italia Viva. E siccome la politica pentapartitica è l’arte del probabile, più che del possibile, speriamo che funzionerà. E che non finisca come per il soldato Nencini, che subì via lettera la scissione della sua fidanzata, come uno Zingaretti qualsiasi: “Sai tristi è aspettari: se non t’amo più, / conviene lasciarsi… Firmato: Mariù”.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"