Francis Bacon, er Pancetta… La filosofia coatta di Giulio Armeni

Gianluca Roselli

Gli studenti di filosofia troveranno spassosissimo il suo manuale, nato tra i banchi di scuola (e ultimato con la laurea)

Gli studenti di filosofia e gli appassionati lo troveranno spassosissimo. Parliamo di Manuale di filosofia coatta di Giulio Armeni (Momo edizioni, 108 pp., 13 euro), libro che rispiega le teorie dei maggiori filosofi in versione coatta, come fossero riletti da un ragazzetto di periferia, col suo bel vernacolo romanesco. Il testo ha una gestazione lunga, visto che è nato tra i banchi di scuola. “Al liceo avevo un professore severissimo ed ero terrorizzato dalla materia. Così, un po per gioco, per esorcizzare la materia, ho iniziato a prendere in giro i grandi filosofi, riscrivendo il loro pensiero come fossero amichetti del quartiere. Quando fai la parodia di qualcuno, però, sei costretto a sapere tutto di lui, a studiarlo, e così li capivo meglio”, racconta Giulio Armeni (la giornalista Ritanna Armeni è sua zia). Il tutto, una decina d’anni fa, diventa una pagina Facebook con 50 mila contatti. E ora il libro, pubblicato dalla Momo Edizioni, casa editrice nata nel maggio scorso.

 

“Ho tentato di unire la celeste altezza della filosofia e la spietata bassezza del romano. Perché la coattaggine vivifica lo spirito”, ha spiegato Giulio (che ora ha 25 anni e in filosofia si è laureato), alla presentazione, martedì sera, alla Feltrinelli Red di Via Tomacelli. Al motto di “ogni vero coatto è un filosofo, ogni vero filosofo deve essere coatto”, il testo si presenta come un vero manuale, diviso per autore. “Una sorta di Abbagnano coatto, giusto per tornare a quegli anni di terrore al liceo…”, dice Giulio. L’esperimento sembra riuscito, con un linguaggio che segue un filo immaginifico tra Zerocalcare, Johnny Palomba e (permetteteci) il Pasticciaccio di Gadda. Vediamone qualcuno.

 

Pitagora. “Frase chiave: il principio di tutto è il numero. Pitagora sta in fissa coi numeri e lo trovi regolare all’Ippodromo de Samo a fasse tutti i carcori de probabilità co tutt’attorno un capannello de discepoli che je chiedono le quote e lo chiamano Mandrake…”.

 

Socrate. “Frase chiave: conosci te stesso. Che ’nfatti Socrate è un filosofo che nun se fa li cazzi sua manco a pagallo. Da quanno è annato in pensione, sta tutto er giorno a guardà i cantieri der Partenone co e mani dietro la schiena. Se mette a girà, seguito da alunni froci, a fasse i cazzi dell’artri. Tipo che ferma uno pe strada e je s’accolla…”.

 

Spinoza. “Barucchetto Spinoza è er filosofo daa Sostanza. Ma ce sta proprio ’nfissa, che sta sempre a chiede dov’è aa Sostanza e dove può trovà aa Sostanza, e vva sempre in giro pe tutta Amsterdam a cercà gente che je può procurà sta Sostanza! Che ’nfatti dice che sta Sostanza, si aa prendi, te fa fà dee teorie filosofiche assurde e te fa entrà in armonia coll’ordine geometrico der monno. Na bomba proprio!”.

 

Ma ci sono anche le categorie. Come gli Illuministi. “Frase chiave: non condivido ciò che dici, ma sarei disposto a morire affinché tu possa dirlo. ‘Forza Lazio!’. ‘Vabbè, mo vacce piano’. Che ’nfatti comincia tutto con Francis Bacon, er Pancetta, che a na certa scrive n’opera che se chiama Er Nuovo Organo, ndo parla de na scoperta sconvorgente c’ha fatto e vole comunicà a tutto er monno: aa Fregna. Che ‘nfatti scrive ee Tavole Daa Presenza ndo spiega come se fa a fà senti a presenza a na pischella…”.

 

Non male anche Kierkegaard. “Soren nasce a San Basilio ner 1813 e già da bimbo è ’mbotto malinconico e pensieroso, e dice a su madre: ‘A mà, ce pensi mai che noi semo delle possibilità che se possono pure nun realizzà?’. E la madre je dice: ‘Nun rompe er cazzo a me, è tu padre che m’ha messo incinta pe sbajo’, e così Soren se fa er primo trauma infantile.

 

Riuscito anche Freud. “Sigmund è uno che qualunque cosa fai o je dici, qualunque gesto, pure na gentilezza, va a finì che te dice che sei frocio (…). E quanno poi uno è frocio veramente e je va a dì: ‘A Sigmund, me so scopato uno!’, quello te dice: ‘E allora vor dì che te voi scopà tu madre’”.

 

Il filosofo preferito di Giulio Armeni, però, è Wittgenstein, il filosofo del linguaggio. “A Cambridge Ludwig conosce Bertrandone Russell a cui fa legge er libbretto suo, er Tractatus Logicus Philosophicus. Er primo istinto de Russell, quanno legge sto quaderno da maniaco co tutte ee frasi messe in ordine coi numeretti, è de chiamà er telefono azzurro…”. Insomma, buona lettura.