Antonio Maria Rinaldi e Claudio Durigon (foto LaPresse)

Sindaco cercasi. Salvini attivissimo e Calenda pronto all'annuncio

Gianluca Roselli

Sabato il leader di Azione potrebbe candidarsi. Nella Lega si propone Rinaldi ma il capitano preferirebbe la Bongiorno

Roma. L’ha detto chiaramente Giancarlo Giorgetti dopo la sconfitta di Lucia Borgonzoni in Emilia. È stato costretto ad ammetterlo pure Matteo Salvini. E l’ha ribadito Igor Iezzi, da poco nominato commissario (liquidatore?) della Lega Nord. “Bisogna andare alla conquista delle città, perché è lì che soffriamo di più”. Sentite Iezzi: “Come Trump a New York e Le Pen a Parigi, la Lega sconta una difficoltà nei grandi centri. Ora dobbiamo concentrare gli sforzi e trovare la chiave per intercettare quei voti”, ha detto il deputato leghista (e milanese) a Repubblica. Sbarcare in città, come la Caterina di Virzì. Possibilmente anche dentro le Ztl. Impresa tutt’altro che semplice per il movimento che fa della narrazione popolo vs élite il suo principale incubatore di consenso. A Milano, del resto, a parte l’exploit di Marco Formentini nel 1993 (ma si cavalcava l’onda di Tangentopoli), la Lega ha sempre arrancato. Quella di Bossi e quella di Salvini. Il quale, però, ora si è messo in testa di cambiare l’onda, con l’intenzione di riuscire laddove nemmeno Trump e Le Pen riescono. Per questo il leader inizierà un tour nelle città italiane.

 

Nella Capitale, in realtà, il Capitano si è già visto parecchio in autunno, con incursioni nelle periferie e nei mercati rionali, il tutto culminato con la prima convention cittadina a fine novembre. I risultati si vedono: la Lega è cresciuta nei sondaggi e ha conquistato pezzi di classe dirigente. Prima si è presa in blocco l’Ugl, il sindacato di destra, con Claudio Durigon, poi ha azzerato Forza Italia in Campidoglio. Il passaggio al Carroccio di Davide Bordoni, storico consigliere comunale berlusconiano, nel suo piccolo è un segno epocale. Alle elezioni manca più di un anno (giugno 2021), ma la Lega è l’unico partito di centrodestra che si sta muovendo per costruire un progetto e una candidatura. L’ultimo nome che gira è Antonio Maria Rinaldi che, da quel che si apprende, sarebbe ben felice di essere l’uomo di Salvini per il Campidoglio. E lavora per quello. Ogni volta che va in tv non perde occasione per parlare di Roma. E il suo sport preferito è polemizzare, anche su Twitter, con quello che potrebbe essere il suo avversario: Carlo Calenda. Non è l’unico leghista in ballo, naturalmente. Il Capitano spera ancora di convincere quella che sarebbe la sua prima scelta, Giulia Bongiorno. E pure Durigon sta alla finestra, in attesa degli eventi (pare gli interessi però molto la regione adesso amministrata da Nicola Zingaretti). L’ideale, per Salvini, era candidare Giorgia Meloni, ma lei non ne vuole sapere perché, se nutre legittime ambizioni nazionali e non intende farsi rinchiudere in Campidoglio dal suo alleato/concorrente Salvini. Si dice, inoltre, che Fdi punti più alla Regione (magari con Fabio Rampelli, ma c’è anche Andrea Augello) che al Campidoglio. Secondo gli uomini di FdI, infatti, alla Pisana la partita sarebbe più facile, mentre in Comune, in un possibile ballottaggio tra centrodestra e centrosinistra, gli elettori dei 5 Stelle rimasti nel dopo-Raggi voteranno a sinistra, risultando determinanti. Da qui una sorta di disimpegno sul Campidoglio, che apre la strada alla Lega. E si torna a Rinaldi.

 

“Lui muore dalla voglia di candidarsi”, dice l’ex direttrice del Secolo d’Italia Flavia Perina, che alla questione ha dedicato un’acuta analisi su Linkiesta. E, se è vero che Rinaldi sconta il suo aspetto folcloristico da “Masaniello dei talk show”, da Nicholas Farage all’amatriciana, acerrimo nemico dell’Europa e dei suoi burocrati (dove però è stato eletto nel maggio scorso), dalla sua ha una certa visibilità mediatica (a Rete4 ormai fa parte della mobilia) e buone frequentazioni. Nonostante i suoi toni da uomo “del popolo”, infatti, suo padre, Rodolfo, è stato rappresentante in Europa della Chase Manhattan Bank e poi, grazie anche alla vicinanza a Giulio Andreotti, presidente del Banco di Santo Spirito. La madre, la nobildonna Isabella Rossini, per anni ha tenuto un salotto assai ben frequentato nella splendida villa che oggi ospita l’omonima fondazione. Altro che periferie.

 

Non pervenuta, al momento, Forza Italia, che nella Capitale è al suo ground zero. “Stiamo lavorando per ricostruire il partito, sul territorio parlo con tutti. Ci sono tanti giovani di belle speranze, come Simone Leoni Ghergo, coordinatore dei giovani”, dice Maurizio Gasparri, neo commissario cittadino chiamato a risollevare le sorti.

 

Dall’altra parte della barricata, invece, prende sempre più sostanza la candidatura di Carlo Calenda. Qualcuno dice che potrebbe essere annunciata addirittura sabato pomeriggio, a un incontro pubblico su Roma organizzato dall’agenzia di stampa Dire (“DirezioneRoma”, il titolo), cui parteciperà anche Massimiliano Smeriglio, eurodeputato, ex braccio destro di Zingaretti in Regione. E si dice sia proprio lui, col placet del segretario pd, il maggiore sponsor di Calenda. Un po' perché toglierebbe al Pd molte castagne dal fuoco. Poi perché i test su di lui sono positivi: la sua viene percepita quasi come una candidatura “civica”, capace di andare a prendere voti anche nel centrodestra. Piace agli imprenditori e anche alla classe media. Gli altri nomi che si fanno sono quelli del presidente dell’VIII municipio Amedeo Ciaccheri (che ha proposto l’alleanza Liberare Roma) e poi, qualche passo indietro, Roberto Morassut, Marianna Madia e Michela Di Biase. Ma l’ipotesi più forte resta Calenda, e chissà se davvero, sabato, la candidatura non diventi ufficiale. O quasi.