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Roma è già una discarica, quindi Raggi non vuole costruirne una vera

Gianluca De Rosa

Individuati sette siti possibili, prosegue la lite con Zingaretti, domani Consiglio comunale navigando a vista nella monnezza

Roma. Sette giorni e quella dei rifiuti potrebbe non essere più una grana per la sindaca di Roma Virginia Raggi. Non per meriti. Non per una soluzione imprevedibile e catartica tirata fuori all’improvviso, dopo anni di promesse utopiche (la differenziata al 70 per cento nel 2021, sigh, oggi siamo al 44 scarso), assessori defenestrati e cambi al vertice di Ama, l’azienda che proprio dei rifiuti dovrebbe occuparsi. Ma per l’effetto drammatico e deresponsabilizzante dell’ordinanza della Regione Lazio firmata dieci giorni fa dal presidente Nicola Zingaretti per evitare l’emergenza rifiuti in città. Una certezza che da metà gennaio si abbatterebbe inesorabile sulla Capitale, quando chiuderà la discarica di Colleferro che oggi riceve da Roma mille tonnellate di scarti ogni giorno (la metà del totale quotidiano). Dice quindi l’ordinanza: Roma Capitale dovrà realizzare una discarica nel suo territorio sennò, in base a quanto previsto dal codice ambientale e dalla legge regionale sui rifiuti, sarà la Regione a farlo attivando i poteri sostituitivi. Di fatto commissariando la gestione dei rifiuti di Roma.

 

Ieri, come previsto dall’ordinanza, la commissione tecnica composta da Comune, Città Metropolitana e Regione Lazio in Campidoglio ha individuato l’elenco delle aree idonee tra le quali il Campidoglio potrà scegliere per la realizzazione della discarica. Ci sono appunto sette giorni per decidere, poi, altrettanti per iniziare l’allestimento. Oppure sarà commissariamento.

 

La Regione aveva provato con le buone proponendo un’area in zona Falcognana, IX municipio, concordata in un primo momento con il Comune, ma la vicenda era terminata il giorno successivo con il sit-in sotto il consiglio regionale della sindaca Raggi in persona accompagnata dai presidente di municipio grillini (in particolare da Dario D’Innocenti, presidente del IX municipio che ha messo il veto sull’ipotesi Falcognana minacciando il suo No allo stadio della Roma).

In fondo questi non sono che gli atti finali di una polemica, quella tra Regione Lazio e Campidoglio sulla necessità di una discarica in città, che va avanti da più di tre anni.

 

“Con questa lista – ragionano in Regione – diamo al Comune amplissima possibilità di scelta, se non lo faranno è solo per una ragione ideologica”. “Sì ideologia, ma della legalità”, replicano in Campidoglio, dove l’argomento rimane quello di dieci giorni fa. “Bisogna prorogare per tutto il 2020 la discarica di Colleferro che non è ancora satura” (sul punto il sindaco della città, Pierluigi Sanna, ha promesso “arrampicate sul Colosseo”). “Perché – spiegano i grillini – non possiamo costruire una discarica in deroga al piano rifiuti regionale. Quello attuale non ne prevede alcuna in città. Quando la Regione avrà approvato il nuovo piano, se contemplerà discariche, la costruiremo”.

 

Ma veniamo alle aree indicate nella relazione di ieri. Cemento, mattoni, wc, lavandini, interni di automobili, nella periferia della Capitale, in aree dove la densità urbana si riduce sempre più, ci sono discariche e depositi di recupero dei materiali per qualsiasi cosa. Assolutamente in regola con le autorizzazioni regionali. Sono questi alcuni dei siti indicati: primo tra tutti quello della Ecofer Srl a Falcognana che portò al quasi accordo tra Campidoglio e Regione. Ma non è l’unico nei pressi della via Ardeatina. Da queste parti ci sono anche una discarica per sanitari in zona Santa Palomba e un secondo sito che smaltisce i materiali inerti prodotti dagli scavi per la costruzione della metro C. Tutti possiedono già l’autorizzazione integrata ambientale della Regione per il trattamento dei rifiuti. Di conseguenza i tempi per l’allestimento di una discarica in queste aree non sarebbero lunghi. Ben diverso per altri siti indicati, quasi tutti ex cave dove, invece, l’iter burocratico e la trasformazione in discariche esigerebbe più tempo. Mesi probabilmente.

 

Per venerdì 6 dicembre intanto è stato fissato un consiglio comunale straordinario per discutere della discarica e dell’ordinanza regionale. La maggioranza M5s ha invitato a partecipare Zingaretti, l’assessore regionale ai Rifiuti Massimiliano Valeriani e anche il ministro Sergio Costa. Il M5s lavora ad un atto per ribadire il No alla discarica in città del Campidoglio. “Speriamo lo votino anche le opposizioni”, dice il capogruppo Giuliano Pacetti.

Attende invano invece Stefano Zaghis, ennesimo nuovo amministratore di Ama che da giorni ripete una metafora “Un aereo non atterra senza pista d’atterraggio”. Tradotto: se non ci dicono dove portare i rifiuti noi non possiamo fare nulla per evitare che la città si riempia di monnezza. Dal canto sua Zaghis ha cominciato a lavorare per mandarne all’estero una parte. Ma le linee bancarie di Ama sono state in parte tagliate per la mancata approvazione dei bilanci. Per essere affidabili, dunque, nel preparare la gara è stato chiesto aiuto all’azienda del Mef Invitalia.

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