Piccolo viaggio nella Roma di Craxi, tra film e vita vissuta

Gianluca Roselli

In modo un po' semplice si potrebbe dire che, se Milano era la moglie, la capitale era l’amante del leader del Psi

Roma. Bettino Craxi era profondamente milanese e amava la sua città in modo spasmodico. Nel film Hammamet di Gianni Amelio, a un certo punto, quando sembra che l’ex leader socialista possa rientrare in Italia per farsi operare, lo straordinario Pierfrancesco Favino nei panni di Bettino dice: “Così rivedo Milano…”. E in uno dei passaggi più immaginifici, si vede Craxi che passeggia, a piedi scalzi e un senso di beatitudine, tra le guglie del Duomo. A Craxi mancava l’Italia e soprattutto gli mancava Milano. Anche se Paolo Pillitteri, in un’intervista di questi giorni, in occasione dell’uscita del film e del ventennale della morte, è stato critico sul fatto che nella pellicola di Amelio manchi il capoluogo lombardo: lì dove tutto iniziò, con la guida della sezione del Psi di Sesto San Giovanni, e dove tutto finì, con Mario Chiesa e gli avvisi di garanzia che iniziarono a piovere sulla sua testa dalla Procura di Milano.

 

Non bisogna dimenticare, però, che Bettino Craxi ebbe un forte rapporto anche con Roma. “Roma che si stende davanti agli occhi è tutta d’oro. Una forma di antichità che si attarda tra le icone…”, scrive Craxi nelle sue carte, ricordando l’emozione fortissima mentre saliva al Quirinale dove Sandro Pertini lo attendeva per conferirgli l’incarico di presidente del consiglio, nel 1983. “Craxi passava più tempo a Roma che a Milano. Quindi è normale che con la Capitale strinse un rapporto profondo: ne conosceva le virtù e i difetti. Ma si è battuto anche molto per lei”, ricorda Donato Robilotta, ai tempi assistente di Gianni De Michelis. Craxi, infatti, è stato colui che in Parlamento ha spinto per far passare la legge su Roma Capitale, che conferisce alla città status e denari. Oltre a essere stato uno dei maggiori sponsor alla candidatura a sindaco di Franco Carraro, eletto primo cittadino nel 1989.

 

Craxi nella Capitale scendeva il martedì e ci restava fino al venerdì sera, quando risaliva a Milano. Il week end lo passava nella casa di Via Foppa, nella sua città. Fine settimana che si prolungava fino al lunedì sera, quando andava in scena il rito del Matarel: l’incontro con i fedelissimi allo storico ristorante milanese in una traversa di Corso Garibaldi. Luogo dove si decideva linea, strategie e anche i posti: chi piazzare e dove, nel risiko della politica e del potere nella Milano degli anni 80.

 

Per il resto, era Roma. Ovvero l’Hotel Raphael, ospitato dall’amico di una vita Spartaco Vannoni, che per lui teneva sempre occupata una mini suite che durante la settimana diventava un caos. “C’erano giornali sparsi ovunque, pile di libri, un orrendo odore di sigarette alla menta. Craxi viveva così e in quella stanza riceveva tutti, dal militante sconosciuto al capo di governo…”, ricorda il socialista riminese Sergio Pizzolante, ex deputato forzista, oggi sostenitore della Lista Bonaccini in Romagna. Lo stesso Vittorio Feltri, inventore del “cinghialone”, ammise poi che “viveva in una stanzetta”.

 

Ora quella suite non c’è più: al suo posto il sofisticato ristorante Mater Terrae. Tutt’altra vita rispetto a quella assai mondana di altri socialisti. Gianni De Michelis, per esempio, che concludeva le sue giornate al Tartarghino, al Gilda o al Jackie O. O quella di Claudio Martelli, anch’egli milanese, che fece di Roma la sua vera dimora, con appresso tutta una sua corte spesso ospitata nella maestosa villa sull’Appia Antica, ribattezzata “l’Appia dei popoli”. “Per l’affitto e le spese ci volevano molti soldi, ma noi eravamo molti e benestanti, pieni di fantasia e di amici”, ha scritto Martelli nella sua autobiografia “Ricordati di vivere”.

 

Non che Craxi vivesse come un francescano. All’Augustea, “la mensa del Psi”, proprio dietro via del Corso, che ha tristemente chiuso nel 2003, era di casa anche lui. Come anche da Rosetta, al Pantheon. Ma più spesso lo si poteva trovare alla Trattoria Fiammetta, nell’omonima piazza, proprio dietro il Raphael, una semplicissima osteria romana che, con amatriciane e carbonare, soddisfaceva la sua fame mitologica. Mangiava, Craxi, in maniera smodata e disordinatissima. Con frighi saccheggiati di notte (come si vede nel film) e paillard di vitello mangiate con le mani, come ha raccontato Filippo Ceccarelli nel libro “Lo stomaco della Repubblica”. Poi anche lui, frequentava. Il salotto di Guia Suspisio, per esempio. O le case di Franco Carraro e Giampaolo Sodano (suo amico in Rai insieme a Gianni Minoli). Sempre accompagnato dal suo fedele autista, Nicola Manzi. O dal fotografo personale, Umberto Cicconi. O dal giornalista Massimo Pini.

 

La doppia vita di Craxi a Roma, però, era soprattutto scandita dal rapporto con Ania Pieroni (nel film interpretata da Claudia Gerini), l’attrice romana, protagonista di alcuni film di Dario Argento, con cui il leader socialista ebbe una lunga relazione, dall’inizio degli anni Ottanta al 1990. Periodo in cui Craxi la aiutò molto anche dal punto di vista economico, compresi i finanziamenti alla tv locale romana Gbr, di cui Pieroni era direttrice e che divenne la prima nel Lazio. In modo un po' semplice si potrebbe dire che, se Milano era la moglie, Roma era l’amante. Ma poi le cose come sempre sono più fluide e non stavano esattamente così.

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