Elogio del movimento 10 novembre

Tav ma non solo. A Torino scende in campo l’Italia che dice sì

Carlo Cerami

[Oggi a Torino migliaia di persone sono scese in piazza per manifestare a favore del sì. Sì alla Tav, ma non solo. Sì soprattutto a una città che non si rassegna alla decrescita felice ma vuole crescere e andare avanti. Il direttore del Foglio, Claudio Cerasa, in un articolo di qualche giorno fa, ha chiamato questa mobilitazione Movimento 10 novembre. Un movimento che, ha scritto, da Torino deve essere esportato in tutta Italia. A tutti quelli che oggi erano in piazza Castello chiediamo di raccontare la propria piazza scrivendo a [email protected] o condividendo foto e pensieri con l'hashtag #movimento10novembre] 


 

Nei momenti di svolta politica, la voce la prendono i movimenti, lasciando i partiti sullo sfondo. Non è difficile cogliere dalla piazza di Torino un sentimento nuovo, che affonda su un dato di realtà semplice e diffusamente percepito nel
Mondo dell’Italia che produce: l’Italia è già entrata in crisi economica per effetto delle scelte del governo. A Torino, anche e forse ancor più per le scelte del governo locale.

 

Si avverte la paura di un avvitamento che brucia le ultime speranze di tenere l’Italia agganciata all’Europa dei commerci, degli scambi, dei traffici che rendono questa la zona più ricca del mondo.

 

Di fronte a questa sensazione, la dialettica partitica perde appeal e viene avanti la spontanea rivolta delle persone. Nel caso di Torino, attingendo a piene mani dai capisaldi del paese, a partire da Cavour, dal suo mondo produttivo , dalle sue professoresse di liceo, dal suo mondo del lavoro operaio e terziario, dai suoi studenti universitari. Quelli del liceo erano a scuola, e hanno mandato un messaggio.

 

Il messaggio alla politica di opposizione è univoco: decidete se volete attardarvi nei vostri riti o se desiderate dare una mano a delimitare il nuovo cleavage dell’era populista. Che poi è lo stesso della Brexit. Chi sta nella dimensione globale dell’economia e chi alza i muri. E blocca i collegamenti, le gallerie, le rotaie dei treni veloci. La versione sulle merci della chiusura dei porti alle
persone. Come se l’alta velocità italiana non sia stata la più grande riforma che abbia avuto il nostro paese negli ultimi trent’anni. Viva il movimento 10 novembre!

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