Ideona discontinua. Mettiamo i poveri nelle scatole di tonno
A pochi passi dalle Ramblas hanno iniziato ad allestire, come fossero casette monofamiliari, dei container uso abitazione
È il primo weekend della discontinuità, va tutto bene, il conte vero, Gentiloni, chiacchiera per ore “in grande amicizia” con Ursula e possiamo rilassarci. Così cercavo una storia bella, per contribuire a un sabato di serenità. Ma sono incappato in questa, che non saprei dire, ma forse sarà una buona idea anche questa per la discontinuità: invece di raccattare i disperati di barconi, importiamoli direttamente dentro alle scatole di tonno (tanto l’apriscatole è tornato al suo legittimo utilizzo, no?). Sì insomma dentro ai container, o le “sardine tins” come dicono gli inglesi che sono sempre caustici. A Barcellona, libera città ricca e dagli splendidi palazzi, e già antesignana dell’housing sociale, a pochi passi dalle Ramblas hanno iniziato ad allestire, come fossero casette monofamiliari, dei container uso abitazione. Per metterci i poveri, i perdenti alloggio e quelli che la gentrification sta cacciando ormai pure dalle periferie. Si aprono porte e finestre (con l’apriscatole), si mette un bell’arredo come Ikea comanda, ed è fatta. Del resto non è un’idea venuta ai catalani, anzi i nipotini di Antoni Gaudí erano sulle prime un po’ perplessi: stanno già sperimentando il modulo abitativo a Londra, ad Amsterdam e a Mumbai. Pare che funzioni anche meglio delle casette per terremotati di quando il Cav. era il Presidente Ricostruttore. E chissà, forse sono anche una soluzione green. Potrebbero inserirla nel Programma. Al punto 27. Chissà se sono più sereno, adesso.
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