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Virginia Raggi e lo psicodramma grillino della discarica (come Tap e Tav)

Marianna Rizzini

I rifiuti sono diventati per i Cinque stelle l’incubo degli incubi. Il nuovo sito di Monte Carnevale e la rivolta nel M5s

Roma. La bandiera di tante campagne elettorali – e di tanti anatemi dentro e fuori dalle piazze a Cinque stelle, anche telematiche – che diventa la corda in casa dell’impiccato: succede a Roma, dove attorno alla parola “discarica” va in scena da mesi (in sordina) e da giorni (con la grancassa), lo psicodramma che va sotto al nome di “sito per la nuova discarica in vista della chiusura di Colleferro”. Protagonista la sindaca Virginia Raggi – che, come tutti i candidati a qualche carica a Cinque stelle, da candidata, nel 2016, aveva elevato la situazione dei rifiuti a Roma a ritornello sbaraglia-nemici. Facile a dirsi. In meno di tre anni, infatti, i rifiuti sono diventati per i Cinque stelle l’incubo degli incubi, al pari di tutti gli argomenti che facilmente aggregano scontento e voti (dal Muos al Tap alla Tav), ma che poi si ritorcono, con gli interessi, contro chi aveva, come il sindaco, preso il problema come problema altrui (di “quelli che ci hanno preceduti” o di quelli “che decidono” - e insomma sempre di di qualcun altro). Fatto sta che Virginia Raggi – che il giorno di Capodanno aveva indicato il sito della nuova discarica a Monte Carnevale, dopo lungo stallo e lungo balletto con la Regione Lazio di Nicola Zingaretti, con rischio di commissariamento – si è trovata in piazza contestata dai suoi. Cioè, oltre che dai residenti della zona di Ponte Galeria, da molti militanti del M5s delusi. Ma come?, trasecolano infatti ora quelli che avevano votato Raggi per essere liberati non soltanto dai rifiuti ma anche, per dirla con la sindaca quando ancora non era sindaca, dai politici che fanno sempre “l’opposto di quello che dicono”. La cosa brutta, per Raggi, è che adesso, agli occhi di chi si era sentito promettere l’impossibile, il politico che fa “l’opposto di quello che ha detto” è proprio lei. E il primo luogo dov’è evidente la contraddizione – e il contrappasso – è il M5s romano, dove sulla discarica si mostrano dissidenti le presidenti di municipio Monica Lozzi e Silvia Crescimanno (che ha minacciato le dimissioni) e i consiglieri comunali Daniele Diaco, Simona Ficcardi, Eleonora Guadagno e Monica Montella – e dove la linea sottile tra ruolo istituzionale e dissenso corre lungo il confine degli uffici del presidente della Commissione Ecomafie e deputato Stefano Vignaroli e dell’ex candidata alla presidenza della Regione Roberta Lombardi (che con Raggi ha avuto più di una divergenza). I

 

l sindaco, neanche fosse a Cinque stelle, predica la realpolitik che solitamente non usa. Ma, come è successo a chi nel M5s aveva cavalcato facili parole pro-Tap (vedi l’ex ministro Barbara Lezzi in Puglia), l’appello di Raggi alla responsabilità mette in luce l’altra aporia: come si fa a essere “contro” quando si deve fare qualcosa “per” (per i cittadini, in una città dove sui rifiuti nulla è come deve essere, a partire dalla raccolta differenziata). Tempo fa, autocritico e forse profetico, ne parlava il sindaco di Parma ed ex Cinque stelle Federico Pizzarotti, intervistato da Repubblica (che c’era passato prima, anche se con altre premesse, nella sua città): “I grillini, invece che cercare soluzioni concrete”, diceva, “nascondono i rifiuti sotto al tappeto…io ho dovuto prendere contatto con la realtà, non potevo fare Don Chischiotte contro i mulini a vento”. Come se ne esce, a Roma? Non continuando a non decidere né trincerandosi dietro al parere dell’Enac, Ente nazionale per l’Aviazione civile che considera il via libera a una discarica a Monte Carnevale pericolosa per la sicurezza, visto l’eventuale aumentato rischio di scontro aereo-volatili (attirati dall’immondizia). Intanto, oggi, il capogruppo di FdI Andrea De Priamo porterà in Campidoglio una mozione “contro” (e c’è chi tra i Cinque stelle è tentato di votarla). Per giunta, domani è il giorno designato per la chiusura di Colleferro.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.