Puritans Pillory, 17th CENT. The use of the pillory to enforce Puritan morality in colonial New England lithograph, 19th century

La festa, la pena e il populismo giudiziario dei giornali

Maurizio Crippa

Presentare il caso Della Corte in una sola prospettiva e con sottolineatura fortemente emotiva è un sorpasso pericoloso delle leggi

Il 13 marzo 2018, a Napoli, tre minorenni uccisero a sprangate la guardia giurata Francesco Della Corte, per rubargli la pistola. A fine luglio uno dei tre, detenuto, ha usufruito di un breve permesso per passare alcune ore, sotto controllo, in una canonica e festeggiare il diciottesimo compleanno. Su una pagina social sono uscite delle foto della festa. Ieri i giornali, Repubblica e Corriere soprattutto, hanno dato grande risalto a un’intervista indignata, sconcertata, della figlia della vittima, Marta. “Ci siamo sempre affidati alla giustizia. Adesso però comincio ad avere paura”, dice. Delusa dallo stato, vedendo persone che dopo “un delitto così grave ottengono un permesso dopo così poco tempo. Non c’è niente di rieducativo, in tutto questo”. Non è ovviamente a tema, qui, neppure lontanamente, muovere appunti ai sentimenti e ai giudizi, così tragici e legittimi, della figlia. Un appunto, serio, va invece rivolto ai giornali. Nel presentare la vicenda, né il Corriere né Repubblica hanno segnalato l’aspetto giuridicamente centrale della vicenda: se al detenuto è stata concessa una “misura premiale” (non un premio), si deve al fatto che la legge lo permette, all’interno di un’idea della pena che sia rieducativa. Tanto più per quel che riguarda i minori. Altrimenti vigerebbe ancora la legge del taglione. Ma non è così. Presentare la vicenda in una sola prospettiva e con sottolineatura fortemente emotiva è un modo, purtroppo frequente, di alimentare quello che è stato definito populismo giudiziario: un sorpasso pericoloso delle leggi che non fa più giustizia, e non la rende migliore.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"