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Sulla discarica continua il minuetto Raggi-Zingaretti

Gianluca De Rosa

Il presidente della Regione Lazio tende la mano, la sindaca fa di tutto per farsi commissariare

Roma. In fondo lo chiamano “saponetta”, “sor tentenna”. Insomma, un tipo che non ama di prendere decisioni difficili. Uno strenuo appassionato del compromesso. E così anche questa volta Nicola Zingaretti non ha smentito la sua natura: se c’è ancora tempo per un accordo non desistere. Mai. Ieri sera scadevano i sette giorni stabiliti dall’ordinanza regionale sui rifiuti entro i quali il comune avrebbe dovuto indicare un sito dove realizzare una discarica in città, altrimenti sarebbe scattato il commissariamento regionale. E mentre a palazzo Senatorio si valutava l’ipotesi di un ricorso al Tar, senza alcuna intenzione di cedere alla regione, Zingaretti, per l’ennesima volta, ha teso la sua mano. “Anche sui rifiuti bisogna fare squadra. Voglio sgomberare il campo da un equivoco: noi non vogliamo commissariare Roma e faremo di tutto per evitarlo”, ha detto in mattinata. Non solo. “Stasera – ha rassicurato – verificheremo quanti punti dell’ordinanza sono stati rispettati, ma non c’è nessun meccanismo automatico, né volontà di commissariare il comune”. Insomma niente commissariamento, almeno per adesso. Finché si può rinviare è bene farlo. D’altronde la discarica di Colleferro chiuderà definitivamente il 15 di gennaio, mentre Ama – coadiuvata dai tecnici di Invitalia – sta preparando la gara per portare i rifiuti all’estero. Un po’ di tempo da prendere c’è. E Zingaretti, dunque, se lo acchiappa tutto. Anche perché Virginia Raggi è pur sempre un’esponente di spicco del M5s. E la convivenza di governo con i grillini è già di per sé difficoltosa (“più facile far crescere una start up che tenere insieme il governo”, ha scherzato il segretario del Pd).

 

Del resto il perenne rimpallo regione-Campidoglio non è che l’impasse che si crea quando si scontrano due campioni dell’(in)decisionismo. “Fate la discarica”. “Mai e poi mai”. Il siparietto, tragico, va avanti ormai da anni. L’ordinanza è stata una scelta quasi obbligata per la regione in vista della chiusura di Colleferro, che per la drammatica morte di un operaio è stata già chiusa alcune settimane fa, mostrando quali effetti potrebbe avere, in assenza di alternative, lo stop della discarica che riceve ogni giorno la meta degli scarti romani prodotti dal trattamento dei rifiuti. Non è detto però che il Campidoglio decida di afferrare la mano tesa da Zingaretti. Quella del ricorso al Tar è una via che le parole del governatore non hanno cancellato dalla testa dei grillini capitolini. Ma la strada è tutto fuorché in discesa. Martedì la maggioranza M5s in Aula Giulio Cesare ha approvato un atto per chiedere alla sindaca di “valutare il ricorso”. Ma sul punto si è registrata anche una significativa spaccatura. La consigliera Simona Ficcardi ha votato contro e presentato un ordine del giorno opposto chiedendo di andare incontro alle richieste regionali indicando alcuni siti per realizzare delle mini-discariche “con impatto minimizzato sul territorio”. “Abbiamo fallito – ha detto in un intervento accorato – ora decidiamo ed evitiamo il commissariamento”. Se non scegliamo noi, il senso delle sue parole, lo farà la regione magari indicando siti “già feriti come Malagrotta e Falcognana”. E’ passata però la linea del ricorso. Anche se gli uffici hanno sconsigliato alla sindaca questa strada: il Campidoglio ha redatto e firmato con regione e Città metropolitana la relazione tecnica che individua i siti tra i quali ora scegliere dove costruire la discarica.

 

Come si può dunque fare ricorso al tribunale amministrativo contro un atto che contiene anche documentati vagliati proprio dal Campidoglio? Ma tanti consiglieri del M5s non hanno intenzione di mollare. Pensano che gli estremi per il ricorso ci siano eccome. “L’ordinanza di Zingaretti doveva essere indirizzata a Virginia come sindaca della città metropolitana, non del comune, ma Zingaretti è un furbo e sa che avrebbe indicato siti fuori dalla città, ma è una scelta illegittima”, spiega un autorevole esponente grillino del Campidoglio. Mentre il capogruppo Giuliano Pacetti risponde a domanda con una metafora allusiva: “Il mio detto preferito è ‘La partita è finita solo dopo 90 minuti più recupero’”. Magari, ipotizza qualcuno, si potrebbe ricorrere su un altro dei punti dell’ordinanza, come quello che impone ad Ama di rinviare al 31 di marzo la manutenzione straordinaria dell’impianto Tmb di Malagrotta. Un grosso problema per la città e per l’azienda capitolina dei rifiuti. Sul tema, comunque, i grillini devono fare i conti anche con un’altra spaccatura. Il nuovo amministratore di Ama, Stefano Zaghis, ha aperto alla possibilità di realizzare un inceneritore in città. Lo ha inserito nelle linee guida del piano industriale che la municipalizzata sta elaborando. Dall’aula Giulio Cesare è arrivato un secco “No” a questa possibilità, con un’ordine del giorno votato dalla maggioranza del gruppo. Non da tutti però. In due (Stefàno e Di Palma) si sono astenuti, una consigliera, Annalisa Bernabei, ha votato contro. E altri riconoscono di non avere pregiudizi sul punto. “Se serve, va fatto”.

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