Screenshot da Google Street View

Eulogia di piazza Lodi, negletta dalle mode romane eppur sublime

Giuseppe De Filippi

In realtà è solo una rotatoria con al centro un monumento in marmo. Ma c'è anche un accogliente bar ristorantino e, vicino, un piccolo idillio

Roma. Solo una grave forma di sudditanza culturale verso le mode residenziali del momento (per la precisione di qualche momento fa) può far incasellare al Pigneto la tuscolanasangiovannina Piazza Lodi. Questa manomissione della realtà in omaggio alla gentrification, con modi spregiudicati da agente immobiliare, è stata perpetrata alla diffusione della notizia sul possibile trasferimento appunto a Piazza Lodi della sede del Pd. Ma a separare Lodi dal Pigneto ci sono, oltre a una certa distanza, un acquedotto e una ferrovia e pure uno slargo ben trafficato. Lasciamo quindi le suggestioni della moda e concentriamoci su questa piazza che disperatamente vorrebbe essere una piazza ma è solo una rotatoria, peraltro vissuta male dagli automobilisti romani, già poco avvezzi alle precedenze rotanti, e lì sottoposti anche all’arrivo a sorpresa di un sostenuto flusso di auto dal nascondiglio degli archi dell’acquedotto claudio (estremo lusso architettonico però come elemento di cesura per una piazza). Al centro, a disegnare la rotondità a uso automobilistico, c’è un monumento in marmo, lanciato verso l’alto, con due panchine in travertino simili ad altari. E’ un monumento all’irraggiungibilità e alla non conoscibilità, una specie di iperbole metafisica, non il milite ignoto ma addirittura il monumento ignoto. Perché non ci sono strisce pedonali e l’attraversamento per avvicinarsi al marmo e informarsi è più che imprudente, è una follia. Ma nulla indica a cosa quella stele sia dedicata, e quando venne imbrattata (per chiedere l’intestazione della piazza a Lucio Battisti) le cronache raccontarono dell’imbrattatura ma non di cosa c’era sotto.

 

Un altro lato ha la pesante architettura della scuola già A. Diaz. Di fronte l’accogliente e musicale, con Dj set da festa a casa anni ottanta e perciò rassicurante, bar ristorantino intitolato Lodi Station. Perché lì doveva fermare la Metro C, poi invece spostata verso via La Spezia. La pasticceria La Zeppola rimanda alla antica tradizione romana dei dolci semplici del carnevale ma la rivisita. Consigliamo in anticipo ai futuri frequentatori l’osteria dar Bruttone e i supplì fantastici di Piazza Re di Roma, comunque la zona è ben fornita di ristorazione (attenti al proliferare di robaccia turistica però). Vicino, per passeggiate e riflessioni politiche, si consiglia la bella Villa Fiorelli, con grandi pini e abeti, una straordinaria quercia rubra con un foliage dorato, eleganti magnolie, lecci, custoditi con affetto dal comitato locale. La villa è circondata da una recinzione in ferro battuto di grande gusto, sembra Parigi, e di là dalla strada, pedonalizzata per metà, una corona di palazzi borghesi. Un piccolo idillio, in queste zone così piacevoli e incredibilmente trascurate da molti romani. Ci si chiede e si prova a chiedere il Pd dove dovrebbe andare. Escludendo una palazzina pretenziosa e tipicamente da primi del novecento, con parcheggiata una Ferrari e una vecchia 500 beige con vezzosi intarsi arancioni e l’astuzia del motore gpl (servirà per i giorni di blocco?), gli altri sono palazzi dall’aria residenziale un po’ più intensiva. “In vendita c’è quel piano terra sui 400 metri quadri, ma è più da palestra o centro analisi”, ci dice saggiamente uno del luogo. Forse si adatta al progetto zingarettiano, quello della libreria alla base di ogni sede, fermandosi lì, al piano terra.

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