Rifiuti a Roma (foto LaPresse)

Il peso del rifiuto romano

Marianna Rizzini

La tensione Comune-Regione sulla monnezza proietta la sua ombra sulle divisioni interne al M5s

Roma. Non è passato neanche un mese dal momento di apparente massimo scontro tra Comune e Regione sul tema rifiuti, con il sindaco Virginia Raggi che inviava una lettera urgente al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – lettera in cui il Comune chiedeva alla Regione di “indicare senza indugio e non oltre la data del 21 novembre un sito alternativo” dove conferire “circa mille e cento tonnellate”, vista la chiusura imminente della discarica di Colleferro – e con la Regione che, attraverso l’ultimatum dell’assessore ai Rifiuti Massimiliano Valeriani, dava i sette giorni al sindaco (pena il commissariamento): sette giorni per risolvere il problema del “dove” metterli, i rifiuti. Sembrava di essere sull’orlo del precipizio. E invece. Invece la trattativa continuava sottotraccia, lasciando però inalterata l’apparente tensione soprastante. E si arriva a oggi (anzi a ieri), il giorno in cui, sullo sfondo dell’ordinanza-ultimatum già scaduta, un nuovo cronoprogramma obbligatorio arrivava sul tavolo del sindaco: “Se entro 24-48 ore Raggi non indicherà un sito per la discarica dovremo applicare i poteri sostitutivi e nominare un soggetto attuatore”. La realtà è dunque quella di un commissariamento a breve? Neanche per sogno: le consultazioni bilaterali continuano in segreto (si fa per dire) per evitare quello che Zingaretti intanto vorrebbe scongiurare: il precipitare della situazione nel Lazio, considerate le grane nazionali da segretario del Pd.

 

Anche il Campidoglio, però, rispetto al piglio marziale di qualche settimana fa, viste le proteste dei comuni laziali con tanto di Matteo Salvini pronto a metterci il cappello, sta gradualmente scivolando verso il dialogo (coatto, ma pur sempre dialogo), facendo filtrare la narrazione dell’addolcirsi progressivo dei toni. Vera o non vera che sia la tregua, la direzione deve al momento essere quella del parlarsi, anche perché il piano rifiuti, in viaggio verso la Regione, arriverà in commissione soltanto dopo l’approvazione del Bilancio (entro la fine dell’anno). Passate le feste, quindi, gabbato il problema? Neanche per sogno: dopo le feste, infatti, andrà in scena, parallelamente alla disfida dei rifiuti Comune-Regione, quella interna ai Cinque Stelle, divisi in fazioni: c’è chi vuole lo scontro con la Regione e chi si mostra più morbido (già si erano manifestati attriti al momento della nascita del governo rossogiallo, con il consigliere Davide Barillari a dir poco critico e con i seguaci di Roberta Lombardi possibilisti). Ed è chiaro che i Cinque stelle che devono rendere conto agli elettori dei comuni interessati dalle conseguenze della chiusura della discarica di Malagrotta non sono uguali ai Cinque stelle che pensano, anche in vista della futura campagna elettorale romana, di dover combattere la battaglia di principio (sulla scia del sindaco).

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.