Paolo Uggè, foto lmagoeconomica

I gilet gialli di Sant'Ambrogio. Fotografia anti-governo

Daniele Bonecchi

La manifestazione di artigiani, commercio, piccole imprese del 13 dicembre e i malumori del Nord

C’è chi, come Paolo Uggè, gran capo degli autotrasportatori, paventa, dopo la protesta dilagante e spontanea dei “gilet gialli” in Francia, il ritorno dei “forconi” in casa nostra, perché “la situazione si sta deteriorando”. E se i primi colpi di cannone contro la manovra del governo (e non solo) li hanno sparati gli industriali del nord, ora tocca al mondo delle piccole imprese, degli artigiani, dei commercianti tenere il campo, con una guerra di posizione. Perché se l’industria piange per la crescita bloccata, l’indotto e i servizi certo non ridono, anzi. Dopo la potente manifestazione, senza simboli di partito, di Torino, per sollecitare il completamento della Tav (frammento del corridoio 5 est-ovest, ricordiamo: non una questione locale) si sono dati convegno a Milano il prossimo 13 dicembre le aziende di Confartigianato, a partire dal Veneto. Ma c’è da giurare che con loro ci sarà tutto il mondo della piccola impresa anche lombarda, preoccupato per gli effetti negativi della manovra, anche dopo la photo opportunity del premier Conte a Bruxelles, che ha avvolto nel cloroformio la manovra. Le critiche maggiori, giocoforza – ma è il dato politico evidentemente più interessante – non sono rivolte alla componente pentastellata del governo-contratto, dalla quale il mondo dell’impresa non si aspettava nulla, ma piuttosto alla Lega di Matteo Salvini, da sempre punto di riferimento del mondo che produce nel Nordest. Anzi un vero”sindacato territoriale”, come era stato definito il partito di Bossi in passato. Infatti è in Lombardia e in Veneto, le due regioni che da sole rappresentano un terzo del Pil del paese, che il Carroccio ha la sua base operativa. E nella Lega c’è fermento (per il momento tenuto sotto controllo) perché Attilio Fontana e Luca Zaia, dopo aver lanciato un segnale forte e chiaro a favore delle infrastrutture – dalle Pedemontane alla Tav – chiedono al premier Conte di stringere i tempi dell’autonomia regionale (altra bandiera che rischia di finire strappata). Ma il gioco è per ora a somma zero, perché i governatori del Nord non riescono a ottenere garanzie concrete. Mentre invece in rete il blog “22 ottobre” scalda i cuori “lumbard” dando voce alla vecchia guardia federalista di Giancarlo Pagliarini (già ministro leghista della prima ora, poi uscito dal Carroccio) a Gianni Fava (già assessore all’Agricoltura della Lombardia e antagonista di Salvini al congresso) e allo stesso Roberto Maroni, che si muove come sempre circospetto.

  

Ma se la politica è costretta a mordere il freno, la delusione delle imprese è invece grande, e vicino al punto di tracimazione. Anche perché, dopo la randellata del decreto “dignità”, ora arrivano i tagli (si calcolano circa 6 miliardi) in un clima che strozza il credito e mette a dura prova i consumi. Il 13 dicembre Confartigianato a Milano, il 3 invece a Torino con altre sigle, e poi in tutto il paese, a manifestare è dunque la piccola impresa che non si arrende. “Lo stato di disagio che c’è nel paese, assieme alle proteste della vicina Francia, temo che tornino a far emergere fenomeni come quelli dei forconi. Questa è la preoccupazione che dovrebbe avere il governo e dovrebbe anche smetterla di preoccuparsi di cose inutili per concentrarsi sui problemi dei piccoli imprenditori. Vedo questo clima e mi preoccupo”, insiste Paolo Uggè, milanese, vicepresidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia e presidente Fai (Autotrasportatori). “La situazione si sta rapidamente deteriorando di fronte alle incertezze del governo sulla legge di stabilità. Poi c’è la chiara volontà di non procedere a realizzare le infrastrutture necessarie. La notizia che il comitato di valutazione costi benefici avrebbe terminato il suo compito per il Terzo Valico, dando parere favorevole, parere trattenuto per una decisione politica e ancora non emanata, dimostra che si sta sottovalutando quello che serve al sistema paese”. E’ per questo che il 3 dicembre i corpi intermedi più rappresentativi, dalla Confcommercio col suo presidente Sangalli, alla Confindustria, alla Cna, a Confartigianato, si sono dati appuntamento a Torino per ribadire la necessità di infrastrutture.

   

Le proposte non mancano: “Il trasporto su gomma chiede che siano mantenuti gli interventi a favore del trasporto combinato (dalle autostrade del mare alla strada-rotaia), che siano mantenute le risorse che consentano alle imprese italiane di avere un costo del gasolio, più o meno vicino alla media europea, che permangano gli interventi per il rispetto ambientale collegati però al ricambio degli automezzi”, conclude Uggè. In Fiera a Milano s’incontreranno, sempre il 3 dicembre, le imprese di Confartigianato, perché c’è una “generale preoccupazione per la crisi finanziaria che attraversa il paese”, spiega Marco Accornero, segretario dell’Unione Artigiani. “Indispensabili le infrastrutture, perché servono collegamenti efficienti. E poi, il reddito di cittadinanza deve servire a formare i nostri ragazzi. Le condizioni dell’economia ci preoccupano, le aziende artigiane che lavorano nell’indotto rischiano di pagare un caro prezzo”, conclude Accornero. E il colpo rischia di essere fatale per le piccole realtà. “E’ una grande delusione questo governo – spiega Michele Santoro, parrucchiere e Maestro artigiano. “Le imposte ci soffocano. Preferirei una tassa uguale per tutti al 20, 25 per cento, così non si può andare avanti. Facciamo fatica anche a formare i nostri giovani, perché dilaga il lavoro nero delle imprese cinesi che non pagano le tasse e sono totalmente fuori controllo. Così chi sceglierà un lavoro come il nostro?”. E allora, dopo Torino, il 13 Confartigianato raccoglierà a Milano i delusi dal “partito della decrescita irresponsabile”. E in Confartigianato si mastica amaro: “Le promesse sono tante e positive, dalla pace fiscale alla riscrittura del codice degli appalti. Ma non si è ancora visto niente. Mentre invece i tassi che crescono e la stretta sul credito sono già realtà”.

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