Ponte Morandi (foto LaPresse)

Dal ponte di Genova alla Tav. C'è chi dice sì

Marianna Rizzini

Parla Filippo Delle Piane, imprenditore genovese che lancia un appello anti immobilismo

Roma. Tra la querelle sulla Tav e la riflessione a tre mesi dal crollo del ponte Morandi di Genova c’è tutto un mondo che pensa: non possiamo più permetterci di restare immobili o di dire sempre no. E’ un mondo in parte ancora sommerso che alza la testa qui e là (per esempio a Roma, a Torino, a Milano). E proprio da Genova lancia ora un appello al non-immobilismo Filippo Delle Piane, imprenditore e presidente dell’Ance cittadina.

  

Parlare di Genova, in questo momento, vuol dire parlare di tutto il paese, tanto il dibattito sul ponte Morandi racchiude in sé simbolicamente problemi, pregiudizi e possibili soluzioni valide per altre regioni e città. “Chiediamoci come siamo arrivati qui, in generale”, dice Filippo Delle Piane. “Chiediamoci perché, ovunque, ogni volta che un’istituzione deve dare il via a un’opera, dialogando con associazioni e forze produttive, si finisce per incagliarsi nel ‘fermi, prima discutiamo di costi e benefici’ o nella girandola di accuse preventive reciproche, in una spirale negativa che diventa spesso un alibi per l’inazione, ferma restando la necessità di controllare che le cose vengano fatte nel miglior modo possibile”.

  

E anche se ogni città risponde allo stesso disagio in maniera diversa, ci sono delle costanti. “Stesso disfattismo, stessa diffidenza. Ma per capirne i motivi partirei da lontano”, dice l’imprenditore: “Da Tangentopoli e dal fatidico 1992. E’ in quegli anni, infatti, che è nato un sentimento antipolitico e anti élite che piano piano si è allargato: contro gli imprenditori, i parlamentari, i costruttori, i medici, i professori, i giornalisti, la cosiddetta ‘casta’, per dirla con il titolo del libro di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. Ed è stato in quegli anni che un risentimento sordo ma ancora senza bersaglio si è indirizzato verso i governanti e verso coloro che a qualsiasi titolo ‘decidevano’, ‘facevano’, avevano una ‘competenza’”. Poi è arrivata la Rete. “La rivoluzione di internet, con la disintermediazione che ne è conseguita”, dice Delle Piane, “ha portato milioni di persone a pensare e dire: se tutti sono ladri, se nessuno è onesto, allora per mandare avanti una città e una nazione tanto vale affidarsi al buon senso della casalinga di Voghera. Anzi: al governo mettiamoci proprio la casalinga di Voghera”. Ecco il 2013 e il 2018, la realtà di oggi con i suoi corollari. “Poi è stata un’escalation: si arriva a dire, con il M5s, che visto che tanto in Parlamento sono tutti disonesti e fannulloni, e visto che sulla Rete uno vale uno, lo si può anche chiudere, il Parlamento”.

  

Il rancore, però, anche con gli anticasta al governo, non accenna a diminuire: “La storia ci dice che il popolo, se fomentato, vuole sempre vedere il sangue”, dice Delle Piane, “e ci dice che le esecuzioni sulla pubblica piazza hanno sempre fatto il tutto esaurito. E oggi il risentimento sfocia in un gigantesco ‘no’ a tutta una serie di iniziative, specie nel campo delle infrastrutture”. C’è anche un ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, che sembra vedere il male in agguato dietro a ogni cantiere. “Se vogliamo essere onesti”, dice il presidente dell’Ance di Genova, “ci abbiamo anche messo del nostro. La categoria ha commesso molti errori, nella migliore delle ipotesi mettendo la testa sotto la sabbia e smettendo di metterci la faccia. E questo ha portato al cortocircuito di oggi e al paradosso di Genova”.

 

Paradosso che si configura come impossibilità di dire che forse a volte ci si può ricredere su una presa di posizione: “Dopo il crollo del ponte, c’è chi ha contestato i Cinque stelle per l’appoggio precedente alle posizioni ‘No Gronda’. Ma i Cinque stelle, una volta al governo, si sono accorti che la realtà è più sfaccettata. E allora, per distogliere l’attenzione dal passato ‘no’ a quella che poteva essere un’alternativa nella viabilità hanno cercato di distogliere l’attenzione, di concentrarsi sul presunto colpevole, con la conseguenza di rallentare la soluzione e andare incontro a pesanti ricorsi. Una situazione surreale. Genova è un porto importantissimo, il porto della Pianura Padana. Che era collegato alle zone produttive da un ponte. Tutti speriamo che le responsabilità vengano accertate, ma non ci si può trincerare, ora, dietro alla dicitura ‘analisi costi e benefici’ per non decidere. Ovunque nel paese vediamo questo stesso rischio: serve la manutenzione, serve l’investimento e il progetto, ma c’è un blocco”.

  

Intanto c’è chi alza a baluardo il reddito di cittadinanza. “Se la competenza è vista con sospetto, si arriva a dire che il denaro non dev’essere il giusto compenso per il lavoro, per un’idea, per la creatività, ma reddito e basta”. Come se ne esce, a pochi mesi dalle elezioni in quella che viene vista come “l’Europa dei burocrati”? “Verrebbe da essere pessimisti, anche perché l’opposizione latita, quando non liscia il pelo ai populisti, restandone poi schiacciata. Ma ci sono segnali di risveglio. Cerchiamo allora di capire come si è giunti a questo, per confrontarci poi sugli antidoti all’immobilismo”. Delle Piane parla di “barlume” visibile tra i corpi intermedi: “Non è impossibile risalire la china nell’epoca della disintermediazione. Basta mettere il primo mattoncino”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.