(foto LaPresse)

La “maglia nera” dello smaltimento rifiuti, e una delibera popolare

Massimiliano Iervolino

Lazio, Campania e Sicilia sono le tre regioni con un maggiore deficit nella gestione dei rifiuti, sia sotto il profilo dello smaltimento sia del recupero energetico

Roma. Centosessantadue i tir che ogni giorno lasciano il Lazio alla volta di altre regioni italiane colmi di immondizia, ventiquattro tonnellate ciascuno. Centoquarantadue quelli che lasciano la Campania, settantotto la Sicilia. Sono le tre regioni con un maggiore deficit nella gestione dei rifiuti, sia sotto il profilo dello smaltimento sia del recupero energetico. A evidenziarlo i dati del Laboratorio REF ricerche, una conferma dell’incapacità nel recupero, trattamento e smaltimento dei rifiuti che si manifesta laddove non vi sono infrastrutture e impianti adeguati. 

 

 

Prendiamo il caso del Lazio, maglia nera per lo smaltimento e per il recupero di materia e di energia dei rifiuti: la “colpa” di quei 162 tir che partono ogni giorno allontanando quasi 4 mila tonnellate è attribuibile soprattutto alle mancanze di Roma Capitale. Tuttavia l’indagine avviata dalla Commissione europea (EU Pilot) nei confronti del nostro Paese allarga lo sguardo al sistema della regione Lazio: c’è bisogno di impianti di compostaggio, di una linea di incenerimento e di nuove volumetrie di discariche, avvisa l’Unione. Così, in risposta a questa pre-infrazione, Raggi e Zingaretti si sono messi alla ricerca di un sito dove costruire una discarica. Una misura che, però, sarebbe insufficiente; il ciclo dei rifiuti ha bisogno di diversi impianti, proprio come chiede Bruxelles. Come Radicali abbiamo depositato in Campidoglio una delibera popolare sottoscritta da 7.000 cittadini romani: un nuovo piano industriale per Ama, in cui le discariche rappresentano solo parte di una risposta complessa e completa. Siamo in attesa che la nostra proposta venga calendarizzata in Aula Giulio Cesare, per essere discussa e votata.

 

Passiamo alla Campania (terzultima regione per deficit nella gestione dei rifiuti) e, dunque, all’ormai famoso inceneritore di Acerra: ha aiutato a risolvere la questione dei rifiuti sul territorio, eppure senza i 142 tir che portano via oltre 3.400 tonnellate al dì (verso il resto dell’Italia e non solo) Napoli e dintorni sarebbero sommersi dall’immondizia. La verità è che nella regione continuano a mancare impianti di compostaggio e discariche, ragion per cui paghiamo 120 mila euro al giorno (siamo arrivati a circa 200 milioni di euro di multe) conseguenti alla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 16 luglio 2015. Lazio e Campania sono due casi emblematici, ma i danni (ambiente, salute, economia) prodotti da inefficienze di questo tipo non si fermano al livello locale: la mancanza di una rete integrata di gestione regionale si ripercuote su tutto il paese, da una parte causando l’aumento della Tari, dall’altro concorrendo all’inquinamento atmosferico, coi circa 60 mila camion che ogni anno portano i rifiuti da una regione all’altra. E poi c’è la criminalità. Una rete adeguata a supporto sia della raccolta differenziata che di quella indifferenziata è il miglior anticorpo che la Politica possa mettere in campo affinché le mafie non guadagnino milioni e milioni di euro attraverso lo smaltimento illegale. Concetti ripresi anche dalla Direzione investigativa antimafia nella relazione semestrale inviata al Parlamento. Raggiungere un’autosufficienza impiantistica regionale garantirebbe una ridimensionata circolazione di tir che trasferiscono rifiuti. In pratica la riduzione del numero di viaggi troppe volte appaltati a società vicine alla criminalità organizzata. Una risposta strutturata non è più procrastinabile: occorre intervenire a partire da dalle regioni “meno virtuose”, come Lazio, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, che oggi non hanno un’impiantistica adeguata a chiudere il ciclo dei rifiuti. Poniamo fine al danno ambientale ed economico. Eliminiamo le condizioni che rendono queste aree territori fertili per l’illegalità. Servono impianti non chiacchiere: il governo faccia davvero qualcosa di green.

 

Massimiliano Iervolino è segretario di Radicali italiani